Nell’era delle divisioni urlate, San Francesco è ancora patrono dell’Italia coesa [di Padre Enzo Fortunato]

san-francesco-uccelli-20170210163115

L’Huffpost 3 ottobre 2018. Nelle viscere di Assisi è custodita la tomba di San Francesco, uomo prima ancora che un santo, fratello prima ancora che amico. Francesco d’Assisi, fratello maggiore di ognuno di noi. Il 4 ottobre, giorno della sua festa, un mare di gente gioiosa e festante invaderà le piazze e le strade della cittadina umbra: il popolo campano che porta l’olio della lampada di Francesco.

L’olio è un simbolo di rinascita, un unguento che cura le ferite e che, bruciando, dà luce. Il suo metaforico sacrificio illumina la via. Anche noi siamo chiamati ad essere luce nel buio della conflittualità e dell’incomprensione. Luce in un mondo in cui i valori si spengono. Luce in grado di riaccendere il dialogo, la pace, l’inclusione, la speranza.

Francesco chiamava la Campania “Terra di Lavoro”, perché era una terra fertile, abitata da gente paziente, operosa, abituata a rimboccarsi le maniche. Immagino le valigie delle migliaia di pellegrini che arriveranno in città. Le immagino cariche di ospitalità e svuotate di ostilità.

In questa Italia in cui il dibattito pubblico è mortificante, in cui mancano parole forti e reali, in cui ci si affida ai canti (o meglio, alle urla) delle sirene che risuonano nella propaganda televisiva, c’è infinito bisogno di questi gioiosi pellegrini campani.

Assisi non è retorica, è concretezza. È realtà e parole, gesti semplici, battiti e respiri. Assisi è il luogo in cui i ponti prendono il posto dei muri, dove lo scontro diventa incontro. È il luogo in cui si impara ad amare il vicino di casa, anche se è diverso da noi, anche se bisogna aspettarlo. Attendere per riuscire a capirlo.

Chi non aspetta, non si sforza di comprendere. Per comprendere ci vogliono pazienza, moderazione, misura. Il rischio è l’indifferenza che inaridisce il cuore, rallentandone i battiti fino a fermarlo.

Il 4 ottobre il premier, Giuseppe Conte, sarà il 13esimo presidente del Consiglio a partecipare alla festa del Patrono d’Italia. E, con lui, saranno presenti più di 260 sindaci. Sarà un momento di umanità, unione e sguardo verso il prossimo, verso l’anima inclusiva dell’Italia che guarda all’integrazione.

La politica dialogherà con la bellezza della fede e del popolo italiano perché, come è stato provocatoriamente detto, “il vero Altare della Patria è quello ad alimentar le lampade attorno al quale ogni anno, a turno, regione per regione, gli italiani recano il dono dell’olio”.

San Francesco è ancora il Patrono d’Italia? Stando all’entusiasmo della Campania, parrebbe proprio di sì. In letizia, nonostante tutto: come hanno detto in coro i vescovi campani, come hanno detto i vescovi italiani.

*Direttore sala stampa Sacro Convento di Assisi

 

 

Lascia un commento