Architetture interrotte (III) [di Franco Masala]

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Percorrendo  la via Manno di Cagliari, murata nella facciata di un grande magazzino di abbigliamento si può leggere un’iscrizione a ricordo di un edificio religioso distrutto dai bombardamenti aerei il 13 maggio 1943. Si trattava della chiesa dei SS. MM. Giorgio e Caterina appartenente all’Arciconfraternita dei Genovesi e lì fondata alla fine del Cinquecento con un maestoso portale inquadrato da colonne tortili.

Con la ricostruzione della città, colpita anche per alcune migliaia di vittime civili e militari, per la chiesa cominciarono i grandi problemi di riattamento che dopo molte perplessità portarono alla rinuncia del ripristino “dov’era e com’era”, optando per un progetto ex novo “del tutto svincolato dall’antico” (Raffaello Delogu).

Dopo aver previsto un piccolo oratorio provvisorio (1946, ing. L. Pani) al lato della parte distrutta in attesa della ricostruzione (comunque mai realizzato), si diede incarico all’arch. Augusto Valente, funzionario del Genio Civile, di progettare una chiesa nuova di forme e di strutture ma sempre nell’area primitiva (1947).

La chiesa riproponeva  un ingresso con quattro colonne ma di ordine dorico,  affiancato da pareti massicce in pietra prive di aperture. Sopra il colonnato un architrave sosteneva la grande lastra con l’iscrizione riportante la dedica ai Santi titolari mentre il coronamento a timpano triangolare ne conteneva un altro curvilineo recante il grande stemma marmoreo dell’Arciconfraternita dei Genovesi, già nell’antica chiesa.

L’interno avrebbe conservato l’unica navata della chiesa antica ma con un soffitto a cassettoni e strutture in cemento armato; nelle cappelle laterali intercomunicanti era prescritto il riutilizzo degli altari marmorei recuperati dal cumulo delle macerie.

Era particolarmente curioso il disegno della facciata del tutto estraneo alla cultura architettonica cagliaritana, riprendendo invece quella romana di S. Maria della Pace di Pietro da Cortona (1656-57), però con il passaggio banale dalla superficie curva del modello a quella completamente piana di Cagliari.

L’edificio fu al centro di lunghe e contestate vicende che ebbero a protagonisti il priore dell’Arciconfraternita, Carlo Bonicelli, e l’arcivescovo di Cagliari, Mons. Paolo Botto, durante le quali fu decisa, infine, la permuta del terreno della centralissima e commerciale via Manno (venduto al gruppo de La Rinascente) con un’area nuova situata alle pendici del Monte Urpino.

Qui fu trasferito anche il titolo di S. Caterina alla chiesa realizzata su progetto dell’ingegnere Marco Piloni, di origine sarda, e dell’architetto Francesco Giachetti, risalente al 1957. Il risultato fu un edificio contestato per la sua modernità fin dal suo apparire, con le grandi vetrate neo-ogivali e una pianta centrale inconsueta a Cagliari, ma in realtà uno dei più interessanti della ricostruzione.

La chiesa, inaugurata nel 1964, divenne parrocchia del popoloso quartiere lungo la via Scano ed è tuttora elemento inscindibile dal paesaggio urbano, completato nel 2001 con una scalinata, prevista nel progetto originario.

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Architetture interrotte (II) [di Franco Masala]

 

 

 

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