Programmi elettorali a confronto [di Paolo Ardu e Roberto Roccu]

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“Le elezioni regionali sono delle comunali allargate”. Così ci dicevano due nostri amici, schierati ed attivi nelle diverse coalizioni che iniziavano ad animare questa campagna elettorale a pochi giorni dalla presentazione delle liste, facendo sfoggio delle loro doti di realpolitik. Seguendo il loro ragionamento, una volta presentate le liste il gioco è sostanzialmente fatto. I vari blocchi di potere si allineano, portandosi in dote una quota di voti più o meno ampia che di fatto determinerà il risultato delle elezioni. Pochissimo spazio per il voto di opinione, o più semplicemente per una scelta ponderata. “Meglio così”, ci siamo detti. Dovrebbe significare che questo lavoro di analisi non sposterà voti, per cui non ci faremo nemici.

L’idea di fare un lavoro di analisi dei programmi elettorali ha preso forma a causa dell’eccessiva personalizzazione della politica sarda. Durante il periodo natalizio l’attenzione è passata dall’affaire Barracciu all’attesa della sentenza del processo che riguardava il governatore uscente. Questioni certamente delicate, capaci di destabilizzare le già traballanti istituzioni, che denotano una sempre più frequente sovrapposizione di questioni giudiziarie e questioni politiche, come in una figurina a due facce.

Ci è sembrata francamente malsana tutta questa attenzione per il “chi”, mentre pochissimi si dimostravano interessati a “cosa” ciascun candidato governatore si propone di fare. È possibile che non interessi quali siano le proposte per il settore industriale ormai in pieno smantellamento?  Quale modello di turismo possa essere redditizio e allo stesso tempo salvaguardare l’ambiente? Quali misure possono rilanciare il settore agricolo? La zona franca è solo un’altra trovata populista oppure una genuina opportunità di sviluppo?

A noi interessavano queste domande. Abbiamo mandato qualche email e nel giro di qualche giorno siamo diventati un gruppo di diciassette uomini e donne. Non siamo scaramantici. L’adesione entusiasta, la disponibilità e puntualità di tutti i collaboratori e tutte le collaboratrici, la qualità delle loro analisi, ci hanno fatto capire che la rassegnazione, seppur comprensibile, serve a poco, e che la nostra isola è popolata di persone capaci e vogliose. Solo per questa conferma ne sarà valsa la pena, indipendentemente dalla diffusione del nostro lavoro.

Il lavoro, appunto. Abbiamo suddiviso i sei programmi a seconda delle competenze dei collaboratori, e ognuno ha scritto un commento sintetico dei contenuti di ciascun programma nell’area di riferimento (agricoltura, sanità, istruzione e ricerca, ecc.), insieme ad un articolo più lungo che valuta la qualità generale ed i limiti delle proposte. Troverete tutto il materiale sul sitosardinews.wordpress.com, in uno spazio aperto ai commenti e messo gentilmente a disposizione dal direttore Giacomo Mameli.

I tempi ridotti ci hanno obbligato ad accantonare l’idea iniziale di dare diritto di replica ai diversi schieramenti prima ancora della pubblicazione. Allo stesso tempo, saremmo ben lieti di pubblicare eventuali correzioni, chiarimenti o repliche, da inviare al seguente indirizzo email:progettoregionali2014@gmail.com.I programmi, purtroppo, si sono in larga parte rivelati una versione verbosa ed opaca delle letterine a Babbo Natale. “Costruzioni retoriche e linguaggi pseudo-tecnici tendono ad oscurare il messaggio più che a renderlo fruibile”, come ha scritto giustamente Gigliola Sulis. Tuttavia, non tutti si collocano allo stesso livello di vaghezza ed approssimazione.

Ci è parso piuttosto singolare che nessuno dei tre schieramenti che propongono la zona franca integrale come soluzione alla crisi (guidati da Sanna, Cappellacci e Pili), pensi che sia necessario fare una stima delle risorse liberate da un provvedimento di tale portata e dei costi che invece ne deriverebbero in termini di taglio di servizi pubblici. Pare quasi che si chieda agli elettori sardi di credergli sulla parola. La fede però non è categoria che si applica alla politica, e pertanto qualche dato in più avrebbe giovato.

La “cultura del dato” in evidenza nel preambolo ottiene in realtà poco spazio anche nel programma di Sardegna Possibile. È vero che, da un lato, i micro-modelli attorno a cui ruota il loro progetto politico richiedono la raccolta sul territorio di dati freschi ed affidabili, che un partito relativamente giovane non può avere già in mano. Ma dall’altro, rimane il dubbio che un tale approccio possa richiedere una fase di rodaggio piuttosto lunga che non molti sardi si possono permettere.

Anche il centro-sinistra potrebbe avere un’attenuante, quella delle diatribe che hanno portato alla designazione di Pigliaru, per giustificare la carenza di dettagli di alcune parti del programma. Eppure, stupisce che uno dei principali difensori del rigore di bilancio, e per di più docente universitario di economia, riesca solo sporadicamente ad inserire stime attendibili nel programma della propria coalizione. Al di là della fretta, il limitato respiro di Cominciamo il domani suggerisce che le proposte di Pigliaru siano state innestate su un partito povero di idee, anche se magari non di voti, ed i cui leader si sentono così elettoralmente forti a prescindere da ciò che intendono fare. Una sensazione che, in questa campagna elettorale, a sentire diversi collaboratori, accomuna politici di tutti i colori.

D’altronde il voto clientelare aveva a suo modo una ragione d’essere, ed infatti prosperava, durante gli anni delle vacche grasse. Il politico otteneva un voto sostanzialmente in bianco, con l’unica promessa da parte sua di garantire un posto di lavoro. La crisi ha inceppato questo meccanismo. Un politico che un tempo metteva da parte qualcosa per la sua vecchiaia e allo stesso tempo riusciva a creare posti di lavoro nella propria comunità adesso non è più in grado di fare altrettanto. È da qui che nasce l’astio nei confronti della politica tout court e quel politico ne diventa il bersaglio. Questo l’ha capito benissimo il Movimento 5 Stelle, che ha fomentato il malcontento per poi raccoglierne i frutti elettorali. Pur con eccessi imperdonabili ed un lessico ai limiti dello squadrismo, il Movimento ha capito anche un’altra cosa: che è venuto il momento per i cittadini di riprendersi la politica.

Ma non con gli schiamazzi e le scazzottate in Parlamento. Piuttosto, essendo queste elezioni ormai alle porte, informandosi su ciò che tutti i volti, vecchi e nuovi, di questa campagna elettorale hanno in mente per la nostra isola, e su come hanno intenzione di realizzare le loro proposte, qualora venissero eletti ed elette. Ecco, questo lavoro intende essere un piccolo contributo in questa direzione.

 

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