Sordomuti a Villa Devoto [di Pietro Casula]
I reggenti non sentono ciò che dice il popolo e non spiegano loro cosa stanno facendo. Prima del fallimento della politica c’è il fallimento della comunicazione. Cosi si presenta il sisma della fiducia, cosi si misurano le scosse di una catastrofe, una catastrofe della comunicazione politica, della comunicazione, della disponibilità al dialogo tra governo e popolo. I sardi non credono più che questa politica regionale sia in grado di attuare uno sviluppo eco-compatibile e liberare la Sardegna sia delle servitù militari che dalle servitù industriali. I sardi non credono più a una soluzione prossima e concreta delle tante vertenza ancora aperte, come a Olmedo, Villacidro, Olbia, Arbatax, Macomer e Portovesme e cosi via.I sardi non credono più in una riforma sanitaria, anzi, a fronte del disastro della sanità pubblica e la chiusura di molte strutture sanitarie nei territori, si convincono sempre più che l’assistenza sanitaria peggiorerà e che le cure mediche saranno sempre più costose. La disoccupazione giovanile si attesta al 56%, nell’isola si registra un tasso di disoccupazione generale pari al 17% (e non del 15% come inizialmente si era prospettato), una percentuale di gran lunga superiore alla media italiana, che si aggira intorno all’11%, il tasso di occupazione è sceso dal 51,2% al 50,5% e finché questi dati si manterranno costanti, nessun piano di sviluppo può essere considerato serio. Quando la stragrande maggioranza della popolazione crede l’esatto contrario di quanto loro viene assicurato, promesso da chi ricopre un ruolo di garante del bene pubblico , allora la politica, normalmente, dovrebbe fermarsi un attimo, iniziare seriamente a riflettere. Bloccare quanto aveva programmato e ascoltare quello che dice la gente, le loro sofferenze, speranze, richieste, ed avere anche la forza ed il coraggio di rivedere e ripensare progetti, e ricominciare da capo. Quando la popolazione non è convinta di quanto la politica propone, allora ha fallito la comunicazione politica, ha fallito la politica stessa. Allora quel filo sottile, quel rapporto tra governanti e governati si spezza. Quando si governa sordi e ciechi, allora si mina , si insidia la democrazia. Ma loro non vogliono capire o almeno così sembra. Governare in modo autistico, irreale, senza alcuna considerazione della realtà, dall’alto in basso, è diventato metodo. Lo chiamavano progetto di sviluppo sostenibile una politica economica di ispirazione Keynesiana, aumenti, cioè, di spesa pubblica per investimenti per l’occupazione , con conseguente incremento dei consumi e una drastica riduzione della precarietà dei rapporti di lavoro. Pensare però ad un aumento di interventi pubblici come una seria possibilità per una ripresa della crescita in presenza di una drastica precarietà dei posti di lavoro è pura illusione. IL risultato, quello che potremmo definire l’amara realtà, ci viene insegnato dal costante dilagare dei rapporti di lavoro precari, un popolo che muore di povertà e di inquinamento. *Movimento per la Sardegna – Sardi nel mondo Neuss, 06.06.2018
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