Gli spazi Trans- Mediterranei contemporanei à vol d’oiseau. Una doverosa premessa (IV) [di Mario Rino Me]
Conclusioni. In definitiva, da oltre 7 anni, il Grande Mare è spazzato da una serie di crisi, ciascuna delle quali ha le sue caratteristiche, ma che mettono in risalto l’esigenza di profondi cambiamenti, a partire dallo spirito della cooperazione Nord-Sud (tra eguali), nelle regole del governamento come pure delle politiche sociali, che interessano anche le sponde Settentrionali. Nelle Primavere, l’aiuto dall’esterno è mancato nei momenti cruciali, e la notevole inerzia ha dato l’impressione di cinismo attendista alla lasciar tempo al tempo . E’ oramai acclarato che l’Occidente Europeo prima colonizzatore, talvolta “illuminato”, poi espressione del “mondo libero”, non ha saputo risolvere i problemi del Sud, che sono dunque rinviati a interventi incisivi, si spera ora in ambito Comunitario. Sono finora mancati visione e concertazione, come nel caso della madre dei problemi del momento, il fenomeno della migrazione di massa. Peraltro, l’attuale temperie internazionale non offre le condizioni ottimali per il rilancio delle gradi iniziative multinazionali, come Il Processo di Barcellona-Unione per il Mediterraneo. Nel frattempo, le relazioni con la Russia, divenuto attore con cui fare i conti, non sono migliorate, anzi!!!! Nel mondo multipolare di questi anni, si assiste poi all’aumento degli attori regionali, sempre più assertivi, e a atteggiamenti estemporanei e provocativi dei Super G(randi) militari, nelle forme di politiche di potenza, che il nostro N. Machiavelli avrebbe annoverato nella categoria degli “exempli rei”. Sullo sfondo di un Mediterraneo Allargato diventato l’epicentro delle attività diplomatiche delle Potenze, non si intravedono progetti sul dopo-gli sconquassi dello Stato Islamico, sintomo di qualcosa di più profondo, visto il suo successo iniziale. Vero è che le due coalizioni non sembrano favorire soluzioni che si potrebbero definire democratiche: da una parte, l’Iran a sostegno del Pres. Assad con Hezbollah e Russia. L’altro versante, dove si mettono in risalto Arabia Saudita e certi Paesi del Golfo, ha idee opposte; per ora gli USA, hanno deciso di rimanere nell’area di operazioni,[1] esponendosi al rischio di incidenti con le forze siriane e loro sostenitori-padrini e, al limite, con quelle turche. A parte le ripercussioni dell’intervento Turco sulla compattezza dell’Alleanza Atlantica, restano in piedi i rischi di favorire indirettamente le frange terroriste (da parte USA, Arabia) e di interferenze reciproche tra le super-potenze (ora tre con la Cina) nelle aree di crisi del Grande Mare, in specie sui fronti caldi, (evento peraltro concretizzatosi a Deir-Ez Zor[2] tra le forze USA e quelle “camuffate “ russe). In breve, nell’intrico geopolitico siriano, l’aleatorietà delle numerose variabili, come il vizietto di fare, di tanto in tanto, ricorso all’arma chimica, inizia a rendere complicata l’exit strategy di chi ha investito molto, in specie Mosca e Washington. Di fatto, la Santabarbara siriana, dove si è addensata una notevole presenza straniera (come quella iraniana), sembra, giovare a qualcuno interessato allo stato di caos. Nel continuo accavallarsi di scenari contingenti e mutevoli è divenuto chiaro ed evidente che la chiave della soluzione del settennale conflitto siriano passa per Mosca e Washington. Peraltro, non vi è dubbio che l’ intervento punitivo, lanciato da chi ha sconvolto la Libia, oltre a confermare la fragilità della predetta “Alleanza non Santa”, la deriva militaristica della Politica estera USA e le reminiscenze gloriose di vecchi imperi coloniali, ha inferto un ulteriore colpo a quel po’ di “sistema internazionale[3]” rimasto in piedi: le certezze del diritto internazionale (attacco armato senza esibizione prove da enti indipendenti, e assenso del Consiglio di Sicurezza). Ma anche alla credibilità del sistema informativo, basato sulla intermediazione del digitale. Non a caso, quei tanto attivi social evocati in apertura sono ora all’indice, per lo scandalo del marketing delle identità individuali/di gruppo, dove i cosiddetti Big Data, con la loro capacità di influenzare anche scelte politiche oltreché sociali, sono, di fatto divenute anche delle armi soft. Quanto al nostro paese, venuto meno l’asse privilegiato, anche geografico, con la Libia di Gheddafi, la direttrice del nostro intervento Maghrebino (Tunisia–Libia)-Saheliano (Niger[4]) ci vede in relegati ruoli non determinanti, vedasi caso Libia dove lo schieramento “pro-Haftar “ vede insieme attori del peso di Francia –Russia-Egitto, non più controbilanciati dagli USA della precedente amministrazione Obama. In Niger, dove la presenza d’oltralpe è dominante, operano anche gli USA per la costruzione di capacità locali finalizzate alla lotta alle organizzazioni dell’estremismo terrorista. Qui, a parte l’impasse sulla missione nazionale per questioni di politica interna (preoccupazione per le ripercussioni della nutrita presenza di scarponi stranieri), anche se anche se giochiamo fuori-casa, si possono acquisire bonus da utilizzare. Le Relazioni internazionali sono disciplinate da regole non scritte, come quella che, perso un finanziatore, se ne trova un altro (caso minaccia USA di tagliare i fondi all’autorità Palestinese, con l’Iran pronta a subentrare), e anche categorie strane, come quella delle turbative delle dissatisfied powers[5], cioè quelle potenze che per come sono andate le cose, avanzano, se insoddisfatti, delle rivendicazioni sulla ri-distribuzione del potere. In questo nuovo quadro, tenendo conto della “realtà effettuale delle cose”, si possono trovare convergenze geostrategiche con attori di peso, anch’essi non soddisfatti, non lontani geograficamente ma al contempo importanti. La Turchia? Questa potenza infatti si trova al momento allineata con l’Iran, altro nostro asse nella dimensione economico-commerciale dopo l’accordo sul nucleare; tuttavia, quest’ultima è avversata da Israele, per la sua presenza in Siria e le sue ambizioni di consolidarvi l’impronta militare nel sud del paese. Ankara e Nicosia sono contrapposte da una disputa storica, ora allargata ai proventi dello sfruttamento del gas naturale nelle acque off-shore di Cipro, la cui esplorazione è stata affidata all’ENI. Come afferma A. Bonanni “l’atteggiamento aggressivo del Sultano suona come risposta alle porte che si è visto sbattere in faccia[6]”. E con i rapporti della Turchia con la UE al minimo, la scelta di un rapporto bilaterale con quel paese appare una via da esplorare. Sono peraltro evidenti i passi del rapprochement (visita del Segretario di Stato USA uscente R. Tillerson e del Ministro degli Esteri tedesco dopo la visita del “sultano” a Roma) al paese rimasto isolato. Non sarà facile, ma il vento inizia a soffiare in direzione favorevole, e nella gestione delle differenze politiche che dividono gli attori in causa, abbiamo ancora qualcosa da insegnare. Sul fronte Europeo, dopo tanta inerzia, con i citati interventi del nostro paese nel nostro Mediterraneo démesuré, l’accenno del Pres. Macron a una ”Europa Sovrana, unita e democratica[7]”, e la firma di una Cooperazione Strutturata Permanente (PeSCo), in materia di Difesa tra 23 dei 27 Stati Membri con tanto di fondi dedicati[8], il rilancio dell’asse Franco-Tedesco e Roma –Parigi, e, infine l’annuncio della Seconda Conferenza Internazionale sul Futuro della Siria, il 24 e 25 aprile a Bruxelles[9], dopo le novità in Estremo Oriente c’è qualcosa di nuovo anche a Ovest. Di fatto, nella sua premessa alla Revisione Strategica della Difesa e Sicurezza nazionale, lo sfondo della oramai riconosciuta fragilità degli equilibri strategici, porta il Pres. Macron ad ammettere che “la minaccia di una deflagrazione maggiore torna possibile[10]”.[11]”. In effetti, nel brouillard strategico contemporaneo si ha ragione di ipotizzare che, a fronte dello spettro del nucleare, rimanga ancora in piedi il rischio di essere coinvolti in crisi, che, per errori di calcolo, o eventi inattesi durante le prove di forza, qualcosa vada storto , innescando reazioni fuori controllo, come da fiction. Questo scenario tratteggia dunque un contesto strategico ben peggiore di quello della Guerra Fredda sintetizzato da Raymond Aron nel citato “paix impossible, guerre improbable”. In definitiva, l’elenco dei vari pezzetti di quella che Papa Francesco richiama, spesso, come “Terza Guerra Mondiale a pezzi” , inizia a infittirsi tanto da non passare inosservato [12]; e di solito, il mondo degli affari è il primo a sentire puzza di bruciato. Piaccia o no, di questo dobbiamo oramai prenderne atto. (Fine) *Ammiraglio di Squadra (r) Note [1] Negli USA questa decisione presidenziali sta sollevando problemi di incostituzionalità per le implicazioni giuridiche della War Power Resolution, che disciplina i poteri del Presidente e del Congresso in materia (A Syria Plan that breaks the Law, Kori A Booker and Oona A. Hathway, NYT Jan 23 , 2018) [2] Città situate sull’Eufrate, guarda caso luogo di pozzi petroliferi, oleodotti e di un’importante raffineria. [3] Preferisco questa espressione a quella normalmente usata, Comunità Internazionale, in quanto di comune c’è proprio ben poco. [4] Soggetto, beninteso, al placet del governo locale. Caso contrario, fatto il beau geste , è bene lasciar perdere per non fare del nostro contingente la calamita di proteste e atti violenti, perdendone quindi il valore aggiunto. [5] Evan Luard , War in International Society, Tauris, London, 1986, pag 396-397. Nel secolo scorso, l’Italia della “vittoria mutilata” del Primo Dopo-Guerra era abbinata a Giappone e Germania. [6] Andrea Bonanni, Il paradosso del Sultano nella NTO, La Repubblica, 15.2-2018. L’autore sostiene che il processo adesione alla UE , allo stato nel cassetto “è una priorità assoluta per la classe dirigente ed Europeizzata del paese e per i suoi progetti di crescita economica”. In breve , il paese sta pagando a duro prezzo le politiche di violazione dei diritti umani ecc. [7] Discorso alla Sorbona 26 Sett. 2017, http://www.affarinternazionali.it/2017/10/ue-europa-macron-lezione-italia/ [8] http://www.consilium.europa.eu/it/policies/defence-security/, https://www.reuters.com/article/us-eu-defence/bad-news-for-our-enemies-eu-launches-defense-pact-idUSKBN1E82BA. [9] http://www.federicamogherini.net/iraq-siria/?lang=en [10] http://www.defense.gouv.fr/dgris/la-dgris/evenements/revue-strategique-de-defense-et-de-securite-nationale-2017, pag. 5 [11] http://www.defense.gouv.fr/dgris/la-dgris/evenements/revue-strategique-de-defense-et-de-securite-nationale-2017, pag. 5 [12] Vedasi a tal proposito analisi del compassato The Economist, the Next War , The growing threat of d great –power conflict, Jn 27-feb 2nd 2018
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