Narrazione e fake new [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 22 maggio 2018. La città in pillole. Una parola è ormai onnipresente: narrazione, che, nella comunicazione politica, vira verso la falsificazione. Secondo la Treccani è l’azione del narrare ma anche i suoi contenuti. Nella retorica classica era la parte dell’orazione relativa all’esposizione obiettiva di un fatto.

E’ evidente che, nel senso più proprio, il termine è un racconto fondato sul rigore  storico che non esclude l’immaginazione che è di ogni ricostruzione.  Ciò interpella su cosa debba essere una narrazione storica che rispetti gli statuti delle discipline e su come fare per non essere invischiati in fake news sul passato pur esso zeppo di falsi, taluni di successo, tanto da cambiare la storia. Ulisse, archetipo di ogni narrazione, corregge mentre accade il racconto del suo peregrinare.

La Sardegna stessa, specie nell’Ottocento,  fu invasa da falsi archeologici e storici, legittimati da illustri personaggi. Una forma sottile e insidiosa di fake news, altrettanto pervasive e suggestive  della mitopoietica sull’isola, riguarda la negazione della storia o la svalutazione di eventi, luoghi, persone. Il linguaggio, in tale fattispecie,  è persino, storiograficamente, più efficace perché l’assenza e il vuoto sono più convincenti e rientrano, con meno disagio, negli  stereotipi.

Assurgono infatti velocemente al rango di stigma. Si pensi ai nuragici rinserrati nei monti e alieni dalla navigazione o alla presunta impenetrabilità della Sardegna dell’interno o al lungo sonno dopo la fine della romanità e l’inizio dell’anno mille.

Dobbiamo,  tra gli altri, a L’archeologia del sapere che Michel Foucault pubblicò nel 1969, tradotto nel 1971, se l’archeologia del sapere storico sia rintracciabile anche nei sistemi e nelle conoscenze, altro da oggetti ed eventi,  che agiscono come un fiume carsico. Per scavarvi la storia e riconoscerne il valore, bisogna dotarsi di strumenti e di linguaggi più complessi e, soprattutto, evitare di proiettare il presente e le sue inquietudini su ciò che si indaga.

La narrazione di Antonio Taramelli di Cagliari, presa dai Vandali a metà del V secolo, è un paradigma. Nella realtà mentre Roma smette di essere il centro dell’impero e si creano nuove centralità, Cagliari visse una profonda ristrutturazione e grandi scambi con ben due papi sulla scena del mondo. Finora mai più come allora.

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