Le bufale zoppe del “Sindaco” di Sardegna [di Carlo Pili]

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Ha ragione Salvatore Multinu che la disperazione genera mostri, con qualche capetto dell’arcipelago del centro sinistra che si inventa, per salvare se stesso, il “partito dei sindaci”  per replicare a livello regionale  l’”esperienza” di Cagliari!

Al di là dei condivisibili ragionamenti di Multinu è tempo che ci interroghiamo su cosa accada realmente a Cagliari; sul perché si fa finta che vada bene e non si discuta della gestione dell’area metropolitana e di Quartu Sant’Elena che, come ho scritto in questa rivista, anticipa da sempre gli orientamenti di Cagliari. In questa fase la disgregazione del centro sinistra e le maggioranze a orientamento mobile a Quartu sono esemplari.

Nella città capoluogo l’aria da tempo si è fatta  pesante per l’amministrazione comunale. Lo si deduce da quel che traspare dalla stampa e soprattutto dal sentimento diffuso. La pioggia ha solo peggiorato la percezione sulla inesistente gestione del territorio. Le nuvole dense sul capo del sindaco precedevano da tempo quelle metereologiche e sono andati i tempi in cui la tifoseria applaudiva ad ogni battuta. Ere geologiche ormai.

La verità si scopre sempre prima delle menzogne e delle rappresentazioni ed infatti consumato l’iniziale capitale della giovinezza, quella che, secondo gli slogan, aveva convinto i nonni (sic!), l’amministrazione è stata di antico conio come poche prima. Bisognava diffidare da assessori scelti col bilancino politico per poi scoprirne incompetenze eclatanti o non prendere troppo sul serio i social, amati dal sindaco e dal suo cerchio magico, che avevano silenziato il disagio e steso un velo su malumori e rotture in maggioranza, gestiti tutti autarchicamente.

Squarciando il velo degli slogan e dei comunicati si vede che la gestione dei lavori pubblici è stata approssimativa ed estemporanea; quella dei servizi sociali, istruzione e cultura mai pervenuta; la  vicenda di “Cagliari capitale europea della cultura” al limite del ridicolo non diversamente da quella, quasi tragicomica, degli ascensori e della pedonalizzazione random. Il non adeguamento, dopo anni, del PUC al PPR per pianificare finalmente la città per i prossimi decenni è stata sostituita dalla politica delle piazzette e delle aiuole già tracciata da Delogu e da  Floris, di cui Zedda pare essere il nipotino ma al ribasso.

Quanto allo stravolgimento del centro storico e all’abbandono delle periferie non si può che ammettere un serio e progressivo peggioramento.  L’omologazione di selciati e di quartieri evidenzia che Zedda ha importato un modello di città turistica defunto nelle altre città europee: centro zeppo di tavolini e di B&B. Spariscono marciapiedi e piazze e viene alterata la città. Le proteste degli abitanti, persino quelli di Castello, iniziano a far breccia nei media che poco denunciano la situazione di Marina e Stampace diventati una casbah con i residenti reclusi tra friggitorie, traffico impazzito, e orinatoi in ogni portone e vicolo.

La città è organizzazione, pianificazione, manutenzione. Per farlo ci vuole competenza e qui manca del tutto. Uno sguardo, in questi giorni di pioggia, alle foto di Pirri, di viale Trieste, di via Santa Margherita, e di Is Mirrionis, per capire che la città non è gestita ed è diventata  un’infinita periferia tutt’uno con la conurbazione sempre più nel caos.

La situazione giocata sul fraintendimento spiega l’imbarazzo di molti del centro-sinistra sulla candidatura alla presidenza della Regione del sindaco di Cagliari  e il “vorrei ma non posso” dell’interessato che conosce lo stato delle cose. Molti sindaci che hanno aderito a diverse opzioni o hanno precisato e rettificato fanno intravedere il bluff.

Bluff che non riesce a nascondere il fulcro della tragedia che investe il centro sinistra sardo e che riguarda l’assenza di discussione e l’orizzonte politico autoreferenziale che da tempo ha assunto politiche di destra sul consumo di suolo, sulla cementificazione, sulla distanza dalle categorie deboli. Le conseguenze sono la rarefazione di politiche sul lavoro vero, l’emigrazione massiccia di giovani, l’inconsistenza di accoglienza e integrazione.

Va ribadito sempre più che l’aver ignorato l’esito del Referendum e delle Politiche a Cagliari dove il No ha stravinto e il  M5S ha fatto cappotto a tutti, deve chiamare in causa anche il come la città è stata amministrata. Le dimensioni della sconfitta del centro sinistra denunciano infatti malessere anche verso il sindaco di Cagliari che si è tirato fuori facendo intendere che qui abbiamo vinto!

Il sindaco non faceva forse parte del centro sinistra che governava a Roma, in Sardegna, a Cagliari? Vero è che ha una capacità, ereditata dalla vecchia politica, di eclissarsi nella sconfitta e di metterci la faccia soltanto per le cose positive ma il trucco è scoperto e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

Che la capitale della Sardegna – del Mediterraneo per qualcuno del passato sempre in servizio permanente fisso a Cagliari – sia sgusciata  dalle mani, inaspettatamente, del centro sinistra fa fare errori clamorosi impedendo di trovare qualcuno che salvi il centro sinistra naturalmente con programmi e progetti degni di tale appartenenza.

Non può essere il sindaco di Cagliari specie dopo le ultime vicende di piazza del Carmine. Bisogna ammettere che ha fatto di tutto per uscire da ogni imaginario di sinistra. E’ doveroso ed urgente un esame di coscienza per evitare di avere alle regionali e alle europee percentuali da schedina del totocalcio. Siamo forse in tempo per rimediare qualcosa. Facciamo un’azione di sincerità e trasparenza anche su Cagliari e speriamo di cavarcela.

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