Alla ricerca degli antichi segni [di Maria Antonietta Mongiu]

Corredo_funebre_Tuvixeddu

L’Unione Sarda 24 aprile 2018. La città in pillole. Ad uno studente che chiedeva quando gli uomini iniziarono a celebrare i funerali e perché, la risposta più opportuna mi è parsa, prima di ogni esemplificazione archeologica, che uomini e donne per millenni hanno vissuto andando oltre l’eterno presente a differenza di ciò che accade attualmente.

Ciò che infatti ha distinto  l’uomo dagli altri esseri viventi non è tanto il dolore per la morte di un proprio simile, anche gli animali soffrono – lo sa bene chi con questi ha familiarità – , quanto i rituali che ha allestito per onorare chi era parte del suo orizzonte quotidiano. Il sacro ed i suoi cerimoniali hanno  incipit e fulcro nel dolore che si fa trascendenza tanto che, in molte religioni, il dio stesso attraversa l’esperienza della morte.

Col cristianesimo persino il figlio del dio padre, si fa uomo e muore per salvare l’umano dalla finitezza e consegnarlo, risorgendo, all’eterno. Una rivoluzione che apre una prospettiva che oltrepassa l’angoscia, da migliaia d’anni segno distintivo dell’umanità, consentendo tuttavia la stratificazione in tutto il mondo  di un immane patrimonio materiale ed immateriale.

Quello oggi tutelato perché incardinato al patrimonio culturale ed ieri da leggi consuetudinarie raccontate, al principio della scrittura, dall’Epopea di Gilgameš, dall’ Iliade, e naturalmente dalla Bibbia e più tardi dalle Leggi delle XII tavole . La ricerca più avanzata racconta che persino i neandertaliani ebbero capacità di astrarre  e di assumere la mortalità e il suo oltre come principio di individuazione tanto da solennizzarli.

Cagliari con la complessa antropizzazione conserva tracce di tanta sorprendente vicenda fin dal Neolitica antico; ad  occhio e croce circa 8000 anni nei luoghi alti  di Sant’Elia, S. Maria Chiara, Tuvixeddu – Tuvumannu, Bonaria; a Sant’Avendrace, San Saturnino, in viale Regina Margherita per esemplificare i più noti.

In attesa di un Museo della città, o del Betile di Zaha Hadid, progetto  pagato e mai realizzato e  in mezzo a tanti slogan, contrassegnati dall’immancabile e retorico punto zero, possiamo contare almeno su una simulazione tematica a beneficio della comunità? Ma anche degli ospiti che vagano smarriti in una città poco attrezzata a riconoscere un’irripetibile accumulazione di luoghi, di oggetti, e di segni antichissimi.

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