A livello normativo il caos urbanistico in Sardegna non c’è. Qualche rassicurazione su allarmismi ingiustificati [di Paolo Numerico]
Dopo la richiesta del Presidente della Regione Francesco Pigliaru, su impulso del suo assessore all’urbanistica, di riportare in Commissione il Disegno di legge sul governo del territorio, ormai noto come Legge urbanistica Pigliaru/Erriu, si sentono e si leggono su internet, ma anche sui giornali sardi, “alti lai”, specie da fonte imprenditoriale ma anche politica, circa il caos normativo cui sarebbe sottoposto il territorio della Sardegna, una volta caduta l’ipotesi dell’ingresso in Aula del Ddl e quindi della sua sostanziale bocciatura. Va detto che si tratta di considerazioni non corrette (per abusare di un eufemismo!). Finora un regime urbanistico serio, anche se con qualche falla (Legge Cappellacci? Ma anche perpetuazione del Piano casa fino al 2019?), è vigente sull’Isola. Mi limito ad un elenco proprio terra-terra, per rispondere con la maggiore semplicità possibile ai lamenti apocalittici che vengo leggendo. Fra l’altro è un elenco di varia paternità politica, dunque non suscettibile di essere inteso come partigiano. Alla base di tutto c’è l’art. 9 della Costituzione che governa il paesaggio in Italia. E’ la base cui rifarsi per valutare ogni aspetto urbanistico e ambientale. Posso ricordare al riguardo la sentenza della Corte Costituzionale n. 178 del 2018, che ho commentato in un recente scritto proprio su Sardegna Soprattutto e a cui rimando. Che dire poi della Legislazione Galasso del 1985 sui Piani paesistici. Poco prima era entrato in vigore il decreto dell’Assessore sardo agli EE.LL. 20 dicembre 1983 n. 2266/U (c.d. Decreto Floris), che distingue le zone e le varie caratteristiche e regole urbanistiche. Intervengono di seguito le leggi sarde (n. 45 del 1989 e 23 del 1993) sui Piani. Fondante il Codice dell’Ambiente nel 2004 (D.P.R. n. 42) con le successive modifiche, conosciuto anche come Codice Urbani, che riassume e rende organica tutta la legislazione relativa a beni culturali, paesaggio, ambiente, urbanistica e le integrazioni derivate dalla Convenzione europea del Paesaggio pattuita tra gli stati membri dell’EU a Firenze nell’ottobre del 2000. Tempestivamente la Sardegna recepì il Codice Urbani con la Legge regionale n. 8 del 2004. Fu la prima in Italia. La primogenitura fu confermata nel 2006 quando alla menzionata legge si aggiunse, si potrebbe dire finalmente, il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) voluto dalla giunta Soru e dal Consiglio regionale della XIII Legislatura, attivo, a tutt’oggi, solo sulla fascia costiera. Ci sono dunque regole, statali e regionali, che impongono comportamenti. Semmai il PPR della giunta Soru, documento di sviluppo socio economico, doveva essere esteso all’intera Sardegna, come era stato promesso da chi poi è divenuto Governatore, quello attualmente in carica. Ma ad oggi questo impegno non è stato rispettato. Ripetutamente ho cercato di evidenziare, in questo sito ed in interventi pubblici, che semmai il caos, con gli incrementi volumetrici residenziali, turistici e agricoli e con il varco a superare ogni norma sul litorale, sopraggiungerebbe se il Ddl Pigliaru/Erriu dovesse mai essere approvato. Forse proprio l’assenza di vincoli certi era ed è desiderato da quanti oggi si affollano a dire che la retromarcia del Presidente Pigliaru sul Ddl sull’urbanistica porterebbe il caos. E non sono a dirlo solo i gruppi di interesse più o meno desiderosi di riprendere a cementificare come se si fosse nel Paradiso di Bengodi. E’ doveroso ribadire che l’attuale normativa vigente in Sardegna rassicura su derive o caos urbanistici ed ambientali; nondimeno è necessario, per recepire coerentemente il dettato costituzionale del Codice Urbani e rendere operativo quel modello di sviluppo definito nel 2006, estendere finalmente il PPR a tutta la Sardegna, renderlo operativo, e scrivere una coerente legge urbanistica, agevole ed operativa, che non cerchi di affossarlo. Era tutto molto semplice ma non si è fatto. *Magistrato amministrativo a riposo
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“..era tutto semplice ma non è stato fatto”.
Sacrosanta verità
Una politica coraggiosa ragionerebbe seriamente su come investire in infrastrutture, in ricerca, in cultura e turismo, su come trasformare la Sardegna in un territorio adatto alle aziende che vogliono crescere, un territorio che da un futuro, che ha una strategia , un’anima. Il nodo è sempre quello: la politica nostrana si fa sindacato difensore di interessi individuali e alla fine dei conti destra , sinistra sono la stessa cosa, diventano intercambiabili ,con capitani politici codardi che portano la nave d arenarsi sulla spiaggia di una fantomatica tranquillità e benessere.
E la Sardegna, nel frattempo, va perdendo la sua identità.
Ma il panorama da Punta Giradili, bello vero?
Anche il sentiero per arrivare in quel punto è bello…
Grazie mille per avermi contattato prima di pubblicare la mia foto… è sempre un “piacere”.
Ne ho anche di più belle però