Convocazione della Commissione Urbanistica il 30 febbraio 2019? Rien ne va plus? [di Salvatore Multinu]
Come nel gioco del Monòpoli la Giunta Pigliaru ha estratto dalle carte degli Imprevisti quella che rimanda alla casella di partenza: il Ddl Urbanistica torna in Commissione, il cui presidente – giusto per togliere ogni dubbio sull’esito – ha indicato nel 30 febbraio (di un anno che ovviamente non verrà, dovrebbe essere trisestile) la convocazione dell’apposita seduta. Insomma, la stessa maggioranza ha dichiarato la resa, e quindi ha riconosciuto la propria insussistenza: un disastro – per restare in tema – accuratamente pianificato. Sembrano fuori luogo le grida di giubilo come le vesti stracciate (per lo più quelle, griffate, dei costruttori e dei loro più o meno occulti finanziatori). Perché di una legge urbanistica ci sarebbe bisogno, allo scopo di eliminare qualche stortura burocratica, restituire ai cittadini e ai loro diretti rappresentanti (gli Enti locali) la coscienza e l’esercizio delle loro responsabilità costituzionali, formare un quadro certo cui professionisti, imprenditori e amministratori locali possano riferirsi con una ragionevole certezza. E perché, stante il contesto che si va definendo, la prossima legislatura regionale potrebbe essere guidata da quella parte politica che ha nel laissez faire il proprio riferimento identitario (si potrebbe dire ideologico, se il termine non fosse diventato una bestemmia), con risultati poco auspicabili da parte di coloro che al disegno di legge si sono opposti con argomentazioni ragionevoli e ragionate. Il rischio è, dunque, quello di una legislatura perduta, in questo come in altri settori cruciali visitati con il piglio superbo dell’esperto incontestabile che difende la fortezza del proprio convincimento contro gli assalti sconsiderati dei critici, aprioristicamente classificati di volta in volta come incompetenti, malfidati, bastian contrari e via dicendo. Con pazienza quasi pedagogica l’elettore – sovrano e maestro, in democrazia – ha tentato (e, stando ai sondaggi, ancora tenta) di educare a maggiore umiltà: il 4 dicembre e il 4 marzo sono stati severi momenti di verifica, ma sembra che le lezioni non siano servite a molto. Rapidamente si avvicina la scadenza della verifica regionale e non c’è più molto tempo. Riparare tutti i danni derivati da scelte aristocratiche (nel senso etimologico della parola, cioè compiute dal potere dei migliori o sedicenti tali) sarà impossibile. E tuttavia prendere qualcuno dei temi più discussi – non c’è che l’imbarazzo della scelta, dalla sanità, al riassetto degli Enti locali, all’idea della Regione come sempiterno e sempre più bulimico demiurgo, alla infame legge elettorale, etc… – e rovesciarne l’esito normativo potrebbe dare un concreto segnale di resipiscenza utile a riattivare il dialogo con almeno qualcuna delle componenti la fu maggioranza. Il tema dell’urbanistica potrebbe essere uno di questi. Ma la speranza, ormai, è poco più che un lumicino.
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