Memorandum 52. La Sardegna non può svendersi [di Beppe Severgnini]

Interno della Sardegna

www. sardegnasoprattutto,com  6 agosto 2017.  Corriere della sera 06/08/2017. Chi scrive che le spiagge della Sardegna sono «i Caraibi d’Italia» dovrebbe essere bandito dall’isola. La Sardegna è meglio. Le coste corrono per 1.340 km. Quattro quinti sono spiagge: cent’anni fa, inospitabili e malariche; oggi, accoglienti e iconiche. Dono della natura, conseguenza della cultura, risultato della storia, corollario della demografia: ma anche merito di una buona legge.

Il Piano Paesaggistico Regionale del 2006 — la cosiddetta Legge Salvacoste voluta da Renato Soru, che vieta di costruire nella fascia di 300 metri dal mare — ha protetto una terra meravigliosa. Ora il disegno di legge urbanistica, approvato in marzo della giunta guidata da Francesco Pigliaru (Pd), vuol metterci mano. Pessima idea. Sono due le questioni insidiose, nella legge in corso d’approvazione.

Prima di tutto l’art. 43 che permette, nel caso di «progetti di particolare rilevanza economica e sociale», un accordo tra investitori e governo regionale, in deroga al Piano Paesaggistico. L’indicazione è spaventosamente generica. I costruttori, ovviamente, sosterranno che un inutile villaggio turistico a ridosso di una spiaggia vergine ha una “particolare rilevanza economica e sociale”. E qualcuno — scommettiamo? — fingerà di credergli.

C’è poi l’art. 31, che consentirebbe agli alberghi esistenti di aumentare i volumi del 25%. Come: ancora? Non l’aveva già concesso la giunta Cappellacci (centrodestra)? Grandi alveari turistici sul mare, stile La Marmorata (Santa Teresa Gallura), verranno autorizzati ad aumentare di un quarto?! E siamo sicuri che qualche ufficio legale non riesca a infilarci le lottizzazioni approvate e poi, fortunatamente, bloccate?

La domanda è interessata: la magistratura, il Wwf, Legambiente, il Tci e l’eurodeputata Monica Frassoni, nel 2002, riuscirono a bloccare la cementificazione della zona umida dietro la favolosa spiaggia di Montirussu (comune di Aglientu, Olbia-Tempio). Nel 2007 s’è poi scoperto che, dietro, c’erano Gnutti, Ricucci e Fiorani. L’amministrazione locale — bisogna dargliene atto — fiutò il pericolo. Anche il Corriere fornì il suo contributo. Speriamo di non dover ricominciare tutto da capo.

Per riassumere. E’ comprensibile che le grandi società turistiche ci provino. E’ incomprensibile che i sardi lascino fare. Le coste dell’isola costituiscono un patrimonio inestimabile; se vengono manomesse, com’è accaduto in altre regioni, il danno è irreparabile.

Le seconde case in Sardegna sono almeno 270mila, vuote per dieci mesi all’anno: bastano e avanzano. Non solo: i costruttori sono quasi sempre continentali, in qualche caso stranieri. I vantaggi, per l’imprenditoria sarda, sono modesti. Qualche impianto in corso di costruzione; qualche lavoro stagionale durante la gestione. Ve lo chiede uno che vi vuole bene: scusate, volete vendere i gioielli di famiglia per così poco?

2 Comments

  1. Anna Mameli

    la cosa insopportabile è che come me la maggior parte delle persone che hanno votato l’attuale giunta regionale lo ha fatto proprio per garantire la massima tutela del territorio, per evitare l’inutile e devastante consumo di suolo. Si può fare ancora qualcosa per evitare l’entrata in vigore della legge urbanistica? Come posso dare il mio contributo?

  2. Umberto Giuseppe Madau

    Non dobbiamo svendere il nostro patrimonio naturalistico che tutti ci invidiano in quanto è la nostra ricchezza che ci distingue e caratterizza dalle altre regioni.

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