La sinistra è ancora viva: ecco chi la fa davvero. Ma (spesso) fuori dai partiti [di Francesca Sironi e Susanna Turco]
L’Espresso 02 agosto 2018. Chi c’è nel partito che non c’è: persone e associazioni, il cui impegno va oltre il “volontariato”. E diventa una denuncia di temi sociali dimenticati, dal lavoro alle periferie. Contro ogni tipo di diseguaglianza . Mettiamolo subito in chiaro: la prevalenza è il deserto. Depresso, smarrito, sbriciolato dal crollare a picco – chi prima, chi poi – delle sue più recenti incarnazioni, quello che una volta si definiva centrosinistra (domanda: lo si può chiamare ancora così?) a prima impressione sembra non esistere più. Non tanto nelle percentuali (il Pd al 18, Leu sotto il 4, Potere al popolo all’1 per cento), non tanto per le sconfitte (quasi 6 milioni di voti persi solo dal Pd sulle europee 2014, l’intera cartina delle regioni d’Italia virata in giallo-verde, il rosso pressoché assente). Non tanto nella politica politicante. Anche, e forse in maniera più grave, nei mondi che gli girano intorno. Cercare primavere, o laboratori, o per lo meno esperienze singole che ispirino un futuro, sembra a tratti un vagare nella notte con la lanterna in mano. Eppure ci sono, come raccontiamo in queste pagine. Disseminate tra risorse consumate, sprecate, non rimpiazzate. Lasciate appassire in mezzo a scarne parole d’ordine (adeguarsi o morire) o lasciate a galleggiare nell’universo: «Quando sono entrata nella segreteria di Sinistra italiana, pensavo di dover convertire in politica la realtà, invece mi sono ritrovata dentro un’astronave politica che mi portava sempre più lontano dalla realtà», dice ad esempio Paola Natalicchio, che poi dall’astronave è voluta scendere. Come una marea che, nella risacca, abbia lasciato vivi sulla spiaggia più gli irregolari, che non tutti gli altri – l’intellettuale organico appare al momento qualcosa da studiare nei musei di storia naturale, più facile trovarlo intrappolato in un’ambra che non impegnato in qualcosa di reale – l’area progressista sembra una distesa di nulla, punteggiata di qualcosa. Qualcosa che pure si muove, con la cautela di chi non voglia precocemente assurgere a modello di alcunché: «Quella è un’impresa ardua, intanto riapriamo uno spazio», taglia corto il sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, guardato da più parti come una speranza. C’è appunto il laboratorio pugliese, da Brindisi a Lecce. La giunta guidata da Sala e il Pd milanese, l’esperienza di De Magistris a Napoli. E poi realtà comunitarie, sociali, aggregative, che per lo più svicolano l’appartenenza. Sono civiche, alternative, sbilenche, controcorrente, dipende. Fiori nel quasi nulla. Esercizi di resistenza. Come l’esperienza del Cinema America a Roma: di suo avrebbe a che fare appunto col cinema, e non con la politica, ma in questi anni è assurto a modello di opposizione allo smantellamento delle tradizione culturale del panorama capitolino. «Siamo al Ground Zero della sinistra», dicono quelli che la storia del Pd l’hanno attraversata tutta, dal Modello Lingotto al Modello Leopolda. «Ho assistito alle varie fasi: entusiasmo, perplessità, sconcerto», racconta a proposito della kermesse renziana Mario Ricciardi, docente di filosofia e neo direttore della Rivista il Mulino. «La sinistra non si può ricostruire perché non c’è più nella testa delle persone, i giovani non sanno nemmeno che è», dice pure chi vi si è impegnato, in passato. È qualcosa che si tocca con mano, da tutte le parti. Il fenomeno è insolito: sia moderati che massimalisti raccontano, con toni diversi, la stessa storia. Quelli che hanno vissuto ai confini dell’opposizione di sinistra, e chi stava a Palazzo Chigi. Persino nelle stanze del potere para-renziano. Nel Pd si è infatti assistito in questi anni a un incredibile «bloccarsi dello scouting» che c’era sempre stato, segretario dopo segretario, e che – operazioni di marketing escluse – ha fatto afflosciare quello che per tradizione era un grande bacino di risorse umane e culturali, «mentre ora non si vede nessuno: e se ci fosse lo vedremmo, no?». Sull’altro lato, dalle rifondazioni alle sinistre italiane, dai campi progressisti ai liberieuguali, il furioso moltiplicarsi di partitini, alleanze e aggregazioni ha via via fiaccato chi c’è rimasto, e allontanato chi c’è passato. In pratica, se tra i democratici fior fior di intellettuali e giuristi è stato visto (quando andava bene) intorpidirsi nelle anticamere dei ministri, tra i sinistri-sinistri una buona fetta delle risorse racimolate attorno a Sel e Sinistra italiana è fuggita a gambe levate nel momento in cui tutto si è travasato in quella gigantesca operazione di delusione collettiva che è stata LeU. «Ho partecipato a Sel a SI, ma poi con Liberi e uguali non ce l’ho fatta: anche se ci ho lasciato il cuore, è nata già vecchia» dice Ciro Borriello, assessore a Napoli e ormai pienamente “Dema”. Il discrimine fra dentro e fuori dalla realtà, che ha lasciato un senso di abbandono, negli anni della crisi che hanno coinciso con il governo. «Il Pd non è apparso un partito che si preoccupasse della diseguaglianza, perché si occupava più della crescita, in una visione della società nella quale l’importante è una fluida economia di mercato, e gli altri sono rosiconi: ma questa non è la realtà», dice Ricciardi, che fa un esempio di come l’elaborazione si sia bloccata: «Il reddito di base ai cittadini: ne discutono tutti i progressisti del mondo, in Italia invece il Pd non ha voluto affrontare seriamente la proposta, perché c’erano già i Cinque stelle. Ma per elaborare una politica intelligente, non funziona la logica del mio detersivo è più bianco del tuo. Bisogna essere interessate alle idee». Non che alla sinistra, invece, vada meglio. Mariano di Palma, ex Libera, adesso sindacalista Fiom, si ribella alla sola idea: «Il problema non è ricostruirla, perché non esiste più. Il tema, in questo momento, è proprio scomparsa la politica come interesse vivo delle persone a stare insieme per determinare delle cose». Qualcosa che c’era, e nel migliore dei casi è sfuggito di mano, andato altrove. Ecco, un buon margine per misurare l’ampiezza del deserto. Arturo Filastò: Programmatore informatico, 27 anni, è fondatore di OONI, “Open Observatory of Network Interference”, un software libero e insieme una rete di osservazione globale per intercettare la censura, il controllo, e la manipolazione del traffico in rete. Da anni lavora nel campo dei diritti dell’uomo digitali. Con Ooni ha costruito una finestra che raccoglie misure su come e dove avviene la violazione della democrazia in rete in tutto il mondo. Anna Riccardi: 41 anni. Napoletana, donna di periferie, insegna lettere in una scuola di Barra. Dopo aver risposto a un bando pubblico, ha conquistato la presidenza della Fondazione Famiglia di Maria di San Giovanni a Teduccio, che si occupa di circa 250 ragazzi e delle loro famiglie, organizzando (a titolo gratuito) di tutto, dai laboratori di teatro, tango ed educazione sentimentale, fino agli aiuti alimentari. Paola Natalicchio: 39 anni. Con un piede nel civico e uno nei partiti, per tre anni fino al 2016 è stata sindaca di Molfetta (ora è consigliera d’opposizione), dopo aver prevalso da trentenne sul peso feudale del forzista Antonio Azzollini: ha aperto un centro anti violenza, e uno per l’accoglienza dei migranti, ha avviato “cantieri di servizio”, il progetto di un reddito minimo garantito, per dimettersi solo dopo che il Pd le aveva chiesto una linea più morbida sull’urbanistica. Ex Sinistra italiana, contraria a Leu, oggi coordina la comunicazione di Human Foundation, occupandosi di innovazione sociale. Valerio Carocci: Romano, 26 anni, presidente della Associazione Piccolo Cinema America. Nel 2012, insieme con altri venti ragazzi, occupò il Cinema America, a Trastevere, riuscendo a salvarlo dalla demolizione. Dopo lo sgombero nel 2014, il gruppo è riuscito a farsi impresa nel no profit, diventando una delle novità nello spento panorama romano: oggi organizza una rassegna estiva gratuita a Trastevere,Tor Sapienza e Ostia, produce un indotto per il cinema di 80 mila euro, ha messo sotto contratto (stagionale) quaranta giovani, ha vinto il bando per riaprire il cinema Troisi, sempre a Trastevere. Dice che (pure qui) il segreto è nel rapporto col territorio. Mariangela Di Gangi: Accorciare le distanze, attraverso il contrasto a ogni forma di marginalità e deprivazione. È lo sforzo di Mariangela Di Gangi, attivista impegnata nel quartiere Zen di Palermo. Una zona che ha scelto come cuore del suo impegno politico, convinta che il cambiamento passi dalla creazione di strumenti e opportunità che consentano a ogni bambino – ovunque nasca e cresca – di avere la possibilità di rompere il cerchio di esclusione sociale che la nostra società costringe a ripetere. Ornella Favero: Nel 1997 ha dato vita, insieme a un gruppo di detenuti, alla rivista “Ristretti Orizzonti”, realizzata nella Casa di Reclusione di Padova. In questi anni “Ristretti Orizzonti” è diventata in Italia una fra le più qualificate e autorevoli riviste sui temi del carcere e del disagio sociale legato alla carcerazione. E continua a esserlo. Un pungolo, una luce accesa dove molti non guardano. Marco Omizzolo: Sociologo, responsabile scientifico di “In Migrazione”, ricercatore Eurispes e presidente del centro studi Tempi Moderni. Ha lavorato come infiltrato nelle campagne pontine al seguito di alcuni braccianti indiani, sotto caporale indiano e padrone italiano, allo scopo di vivere direttamente e studiare l’esperienza del caporalato. Membro della consulta nazionale legalità della Cgil, nel 2016 è stato animatore dello sciopero del 18 aprile che ha portato oltre 4.000 braccianti indiani a protestare contro mafiosi e sfruttatori. Antonio Mumolo:Nato a Brindisi nel 1961, vive a Bologna da oltre 30 anni. Avvocato giuslavorista, è il fondatore e presidente dell’Associazione Avvocato di strada Onlus, nata perché «difendere i diritti degli ultimi significa difendere i diritti degli ultimi». Isoke Aikpitanyi: Nata 39 anni fa a Benin City, Edo State, in Nigeria, è arrivata a Londra a 21 anni, convinta di trovare lavoro. Invece è stata portata in Italia, e costretta alla prostituzione. Si è ribellata. E ora si dedica alle giovani nigeriane vittime di tratta. Roberto Covolo: Quarant’anni, anima e cervello della ExFadda, laboratorio urbano nato dal recupero di un ex stabilimento enologico a San Vito dei Normanni (Brindisi) mette in pratica il tema del rilancio del Sud attraverso i giovani (ne ha coinvolti 70). Cresciuto tra sinistra e mondo cattolico, ha lavorato per la Puglia vendoliana. Da alcune settimane è assessore alle politiche giovanili nel comune di Brindisi. Lorenzo Pesola: Perugino, 47 anni, vive a Venezia dal 1992. È stato portavoce e presidente dell’Associazione Poveglia, nota per la campagne contro la vendita dei beni pubblici, a favore di un futuro più sostenibile, per una Venezia non-solo-dei-turisti. Riccardo Rossi: Esempio di testardaggine di sinistra: dopo due sconfitte consecutive, alla terza volta è diventato sindaco di Brindisi, una città dove a marzo il M5S aveva preso il 52 per cento. La ricetta cosiddetta «controcorrente» è quella di una “sinistra diffusa”, attiva nel sociale, ambientalista, capace di mettersi insieme dentro un perimetro classico (Pd, più LeU, più civici), così come di sventolare parole (questione morale, legalità) che in molti casi sono diventate appannaggio dei Cinque stelle. Non disdegna l’idea che si riparta dai sindaci, dalle esperienze concrete, dal dire «cosa pensiamo della vita delle persone». Erika Lazzarino: Erika Lazzarino, antropologa, PhD in Cooperazione Internazionale e Politiche per lo Sviluppo Sostenibile, esperta di programmi e interventi di sviluppo locale, presidente e una delle fondatrici di Dynamoscopio, agenzia di ricerca e progettazione, che gestisce numerose azioni nella periferia Giambellino Lorenteggio a Milano. La più importante è il Mercato rionale del Lorenteggio, un esempio concreto del lavoro che può dare futuro alle periferie, riportandole al centro. Danilo Ragona:Progettista, designer (ha vinto la Menzione d’onore Compasso d’oro nel 2011), imprenditore. Con un amico (Luca Paiardi) ha intrapreso una serie di viaggi intorno all’Italia e al mondo in carrozzina. Un esempio della forza di non arrendersi di fronte alle difficoltà. Cristina Tajani:Nata in Puglia 39 anni fa, vive a Milano dai tempi dell’università. È assessora allo sviluppo economico dal 2011, prima con Giuliano Pisapia, poi con Beppe Sala. Da Palazzo Marino ha lavorato con un obiettivo: sostenere progetti di impresa capaci di innovare e avere effetti positivi per la comunità, dallo Spazio Base nell’ex Ansaldo al primo incubatore Quarto Oggiaro, Fabriq. Raniero Madonna:27 anni, neolaureato in ingegneria ambientale, attivista del centro sociale Insurgencia di Napoli, è fra i portavoce della rete Stop Biocidio che si batte contro la devastazione ambientale. È impegnato anche nel movimento anticamorra “Un popolo in cammino” e delle reti antirazziste. Simona Ravizza:Simona Ravizza è direttrice dell’Associazione Antonia Vita di Monza che gestisce, tra le diverse attività, il progetto di Scuola Popolare per il contrasto alla dispersione scolastica e il recupero della terza media. Perché le disuguaglianze spesso iniziano a scuola. Peppe Dell’Acqua:Psichiatra che ha iniziato a lavorare con Franco Basaglia, è tra i promotori del Forum Salute Mentale e si è battuto per la chiusura degli OPG. Giuseppe Scognamiglio:35 anni, è presidente della Cooperativa Sociale Giancarlo Siani e coordinatore di Generazioni Legacoop Campania. Impegnato fin da giovanissimo con il movimento studentesco e attivista di Libera, è tra i fondatori del progetto Radio Giancarlo Siani, emittente della legalità, delle forze anticamorra e di denuncia sociale, con sede in un bene confiscato al boss Giovanni Birra a Ercolano. Donatella Galliano:Presidente di “Psicologi per i Popoli”, una rete di associazioni che portano professionisti ad attivarsi per dare assistenza alle persone e alle comunità colpite da disastri, gravi incidenti, emergenze umanitarie. Andrea Costa:Per mesi decine di migliaia di migranti in transito da Roma hanno saputo di poter contare su una piccola oasi di accoglienza e supporto, gestita da un gruppo di volontari che hanno voluto mettersi in prima fila. Con loro, Andrea Costa, vetraio romano e coordinatore di Baobab Experience. Un esempio assistenza diventata anche luogo di attivismo sociale. Elly Schlein:Trentatré anni e molta competenza, Elly Schlein è un’europarlamentare che rappresenta l’opposto della politica social: presente, attenta e competente. A Strasburgo è arrivata dopo aver militato fra gli universitari di Bologna, nel Pd e in Possibile. Damiano Coletta:Da zero a sindaco civico di Latina, con quella che chiama una “rivoluzione gentile” che ha mandato a casa un intero sistema, nel nome della legalità. Ex calciatore professionista, ex cardiologo, ora lavora alla prossima rivoluzione della città: rendere le regole un’abitudine. Nel frattempo, cambia la toponomastica: Piazza Ilaria Alpi, Largo Impastato, Passeggiata Pertini, Piazzale Falcone e Borsellino. Tutto serve, a partire dalla memoria. Fabio Ciconte:Direttore dell’associazione ambientalista Terra!, è da sempre impegnato in battaglie sociali e ambientali, come portavoce della campagna #FilieraSporca ma anche come ricercatore sul caporalato e lo sfruttamento in agricoltura. Ha lavorato anche per Amnesty International e Greenpeace. Dario Nepoti:29 anni tra Milano e Palermo, studi in Scienze politiche, dopo aver ideato Mario Ricciardi: Cinquant’anni, salernitano, studi tra Milano e Gran Bretagna, ordinario di Filosofia del diritto alla Statale, tiene corsi su John Rawls e la giustizia sociale, in pratica squaderna una spina nel fianco della sinistra contemporanea, non solo italiana. Da gennaio è direttore della rivista Il Mulino, dove ha dato molto spazio alla crisi del Pd, all’abbandono che è stato avvertito dai gruppi sociali negli anni del governo. Nonché, da ultimo, alla domanda da un milione di dollari: cosa dovrebbe fare il centrosinistra, a questo punto? Stefano Padoan:31 anni. Consigliere comunale del Pd a Bresso, hinterland milanese, tra volontariato e associazionismo cattolico, vive in una comunità di giovani dove si fa servizio di vicinato e si offre un letto a migranti e bisognosi. Claudia Pratelli:Toscana, 37 anni, ricercatrice precaria divenuta, anche per questo, sindacalista della Cgil. Un anno nella segreteria di SI, è attiva anche nel circolo Arci Sparwasser di Roma, laboratorio di partecipazione sociale e politica. Da due settimane è assessora alla scuola nel Terzo Municipio di Roma, appena riconquistato dall’ex assessore di Marino, Giovanni Caudo. Luisa Calimani:Architetta urbanista, esperta di questioni ambientali e consumo del suolo, dopo una vita in politica è un pezzo del laboratorio padovano (collabora col Comune), anche da non eletta, a titolo gratuito. Carlo Salvemini:Sindaco di Lecce, 52 anni. Ex Ds-Pd, senza tessera dal 2009, è il primo di sinistra dopo decenni. Senza ius soli, ha dato cittadinanza simbolica ai figli dei migranti. Dice che l’esperienza negli enti locali dovrebbe essere la leva obbligatoria di un politico. Genuino Clandestino:Un manifesto contro i sistemi del mercato alimentare. I clandestini del food, sparpagliati in Emilia Romagna e altrove, rifiutano le certificazioni bio a pagamento, non accettano i prezzi imposti dalla grande distribuzione, si sottraggono a norme e burocrazie che rischiano, dicono, di stravolgere la vita di un piccolo artigiano. Domenico Piedimonte:38 anni, Poliziotto, ex Sel, consigliere comunale a Ripabottoni (Campobasso) con Italia bene comune, ha guidato la protesta dell’intero paese, all’inedito grido di «rivogliamo i migranti», contro la chiusura del centro di accoglienza. Ciro Borriello:Napoletano, 46 anni, in politica dai tempi di Bassolino, ora assessore allo Sport. Percorso esemplare nella sinistra italiana: dalla Fgci a Dema. Ippolita:È un gruppo di ricerca indipendente che si occupa di critica della rete, pedagogia hacker e autodifesa digitale. Con una circolazione che va dall’underground delle comunità hacker, alle aule universitarie. Essendo una voce collettiva e non ha singoli leader: per L’Espresso hanno scelto un’immagine che rappresenta la loro «indole attuale»: la forza.
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