I telefonini sono pericolosi? [di Guido Pegna]
Viviamo in uno strano mondo. Siamo tutti preoccupati per i cambiamenti del clima, ma sebbene ci dicano che la temperatura della terra sta aumentando abbiamo inverni freddissimi, e di questo ci lamentiamo. Il clima è impazzito, e pare che la colpa sia dell’effetto serra causato dall’anidride carbonica, che è molto aumentata. Ma sapete quanta anidride carbonica c’è nell’atmosfera? Lo 0,035 per cento, pochissima in confronto alla quantità di ossigeno (20 per cento), di azoto (78 per cento), ed è aumentata forse di un trentesimo di quel valore. Ma i mari da soli ne possono assorbire o rilasciare molta di più, a seconda che la temperatura diminuisca o aumenti. L’anidride carbonica sta effettivamente aumentando a causa della combustione di enormi quantità di derivati del petrolio e del carbone, ma sta aumentando meno che nel 1700 e nel 1800, quando immense zone dell’America e dell’Europa vennero deforestate in poco tempo per fare carbone – la Sardegna ne sa qualcosa – e poi per fare case, combustibile per le locomotive, traversine per le lunghissime ferrovie di cui fu coperto il mondo, ogni due traversine un albero. In tutto il mondo le spiagge si stanno drammaticamente ritirando, e questo dispiace, ma nessuno ci dice che ciò è del tutto normale: a causa di quella pazzesca e indiscriminata deforestazione dei secoli passati si ebbe quella che i geologi chiamano un’alluvione sedimentaria: molta sabbia fu trasportata dalle acque non più trattenute dalla vegetazione, e si formarono le spiagge che abbiamo conosciuto. Ora il sistema si sta semplicemente portando ad un nuovo equilibrio. Il buco nell’ozono sopra il polo Sud si allarga, e ciò preoccupa tutti, sebbene non sia chiaro perché ci si debba preoccupare; tuttavia d’estate nelle grandi città il traffico viene chiuso per eccesso di ozono, ma sono anche in vendita degli ozonizzatori da mettere in macchina per “purificare l’aria” che respiriamo. La confusione è grande, e le notizie che ci vengono date sono frammentarie, contraddittorie, incomplete, prive di prospettiva storica, e sempre più preoccupanti. Perché nessuno ci dice che il benzene con cui viene ora addittivata la benzina verde, e che respiriamo nelle città, è altamente cancerogeno? Sono arrivati gli Organismi Geneticamente Modificati (OGM), che ormai fuori controllo sono contenuti in quasi tutto ciò che mangiamo. Ma perché non ci ricordiamo che il frumento, creazione antica dell’uomo, è un OGM, e quindi anche la pasta, il pane, le merendine sono fatti di OGM, così come le frutta e gli ortaggi anticamente addomesticati che abbiamo sempre mangiato? E che grazie ad essi superfici sempre più piccole di terra coltivata assicurano nutrimento a numeri crescenti di esseri umani. Un fisico russo che ho ospitato nella mia stanza nel Dipartimento di Fisica subito dopo il crollo dell’URSS mi diceva che se avessi voluto mi sarebbe stato facile acquistare per qualche diecina di migliaia di dollari una bomba atomica. Il difficile non era tanto comperare la bomba, essendo in quel momento i depositi fuori controllo per la dissoluzione di grandi settori dell’esercito e dell’amministrazione, quanto il trasportarla fuori dall’ex Unione Sovietica e attraverso l’Europa. Una bomba atomica entra ora in una normale valigia, e può vaporizzare in un millesimo di secondo una città come Cagliari. Ma secondo lui esistevano persone che a pagamento potevano tentarne il trasporto in macchina, sebbene ciò potesse costare parecchio. La follia e l’imbecillità umana sono impressionanti. È questo il caso di una scienza e di un’industria le cui attività sono giustificate solamente dalla loro stessa esistenza. Sapete quante bombe erano immagazzinate nei depositi dell’URSS? Più di 30.000, a quanto era dato sapere. Per cancellare ogni forma di vita dalla terra, eccettuati i batteri, alcuni insetti come le mosche e forse le lucertole, ne bastano 3000. Quante di queste sono ora in giro per il mondo? E perché i terroristi ancora non le hanno usate? Perché ciò non ci preoccupa minimamente? E perché nemmeno ci preoccupa il fatto che nei paesi ex URSS vi sono molte centrali nucleari intrinsecamente insicure e fatiscenti come quella di Chernobil? Perché nessuno ci dice che a causa delle migliaia di test di bombe atomiche effettuati nell’atmosfera fino a tutti gli anni ’60 la radioattività dell’atmosfera è aumentata di cinque volte? Non vi sono prove epidemiologiche che le onde radio dei telefonini e dei trasmettitori TV, e che i campi magnetici degli elettrodotti, dei ferri da stiro e dei televisori producano danni di alcun tipo all’organismo umano. Molte notizie si trovano negli innumerevoli siti Internet dedicati a questi temi: basta ad esempio immettere in un motore di ricerca le parole “cellular phones cancer”. In un articolo del 2001 pubblicato nel Journal of National Cancer Institute sono riportati i risultati di una inchiesta condotta in Danimarca fra il 1982 e il 1995 su più di 420.000 persone che usavano il telefonino. Esso conclude (traduciamo letteralmente, e ogni parola in questi contesti ha un peso): “I risultati di questa ricerca, il primo studio esteso a tutta la nazione sulla incidenza del cancro negli utenti di telefoni cellulari, non supporta l’ipotesi di una associazione fra l’uso di questi telefoni e i tumori del cervello, delle ghiandole salivari, di leucemia o di altri cancri”. Preoccupazione ancora minore deve quindi esistere riguardo ai ripetitori, il cui campo è infinitamente minore di quello generato a pochi centimetri dalla nostra testa dal telefonino che stiamo usando. Ma i preoccupazionisti invocano il principio di precauzione: se di una cosa non conosciamo gli effetti (premessa), essa va eliminata (conseguenza). I fisici, con la stessa sicurezza con cui, fino dall’epoca di Galileo, sanno che la Terra continuerà a ruotare attorno al proprio asse senza che vi sia una forza che la mantiene in rotazione, sanno che l’energia trasportata delle onde radio dei telefonini non può provocare alterazioni nelle strutture molecolari dei tessuti organici, neanche a lungo termine1. Essendo falsa, nel caso dei telefonini, quella premessa, la conseguenza prescrive una sicura sciocchezza. Franco Battaglia, noto fisico dell’Università di Roma 3, intervistato da Claudia Gianmatteo, ha detto: “La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’allarme elettrosmog. A detta della comunità internazionale, compresa un’indagine ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’elettrosmog non esiste. E anche se singoli lavori scientifici hanno fatto per un certo tempo venire dei sospetti si è creata un’emergenza irrazionale costruita ad arte, che potrebbe fare spendere 50 miliardi di euro per la bonifica di impianti ed elettrodotti (e andare ad arricchire chi? N.d.a.). Miliardi di denaro pubblico. È stata la scintilla che ci ha spinto a radunarci e far nascere il movimento “Galileo” contro voci incontrollate e dogmatiche, prive di rilevanza scientifica, che pretendono di affermare verità basate sull’emotività irrazionale. È tipico delle culture oscurantiste”. E sul principio di precauzione aggiunge: “Guardi, personalmente ritengo che il principio di precauzione a posteriori andrebbe abolito. Non conosco un solo caso in cui è stato adottato e ha scongiurato un danno che poteva concretamente realizzarsi. Perché è estremamente rischioso. Fa appello alle incertezze scientifiche. Sostituisce lo spazio di dubbio previsto dalla scienza con una finta certezza. E questo, è dimostrato, è estremamente rischioso”. “Può farci qualche esempio?”. “Nel 1991 in Perù sono morte diecimila persone di colera, in nome del principio di precauzione. Si sospettava che la clorazione delle acque potesse avere effetti cancerogeni attraverso gli organoclorurati. Invece di dare retta all’OMS, che aveva avvertito che i rischi cancerogeni erano comunque inferiori al rischio di malattie infettive, il governo del Perù preferì dare retta agli ambientalisti. Ed è scoppiato il colera. Ma potrei farle molti altri esempi: il disastro aereo di Linate. È accaduto per l’assenza di un radar, che tardava da sei mesi. E sa perché? Per verificarne la compatibilità con la normativa sull’inquinamento elettromagnetico2. Ancora più clamoroso è il caso mucca pazza. In nome del principio di precauzione è stato chiesto alle ditte inglesi che producevano farine da carcasse animali di cambiare metodo. Perché il solvente era a base di diclorometano, dannoso per l’ozono, dicevano. Solo che il nuovo metodo non distruggeva il prione del morbo Bse, scatenando l’epidemia. Tutto per avere sostituito un dubbio con una finta certezza”. “C’è chi vi accusa, invece, di avere un’idea troppo semplicistica del progresso scientifico e tecnologico, che basterebbero a risolvere problemi come la fame e il degrado ambientale. Cosa rispondete?”.”Che non è vero. Non abbiamo una visione così manichea. La scienza non risolve i problemi dell’umanità. Ma se ci sono dei problemi da affrontare, il metodo scientifico offre le risposte più attendibili, perché per metodo – indagine e verifica dei risultati – poggiano sul rigore critico della comunità scientifica. E certamente non sulle emozioni della gente”. Cosa concludere? Esiste nell’essere umano questo strano meccanismo per il quale ciò che non conosciamo ci preoccupa di più dei pericoli reali, evidenti, noti. E vi è l’irrazionale e stupido bisogno di avere sempre paura di qualcosa. Per sentirsi accomunati con gli altri che si preoccupano? Per farsene consolare? Per invocare protezione e salvezza da parte delle entità soprannaturali? Per cercare conforto nel delegare al potente la soluzione dei problemi?
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Oggi si sta proponendo a livello internazionale, sotto l’egida dell’ONU, uno sviluppo sostenibile,
che risponde alle necessità del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze. Il concetto di sviluppo sostenibile implica dei limiti; non limiti assoluti, ma imposti nell’uso delle risorse ambientali dal presente stato dell’organizzazione tecnologica e sociale e dalla capacità della biosfera di assorbire gli effetti delle attività umane. Un processo nel quale l’uso delle risorse, la direzione degli investimenti, la traiettoria del progresso tecnologico e i cambiamenti istituzionali concorrono tutti ad accrescere le possibilità di rispondere ai bisogni dell’umanità; non solo per l’oggi, ma anche per il futuro, dando la priorità alle necessità dei poveri del mondo.
In base a tale modello si deve quindi puntare allo sviluppo dell’umanità, ma in modo che sia sostenibile, cioè continuo e duraturo, e perciò necessariamente compatibile con l’evoluzione dell’ambiente naturale, della società, della cultura e della spiritualità.
E tutto questo senza pregiudizi e senza inutili quanto infondati e dannosi catastrofismi.
Tempo fa mi sono occupato della questione onde elettromagnetiche. Ho fatto una ricerca di tutti gli articoli ospitati in riviste scientifiche sulla questione. E’ risultata una posizione del mondo della scienza (della scienza!) non così univoca come la mette l’autore dell’articolo.
Due giorni fa ho visto nella trasmissione Leonardo, su rai 3, un condensato di un minuto di tante immagini satellitari di una decina d’anni che ritraevano i ghiacci del polo nord: la cosa mi ha abbastanza impressionato.
Due anni fa al telegiornale, la speaker dava allegramente la notizia che le compagnie di navigazione erano tutte contente perché il ritrarsi dei ghiacci dava la possibilità di unire Mare del Nord e Oceano Pacifico passando per lo stretto di Bering, anche in stagioni prima proibite.
L’opposizione agli OGM non è motivata da preoccupazioni per la salute, ma dalla conseguente dipendenza dell’agricoltura mondiale da poche multinazionali delle sementi.
Mi infastidisce l’ostinato negazionismo, la presunzione, e la chiusura mentale di certo mondo scientifico.