Cagliari da “città del sole” e aperta a città che respinge perché chi la amministra sa progettare solo barriere [di Francesco Sechi]

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Venerdì scorso si tenuto il penultimo incontro di “Cagliari Mobility Lab”, un appuntamento diventato oramai abituale, ogni ultimo venerdì del mese alla MEM, per una trentina di “appassionati” che si ritrovano per discutere pubblicamente sui temi di mobilità.

Il tema della giornata era l’ITS, acronimo di Sistemi di Trasporto Intelligenti. La discussione non poteva che focalizzarsi sugli oramai famosi “Big Data” e l’”Internet delle Cose”, quella sterminata quantità di dati che si scambiano “le cose” attraverso l’etere anche ad insaputa delle persone, e che sono in grado fotografare ciò che avviene in ogni momento.

La grande speranza dei tecnici della mobilità è quella di acquisire e trattare sempre più informazioni con il fine di conoscere l’esistente e poter di conseguenza intraprendere azioni per risolvere le criticità sul tema della mobilità. In realtà i Big Data hanno un gran difetto: da soli non spiegano il perché avvengono i fenomeni che rilevano istantaneamente. Si possono avere delle dettagliatissime fotografie di un istante ma senza conoscere le cause dei fenomeni fotografati.

Con buona pace di coloro che cercano scorciatoie per improvvisarsi pianificatori dei trasporti, le tradizionali tecniche della Pianificazione rimangono tutte in piedi, tecniche fondate sulla costruzione di complessi modelli matematici predittivi che avranno a loro volta degli ottimi benefici dall’analisi dei big data ma che sono ancora ben lontani dall’andare in pensione, a meno che…………

A meno che non continui l’inquietante deriva di pensiero secondo cui ciò che è importante è quello che accade oggi e non quello che potrà accadere domani.

Quello che accadrà domani diverrà importante solo quando si verificherà, a prescindere da ciò che si verificherà, e sarà importante in quanto renderà vecchio ciò che lo ha preceduto, come un qualsiasi oggetto di consumo (lo smartphone) o la notizia in un giornale.

E le soluzioni oggi adottate a Cagliari dall’amministrazione comunale assomigliano molto a questo modo di pensare, non importa la visione, importa la fotografia dell’oggi, la risoluzione di un singolo problema senza chiedersi da cosa è stato scatenato e a quali altri problemi è correlato. In poche parole senza intervenire sulle cause.

Via Malta, luogo antichissimo e prossimo a Piazza del Carmine, era una latrina a cielo aperto? Innalziamo una cancellata per risolvere l’effetto, poco importa se la causa, il bisogno fisiologico di chi non sa “dove farla”, rimanga ancora in piedi. Ed ovviamente il problema si è spostato nella vicina traversa di via Sassari, addirittura di fianco al TAR Sardegna perché il bisogno fisiologico, causa i limiti della scienza che ancora non è riuscita a risolvere questa necessità che ci impegna ciclicamente, va comunque espletato.

Si innalzeranno probabilmente le barricate anche in via Sassari, e così via, da altre parti, seguendo l’itinerario per la successiva toilette “fai da te”. Centro della città che con le giunte Zedda  sta diventato periferico a se stesso, come è stato già scritto.

E intanto anche il Banco di Sardegna in Viale Bonaria erige una cancellata per chiudere e proteggere i propri giardini invasi dagli “accattoni”, e in Piazza del Carmine, con una azione che definirei “salviniana”, se non fosse che colpisce indiscriminatamente tutti, e non solo i ‘forestieri’. Si spegne il Wifi, una delle ultime conquiste dell’era post-moderna, finestra indispensabile per chi viene da fuori.

Spegnimento che ne prelude probabilmente altri, perché chi ha necessità di comunicare con l’esterno troverà un nuovo “porto dell’etere” dove aggregarsi.

Ci sarà quindi progressivo spegnimento di altre centraline che, alla stregua delle cancellate in ferro, avranno l’effetto di innalzare nuovamente le barriere di comunicazione appena abbattute. E la città continuerà a chiudersi, incapace di guardare e progettare il proprio futuro, prigioniera dell’oggi, e della contrapposizione tra chi accoglie “senza se e senza ma” e chi respinge “senza se e senza ma”.

*Ingegnere trasportista

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