Intervista. Kerry Kennedy: è l’etica l’eredità di mio padre [di Paolo Viana]
Avvenire.it venerdì 25 maggio 2018. La figlia di Robert: «Ha sempre difeso la non violenza e un’economia giusta». Kerry Kennedy, la settima figlia del senatore americano Robert F.Kennedy in questi giorni è in Italia per partecipare a Circonomia, il festival dell’economia circolare e delle energie dei territori. Al Festival discute con altri esperti di «Crescita senza prosperità, prosperità senza crescita» e presenta il documentario «Robert Kennedy Remembered» di Charles Guggenheim. Si parlerà anche di «Parola di Bob», il libro, con prefazione del direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio, che raccoglie e analizza i più celebri interventi di Robert F. Kennedy, il senatore, fratello di Jfk, e come lui fu assassinato per le sue idee politiche. La presidente del Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights – nonché presidente onorario della organizzazione italiana Robert F. Kennedy Foundation of Europe – è autrice di diversi best seller e lavora sui diritti umani dal 1981. Neanche per un istante la sfiora il pensiero di dire basta. Di rivoltarsi contro la politica che le ha portato via il padre a nove anni. Kerry Kennedy, settima figlia del senatore Robert, assassinato nel ’68 (cinque anni dopo il fratello Jfk) non teme la maledizione dei Kennedy ma quella della politica che, cinquant’anni dopo, ha perso ogni «immaginazione morale», come ci racconta la presidente del Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights, in questi giorni in Italia per Circonomia, il festival dell’economia circolare. Nel 1968, Bob Kennedy mise in croce il Dow Jones e il Pil, in un celebre discorso che anticipava le idee dell’economia circolare e del Bes. Quant’è attuale il suo insegnamento? Non pensa che in 50 anni di capitalismo, tutto sommato, sia cambiato poco? Quindi il cambiamento è nel metodo e la vera eredità è la non violenza? Sta facendo un pensierino alla Casa Bianca? Ma i Kennedy vincevano le elezioni, mentre ora le vince Trump. Belle idee. Ripeto: cercasi leader. Cos’è? È la propensione che gli permetteva di comprendere gli altri, di capirne le ragioni, non solo razionalmente. Di avvertire cosa volessero davvero e dove nascessero le loro priorità, andando incontro a loro con una dose di coraggio non comune. Con quella immaginazione morale capì che l’industria bellica sovietica voleva la guerra ma non la voleva Kruscev e, all’epoca della crisi cubana, evitò una guerra mondiale. Con quell’immaginazione morale si presentò alla folla dei funerali di Martin Luther King e spiegò che capiva la loro rabbia, perché aveva pianto anche lui un familiare ucciso per le sue idee. Quale politico avrebbe questo coraggio? |