Il baluardo del luogo sacro [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 27 marzo2018. La città in pillole. Quando parliamo di spazio urbano legato al sacro – configurandolo come spazio sacro tout-court – il riferimento è a quell’indissolubile legame tra matericità e immaterialità che oltrepassa il tempo e lo spazio. Un luogo poco naturale e molto culturale, come ogni cosa diventata astratta proprio perché frutto di prolungati ed ininterrotti investimenti umani. Nel mondo antico rappresentava il metalinguaggio, intrinseco ad ogni azione, che non abbisognava di rendersi troppo esplicito salvo quando gli interessi commerciali sovrastassero. Si pensi all’isola di Delos, il più grande mercato di schiavi del Mediterraneo, trasformata da Atene in un luogo esclusivamente sacro dove non si poteva nascere o morire. Una sospensione della quotidianità ma non del mercato che crediamo di riconoscere in quel meticciato di sacro e di scambio, rappresentato in Sardegna fino ad avantieri dai Novenari, un unicum nel racconto delle persistenze nell’isola. Chi ha un’idea secolare del sacro lo individua, erroneamente, nelle architetture ma è una percezione riduttiva dell’ ineffabile. Si possono trovare luoghi che ne incarnano la potenza senza che vi sia un lacerto murario; e non a caso i romani distinguevano il fanum dal templum. Il primo, contestualmente dio e luogo sacro, affonda nei grumi del sostrato che riconoscevano mentre conquistavano l’Italia, l’Europa, e vaste zone dell’Africa e dell’Asia. La Sardegna e Cagliari, ricche di entrambi ben prima di fenici, punici, romani, ne conservano linguaggi e usi, stratificate geografie e dimensioni spaziali. Li ritroviamo tutti nei celebrati riti della Settimana Santa di Alghero, Castelsardo, Iglesias, ma pure in ogni piccolo centro. A Cagliari il Cristo che dalla chiesa di San Michele, custos civitatis, peregrinando per Stampace, traccia la forma urbis altomedievale; quello che da San Giacomo va a San Lucifero per s’Iscravamentu, indisponibile San Saturnino, racconta del suburbio orientale, arricchito nel tardo antico dalle tombe privilegiate di Saturnino e di Lucifero; quello che da San Giovanni s’inerpica verso la cattedrale legittima il nuovo baricentro e il suo legame con la Villanova, dal medioevo sovrapposta al suburbio romano. E’ per questo che sarà lo spazio sacro l’irriducibile baluardo allo stravolgimento di senso dei luoghi.
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