Il DdL sull’urbanistica della giunta Pigliaru “predica bene e razzola male” [di Paolo Numerico]
Il DdL della giunta Pigliaru del marzo 2017, in tema di “Governo del territorio”, ha suscitato un grande dibattito nell’ultimo anno, con pochi difensori e molti contestatori. Non si capisce, o forse si capisce troppo bene, da quali “valori” sono orientati i “difensori”, le cui repliche alle argomentazioni di personalità di alto profilo sono state dettate da un’ incomprensibile voglia di offesa e di irrisione. Il che non depone a favore delle repliche. I contestatori pensano, invece, al futuro ecosostenibile ed ambientale della Sardegna, che potrebbe essere devastato da una giunta regionale alla sua fine temporale e politica e da una legge destinata ad essere impugnata in Corte costituzionale dal Governo in carica, per contrasto con gli arrt. 3, 9, 21, 97, 114, 117 e 118, salvo altri, della Costituzione. Sono tutte, queste, le norme costituzionali riportate nelle dieci domande al Consiglio regionale rivolte dal Gruppo di lavoro “Materiali per un’urbanistica sostenibile” che combatte per una Sardegna che fonda il suo futuro sulla sostenibilità, e al quale mi onoro di partecipare; norme che gridano come segni di ferite alla democrazia, al territorio, alle autonomie ed al grande patrimonio ambientale del popolo sardo. Che bel lascito sarebbe una simile legge, voluta da chi, per quanto si è visto nelle ultime elezioni politiche e amministrative, ha i mesi contati! Ho già segnalato, su www.sardegnasoprattutto.com, alcuni pericoli emergenti da puntuali regole del disegno di legge Pigliaru/Erriu, almeno le regole più eclatanti. Ho notato, al riguardo, talune evidenti violazioni costituzionali, indicando le ragioni poste al fondo di quelle violazioni. Si trattava di cogliere le cause e le conseguenze della volontà politica, ispiratrice, in ciascun caso, delle norme della proposta legislativa esaminate. Ora non intendo riprendere le censure che avevo esposto e che, per altro, hanno rappresentato, prima e dopo di me, tanti autori sulla medesima Rivista. Desidero invece puntare su un dato politico/giuridico di fondo che consiste nella condivisione con i componenti del Gruppo di lavoro di uno zoccolo duro etico-giuridico e valoriale fondato sui contenuti costituzionali da cui paiono dissentire gli atti politici della giunta Pigliaru. Così come si deduce proprio dal DdL sull’urbanistica. Nella circostanza si è contraddittoriamente prodotto un dettato normativo che “predica bene e razzola male”, si direbbe. Non si può, in uno stesso disegno di legge, fra l’altro troppo lungo e pieno di ossimori, disporre delle regole, apparentemente rigide, a governo del territorio, e al contempo introdurre una così numerosa serqua – è un brutto termine, ma lo uso volontariamente – di deroghe e di privilegi, tale da distruggere il volere solo apparente e di facciata di guidare quel territorio. E’ questa la finalità sottostante, ma non meno chiara, che ispira la giunta guidata da Francesco Pigliaru. E questo è il motivo per cui, se detta finalità non viene abbandonata, l’approvazione del progetto deve essere combattuta nel suo totale. Per il mestiere che un tempo ho svolto posso ricordare l’esperienza dei PTP sardi. Quasi tutti furono annullati dal giudice amministrativo per una sola ragione: perché, invece di pianificare, contenevano deroghe alle norme paesistiche, nel caso a livello nazionale. In quella occasione almeno il contrasto era fra due normative di diverse fonti e competenze legislative. Qui la contraddizione è interna al medesimo dettato e, fra l’altro, è del tutto voluta e predicata. *Magistrato amministrativo a riposo
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