V&A Dundee: effetto Bilbao e specificità scozzese [di Hannah McGivern]
Il Giornale dell’Arte numero 389, settembre 2018. Dundee (Gran Bretagna). Apre il colossale edificio progettato da Kengo Kuma. Dedicato al design, ha come modello il Guggenheim basco. Proteso sul fiume Tay come una nave di cemento, il V&A Dundee aprirà finalmente il 15 settembre. Sono passati più di dieci anni dalla prima proposta di portare oggetti dal Victoria and Albert Museum (V&A) di Londra a circa 800 km di distanza, nella quarta città più grande della Scozia. L’idea si è poi ampliata per adattarsi alle ambizioni di Dundee, ora sede del più costoso museo scozzese, 80 milioni di sterline, il suo primo dedicato al design e l’unica sede inglese del V&A non a Londra. Nonostante il nome, il V&A Dundee è «un progetto di Dundee», specifica Mark Jones, direttore del museo londinese dal 2001 al 2011. Nel 2007, aggiunge, dalla University of Dundee hanno contattato il V&A per contribuire, con la cultura, a svecchiare «la scarsa fama in Scozia» della città ex industriale. Il Consiglio comunale di Dundee ha finanziato gli studi per la realizzazione di una nuova sede museale sulle rive del fiume, dov’era già in corso un progetto trentennale di riconversione del costo di un miliardo di sterline. Il V&A ha messo a disposizione «contenuti e consulenza» per una partnership iniziale di 25 anni, ma non ha contribuito ai costi di capitale e di gestione. Il museo di Dundee ha un cda proprio, di cui fa parte l’attuale direttore del V&A Tristram Hunt. Come pietra di paragone, il fondatore del museo si è ispirato al Guggenheim Bilbao e al successo dell’«effetto Bilbao». La speranza è che un «edificio degno di nota, realizzato da un celebre architetto contemporaneo, possa modificare le aspettative dei visitatori sulla città», dichiara Jones. L’architetto giapponese Kengo Kuma ha vinto il concorso internazionale nel 2010. È stato tuttavia fondamentale avere «una ragione convincente per giustificare l’esistenza dell’istituzione, oltre all’eccezionalità dell’edificio», afferma Philip Long, direttore del V&A Dundee dal 2011. L’«ambizione evidente» del museo di arricchire la vita della comunità locale «ci ha aiutati nei momenti difficili del progetto», con la crescita vertiginosa dei costi, passato dal budget iniziale di 45 milioni di sterline a quasi il doppio all’apertura ritardata di quasi quattro anni. A differenza del Guggenheim Bilbao, dove circa i due terzi dei visitatori sono stranieri, il V&A Dundee, dichiara un portavoce del museo, prevede che il 60% del suo pubblico risieda «al massimo a un’ora di viaggio dal museo: un ulteriore 20% verrà dal resto della Scozia, e il resto dal Regno Unito e dall’estero». Nel primo anno di apertura sono attesi circa 500mila visitatori, che nel futuro dovrebbero attestarsi sui 350mila. Il programma inaugurale è stato messo a punto nel rispetto della specificità scozzese. Dal 15 settembre al 24 febbraio a inaugurare lo spazio espositivo da 1.100 metri quadrati, il più grande in Scozia, sarà la mostra presentata l’anno scorso al V&A di Londra «Ocean Liners: Speed and Style», qui ampliata nella parte dedicata all’industria navale scozzese. Cuore del museo sarà un allestimento permanente, a ingresso libero, dedicato a mezzo secolo di storia del design scozzese. Circa 300 oggetti in prestito a lungo termine, due terzi dei quali dal V&A e un terzo da collezioni scozzesi, troveranno spazio nei 500 metri quadrati delle Scottish Design Galleries. Pur non possedendo una collezione propria, il V&A Dundee vuole proporsi come un museo nazionale del design: la «straordinaria creatività nel design» scozzese, dichiara Long, merita il giusto riconoscimento. Gli allestimenti del museo renderanno inoltre omaggio a Dundee come luogo natale del fumetto «Beano», famosissimo in Gran Bretagna, e centro dell’industria del videogame, che nel 2014 le sono valse la nomina, unica in Gran Bretagna, a Città Unesco del Design. |