Un Barbiere sempre giovane [di Franco Masala]

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Mai dimenticare che Il barbiere di Siviglia è opera di un ragazzo che sta per compiere 24 anni ed ha già al suo attivo successi come L’italiana in Algeri e Tancredi. Il prodigioso Gioachino Rossini  supera rapidamente l’insuccesso della prima rappresentazione (1816) e accompagna il suo capolavoro in un cammino trionfale che dura tuttora. I personaggi, quasi da commedia dell’arte ma filtrata attraverso l’abilità innovativa di Beaumarchais, prendono vita in un caleidoscopio musicale che trova la massima espressione nel pirotecnico finale del primo atto e si sviluppa con totale maestria nel corso dell’opera.

Almeno dal 1968, l’edizione critica dell’opera è data correntemente e la spoglia di tutte le incrostazioni da “tradizione” come succede anche al Teatro Lirico di Cagliari nella ripresa della produzione del 2001, dovuta a Denis Krief che cura regia, scene, costumi e luci.

L’azione si svolge in un ampio spazio delimitato da funzionali semicerchi mobili che mostrano oppure occultano ambienti minimalisti dove agiscono i cantanti abbigliati con abiti ordinari tranne il deus ex machina Figaro che indossa un costume “storico”, quasi a sottolineare l’alterità del factotum rispetto agli altri. Don Basilio, per esempio, smette finalmente i consueti panni preteschi ed è, invece, sbrindellato e male in arnese, sempre in cerca di quattrini per sbarcare il lunario mentre Rosina passa con grande disinvoltura da una vaporosa veste da camera rosa ad un abito da sposa corto.

Di conseguenza tutto l’intreccio si sviluppa secondo le regole della slapstick comedy con gag garbate e sempre nuove. Così vediamo le figurine alla Magritte nell’ingresso di Figaro oppure nel  finale primo assistiamo al martellamento sulla testa dei personaggi con pareti e soffitto mobili che salgono e scendono al ritmo della musica.

Meno efficiente la direzione di Gérard Korsten indulgente spesso a tempi lenti e dilatati che poco si confanno alla musica spumeggiante di Rossini, tradendone alquanto la natura (e abbondando anche nei tagli). Impegnati orchestra e coro, soltanto nella sezione maschile.

La compagnia di canto non allinea nomi risonanti ma si distingue per una resa piuttosto omogenea. Sulla scena primeggia Vincenzo Taormina che disegna un Bartolo più giovane del solito e sicuro anche nella sua grande, difficile aria, mentre sono sicuri e corretti il Figaro di Christian Senn e il Basilio di Luciano Leoni, disegnati validamente. Aya Wakizono inizia cautamente per acquistare sicurezza vocale e interpretativa fino a donare al personaggio di Rosina il giusto rilievo.

Di grande verve scenica il tenore Giorgio Misseri (Almaviva-Lindoro e nel travestimento esilarante del maestro di musica, quasi un Giovanni Allevi invasato) dispone però di un timbro vocale non molto gradevole ed evita prudentemente la grande aria finale, ormai rientrata in repertorio.

Completano il cast Lara Rotili, ottima vocalmente e scenicamente nell’aria della serva Berta, Nicola Ebau (Fiorello dal viso imbiancato che ricorda il maestro di cerimonie di Cabaret) e Michelangelo Romero quale Uffiziale.

Teatro pieno, successo cordiale ma con dissensi verso Krief e il suo staff.

*Foto di Priamo Tolu ©

Il Barbiere di Siviglia – melodramma buffo in due atti – libretto Cesare Sterbini, dalla commedia Le Barbier de Séville ou la Précaution inutile di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais –musica Gioachino Rossini

venerdì 28 settembre, ore 20.30 – turno A

sabato 29 settembre, ore 19 – turno G

domenica 30 settembre, ore 17 – turno D

martedì 2 ottobre, ore 20.30 – turno F

mercoledì 3 ottobre, ore 20.30 – turno B

venerdì 5 ottobre, ore 20.30 – turno C

sabato 6 ottobre, ore 17 – turno I

domenica 7 ottobre, ore 17 – turno E

Le recite per le scuole, edizione “ridotta” dell’opera della durata complessiva di 65 minuti circa, sono: martedì 2 ottobre alle 11, giovedì 4 alle 18 e venerdì 5 ottobre alle 11.

 

 

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