Ugo tiene fede al nuovo cognome [di Giovanna Cossu]
Chi avesse dubbi sul fatto che la nostra società non sia matriarcale ma al contrario del tutto misogina in questi giorni ne ha la conferma plastica. Varie le declinazioni. A volte coincidono a destra ed a manca. Se la vogliamo mettere sul letterario rimando tutti e tutte al mai dimenticato Giorno del giudizio. Ricordate? Salvatore Satta fa dire al notaio Sebastiano rivolto a donna Vincenza: «Tu stai al mondo perché c’è posto». E’ la verbalizzazione di quanto ci accade quotidianamente. Non c’è giorno che qualcuno non ce lo ricordi. I modi e le forme sono differenti. Ma il succo è quello. Talvolta ci vengono mille dubbi che chi ce lo sbatte in faccia abbia persino ragione! E’ di oggi “Michela Murgia è come la Concordia, d’altronde come stazza ci siamo.” Chi lo ha detto? Un uomo che l’altro giorno ha taciuto quando è stato offeso e disconosciuto come uomo e come presidente della Regione da un signore che forse ha definitivamente perso il senso delle istituzioni. Un abusante psicologico e forse anche sessuale se corrisponderà al vero quanto si discute nel tribunale di Milano. E cosa fa Ugo Cappellacci? Come tutti gli abusati crede di rivalersi con chi pensa sia più debole di lui. La dichiarazione che Ugo Cappellacci ha fatto in “Un giorno da pecora” racconta la storia di un uomo umiliato che fa la pecora con un lupo e crede di poter fare impunemente il lupo. Reduce dal cambio di nome operato da Berlusconi alla Fiera di Cagliari sabato scorso, negli studi di Radio 2 piuttosto che usare argomenti politici usa contro la sua rivale il corpo delle donne come arma di lotta, sperando così di sminuire l’unica candidata che una società misogina ha lasciato sul campo. Cappellacci, reduce dal dibattito con gli altri candidati, organizzato dalla Coldiretti, deve soffrire molto, perché in quella sede ha scoperto la sua ignoranza, ovvero il non sapere cose importanti avvenute negli assessorati dell’agricoltura e del lavoro. Cose che invece la scrittrice conosceva, visto che è stata lei a rivelarle. La paura fa scattare in lui un oceano di plebeità. Chiedo a tutte le donne del centro destra e del centro sinistra di prendere le distanze dai loro esponenti quando vestono gli abiti dei capobranco. Essere leader è altra cosa dal sessismo e dai lazzi ed insulti di cui questa campagna elettorale gronda. |
signora lei ha tantissima ragione e lo dice nel modo giusto. Da anni però, dai gesti di Bossi o dalle dita a corna di Berlusconi che imitava quelle di un altro presidente precedente, al gesto dell’ombrello di Brunetta, al medio della Santanché, insomma da anni assistiamo a gesti e parole che non rendono giustizia a ciò che dovrebbe essere il senso del fare e del dire la politica. Manca a monte una mentalità ed una cultura. Al deputato che non può andare al parlamento europeo perché non sa una parola d’inglese, a quello non aggiornato e sprovveduto. L’idea che fare politica sia un mestiere, una via di mezzo tra fortuna ed avventura. Un’occasione per fare, in un modo o nell’altro, soldi e potere. Parolacce, gestacci fanno parte di uno show al quale noi siamo il pubblico che fa numero. Non trovando nessuna gentilezza o magari tenerezza, per dirla con uno che la politica la sapeva fare, da un pezzo ho affidato alla sola forza della mia bellissima professione il senso del cambiamento.