Memorandum sulla Legge Urbanistica per i Consiglieri regionali [di Maria Antonietta Mongiu]

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 E’ in discussione nel Consiglio regionale della Sardegna il cosiddetto Disegno di legge sul governo del territorio meglio conosciuto come Legge urbanistica. Ripubblichiamo con la  dicitura Memorandum, da oggi e tutti i giorni, a beneficio anche dei consiglieri regionali, una serie di scritti di tecnici e di  specialisti pubblicati in questa Rivista dal momento in cui il Decreto fu  licenziato dalla giunta Pigliaru.

Vi si spiega con chiarezza che non si tratta di rimuovere dal Decreto qualche articolo o comma ma di riscriverlo, da cima a fondo, perchè è apparso ai più un modo piuttosto frettoloso ed involuto di cercare di disconoscere e di smontare il PPR, approvato nel 2006 per tutelare il bene più prezioso della Sardegna: il paesaggio.

Il nostro paesaggio costiero infatti è stato per decenni alla mercè di chiunque fosse più preoccupato del suo tornaconto che della Sardegna. Non a caso ancora oggi l’isola è  in fondo in tutte le classifiche: scolastiche, della natalità, del reddito. Evidentemente la svendita dei gioielli non ha risolto gli annosi problemi a partire dalla mancanza di lavoro che oggi riguarda persino diplomati e laureati.

E’ noto al legislatore e alla cittadinanza che il rango del PPR è costituzionale nonostante sia stato ripetutamente aggirato col Piano casa prorogato dalla giunta di centro sinistra fino al 2019, in continuità con la giunta di centro destra guidata da Cappellacci. Attende da 12 anni di essere esteso a tutta l’isola per consentire ai  377 Comuni della Sardegna di pianificare il loro sviluppo adeguando il PUC al PPR.  L’estensione oltre le coste  era già pronta nel 2008 grazie anche alla attività di un Ufficio del Piano,  in capo all’Assessorato all’Urbanistica della Regione, azzerato dalla giunta successiva e mai riattivato da Pigliaru.

Se la XIII legislatura non fosse terminata anticipatamente per le dimissioni del Presidente Soru, sempre per faccende urbanistiche interne al Pd e mai discusse in quel partito o pubblicamente, oggi avremo avuto un PPR attivo in tutta l’isola e quindi una chiara ed ordinata bussola per lo sviluppo della Sardegna. Perché quello strumento era una traiettoria di futuro fondata sulla sostenibilità. Ne riconosceva finalmente i valori e affermava che il paesaggio fa parte integrante dell’identità regionale e nazionale, secondo i dettami dell’art. 9 della Costituzione.

Per riaffermare questa idea di un’isola colta ed ambientale, l’unica praticabile come fondante,  e non eterodiretta da interessi particolaristici distanti dal bene comune e dall’interesse dei cittadini e delle cittadine, SardegnaSoprattutto,  LAMAS,  Paesaggio Gramsci hanno promosso, a partire dall’agosto del 2017,  una serie di seminari-incontri pubblici in cui hanno parlato 70 relatori/relatrici di riconosciuta competenza ed autorevolezza (il 50% sindaci e sindache).

Si è trattata di una forma, dal basso e molto partecipata, di pedagogia sociale e civile, come ci insegna la nostra carta costituzionale, e di ricerca-azione in cui compattamente ci si è espressi perchè la legge venga riscritta, il PPR esteso a tutta l’isola, i comuni supportati per adeguare il loro PUC al PPR a partire da Cagliari che avrebbe dovuto dare il buon esempio essendo la città capitale ed avendolo promesso fin dall’esordio della prima consiliatura.

Il Presidente della Regione ben sa che coloro che hanno partecipato come relatori non sono  personalità antagoniste rispetto alle istituzioni e meno che meno all’attuale giunta ma al contrario  hanno voluto portare un contributo di conoscenze e di competenze di cui non ha colto, malgrado le iniziali dichiarazioni alla stampa, la valenza costruttiva e democratica.

In chiusura, una prima domanda ed è tecnica: davvero il Consiglio regionale intende procedere senza tener conto della sensibilità mutata dell”opinione pubblica? Senza valutare l’ultima sentenza su Tuvixeddu in cui si sottolinea che il PPR annulla ogni accordo, piano e programma che non rispetti quanto vi è prescritto e che l’assenza di adeguamento del PUC al PPR rende impraticabili deroghe e quant’altro?  I dati ufficiali che raccontano che ogni anno in Sardegna si consumano ben 240 ettari di suolo interpellano le istituzione per conoscere se tanto ulteriore misfatto sia stato autorizzato. Dove e da chi?

Una seconda domanda è politica: questa maggioranza dopo gli esiti del Referendum  e, più di recente, dopo gli esiti elettorali del 4 marzo è legittimata a varare una legge così importante per il futuro della Sardegna, sapendo che chiunque arriverà al governo regionale fra qualche mese, che non sia questo Pd e questa maggioranza, la rigetterà e che comunque corre il rischio di essere impugnata dal futuro governo nazionale?

Abbiamo bisogno di vera politica e non di tribunali che pure ringraziamo perchè ristabiliscono la centralità delle regole e delle norme.

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