L’unica risposta che può essere data alle “10 Domande al Consiglio” dal Presidente Pigliaru e dal Consiglio è che va completato il PPR [di Sergio Vacca]

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Prosegue da mesi l’approntamento del Disegno di legge regionale sull’Urbanistica, che dovrebbe normare tutte le attività che hanno riflessi sul territorio della nostra regione. Attività come l’agricoltura, o, per altro verso,  come l’edilizia, dovrebbero ricadere sotto la disciplina del DdLR – se venisse approvato – con norme che allo stato generano non poche perplessità.

Le “10 Domande al Consiglio Regionale della Sardegna” che Sardegna Soprattutto ha indirizzato al Presidente Pigliaru, ai suoi assessori, ai consiglieri regionali, ma anche a tutti i cittadini http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/18108 evidenziano una sequenza di problematiche per niente risolte; molte riguardano le evidenti discrasie con il dettato costituzionale, in particolare con l’articolo 9 della Costituzione, altre attengono al delicato assetto idrogeologico dell’isola; altre ancora riguardano il consumo delle terre, se si attuassero  quelle compensazioni volumetriche previste  dagli articoli 29 e 30 del DdLR.

Ma, in termini negativi,  risalta in tutta evidenza un aspetto di metodo: il DdLR è la risultante di un processo partecipativo, che abbia coinvolto l’intera comunità dei Sardi, o si tratta di una elaborazione, certamente raffinata, frutto di riflessioni di tecnici che, in perfetta solitudine, hanno immaginato un assetto del territorio regionale a loro immagine e somiglianza? 

E’ vero, vi sono state riunioni nelle quali sono stati illustrati come un dato assodato i punti salienti del programma di costruzione del DdLR, ma non emerge dagli atti alcun sostanziale cambiamento nell’impianto normativo in itinere. A parole disponibilità a radicalmente portare cambiamenti. Nei fatrti si andrà ancora una volta a colpi di maggitanza che il Presidente della giunta veva escluso.

Perciò quale risulta essere la consapevolezza del cittadino, anche del più attento e acculturato, nei riguardi di una norma che – se approvata – costituirà la linea guida dell’uso del suolo in Sardegna – sensu lato – almeno per i prossimi venti o trent’anni?

Nessuna!  è la risposta che mi sento di dare come responsabile di una piccola Comunità che vive nel proprio territorio e dal proprio territorio, attraverso un uso millenario delle proprie risorse. La pianificazione sottratta quindi alla competenza dell’Ente locale.

Ma vi è un altro aspetto, sul quale ritengo sia assolutamente necessario riflettere. L’assetto idrogeologico che caratterizza la nostra isola, raggiunto in tempi misurabili in milioni di anni, può essere sconvolto da eventi climatici eccezionali, come dalle stesse attività antropiche. Come può attuarsi una credibile azione di pianificazione dell’uso, ma anche credibili azioni di tutela in assenza delle adeguate e necessarie conoscenze sui caratteri dei diversi comparti ambientali e sulle loro dinamiche?

Va completato il Piano Paesaggistico Regionale. E’ l’unica risposta che può essere data! E’ l’unica risposta alle dieci domande che un gruppo di studiosi, tecnici, intellettuali, dirigenti della PA, riuniti attorno a Sardegna Soprattutto, di cui anche io faccio parte, hanno voluto porre al Presidente Pigliaru, ai suoi assessori ed ai consiglieri regionali.

*Geologo- Sindaco di Milis

 

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