V&A Dundee, lo scoglio di Kuma tra terra e acqua [di Lucia Pierro e Marco Scarpinato]
Il Giornale dell’Architettura. com 22 ottobre 2018. Visita alla sede scozzese del Victoria and Albert Museum a Dundee, che s’inserisce nel programma trentennale di riqualificazione del waterfront, su progetto di Kengo Kuma. DUNDEE (SCOZIA). In Scozia da oltre un decennio si registra la significativa presenza di progetti d’architettura contemporanea iconici e capaci di diventare nuovi attrattori urbani. Capostipite di questa stagione che ha affidato ad alcune delle principali firme dell’architettura internazionale il compito di rinnovare l’immagine delle città scozzesi è il Parlamento di Edimburgo, progettato nel 2004 da Enric Miralles. Del 2017 è la vittoria di David Chipperfield al concorso internazionale in due fasi per la nuova Concert Hall di Edimburgo (completamento previsto nel 2021), e del 2018 il progetto dello studio WHY per l’Edinburgh’s Ross Pavilion che disegna un nuovo parco nell’area del Castello. Non lontano dalla capitale scozzese, a Kirkcaldy, c’è il Fife Maggie Centre disegnato da Zaha Hadid Architects nel 2006 e a Glasgow si concentrano il Seona Reid Building di Steven Holl Architects (2009-2014) accanto alla Glasgow School of Art di Charles Rennie Mackintosh – recentemente devastata dal fuoco – e il Riverside Museum firmato nel 2011 ancora da Hadid nel quartiere del risanamento di Glasgow Harbour. A questi iconici progetti di architettura contemporanea si aggiunge ora la prima sede fuori Londra del Victoria and Albert Museum [scopri in questo articolo i grandi programmi del museo londinese; ndr], inaugurata il 15 settembre a Dundee e progettata dall’architetto giapponese Kengo Kuma a seguito della vittoria al concorso internazionale bandito nel gennaio 2010 ed aggiudicato nel novembre dello stesso anno dopo aver battuto 120 proposte concorrenti ottenendo il plauso unanime sia della giuria pubblica – costituita da oltre 15.000 visitatori – sia della giuria tecnica. Dundee, quarta città scozzese per numero di abitanti, deve il suo sviluppo al commercio e al suo straordinario rapporto con il fiume Tay. Oggi la città, che nel 2014 è stata anche eletta “UNESCO City of Design”, mira a rinascere dalle sue ceneri e a ripensare il suo futuro come polo di attrazione culturale e turistica. Non a caso il progetto del nuovo museo rientra in un piano di riqualificazione trentennale che investe gli oltre 8 km di waterfront urbano e l’area dell’estuario che si estende per circa 240 ettari. Come sottolineato dallo stesso Kuma, il nuovo V&A Dundee punta a tradurre l’unicità geografica del sito creando una frastagliata scogliera artificiale che, unendo artefatto e natura, rende possibile il dialogo tra la terra e l’acqua. L’edificio è posto alla confluenza dei due principali assi urbani – Union Street e Discovery Point – e, con la sua forma a doppia piramide rovesciata, raccorda il fiume alla città definendo un luogo in cui l’uno può riflettersi nell’altra. Il rivestimento della facciata è costituito da lastre in calcestruzzo prefabbricato che con le loro linee orizzontali definiscono dei pattern di ombre che cambiano con la luce e le differenti condizioni climatiche. Il piano terra è costituito da due parti separate che si uniscono al piano superiore attraverso un grande sbalzo proteso di circa 20 metri. La divisione al piano terra determina un passaggio pedonale che unisce il fiume alla città e che, a livello funzionale, riserva una parte dell’edificio al personale e alla consegna delle opere e l’altra ai visitatori con una grande hall d’ingresso che, come una piazza coperta, ospita un caffé, un museum shop, la reception e altri spazi aperti al pubblico. Il V&A Dundee propone l’idea di museo come spazio pubblico e vitale, capace di diventare un nuovo catalizzatore urbano dove sostare e incontrarsi godendo la vista del fiume. Il luminoso interno della hall è caratterizzato dal rivestimento in pannelli impiallacciati in rovere disposto sulle pareti a gradoni, su cui si aprono finestre a fessura che guardano verso il fiume. Il pavimento e le scale sono rivestite con lastre in pietra calcarea Carlow Irish Blue, una superfice scura caratterizzata dalla presenza dei fossili di animali e piante marine scelta da Kuma per sottolineare lo stretto rapporto tra l’edificio e l’acqua. Questo legame tra l’architettura e il fiume è enfatizzato anche dal cemento bianco che riveste la caffetteria, il ristorante e la cassa del negozio, realizzato mescolando nell’impasto i gusci delle cozze perlifere del Tay. Il piano rialzato comprende una sala pic-nic per le scuole da prenotare durante la settimana e disponibile per le famiglie nei fine settimana. Il piano superiore offre una vista sulla hall principale, attraverso il ristorante e verso il fiume. Qui si ritrovano gli spazi espositivi molto ampi, privi d’interruzioni e caratterizzati da pavimenti in rovere europeo. Oltre alla sala espositiva principale, la superficie di 8.445 mq del V&A Dundee ospita gli spazi espositivi permanenti e temporanei delle Scottish Design Galleries. A queste sale si aggiungono i laboratori dedicati alle attività di formazione e alle residenze di design in cui i progettisti potranno condividere il proprio lavoro con i visitatori, un auditorium multifunzionale attrezzato per conferenze ed eventi pubblici e, infine, un ristorante che si affaccia sulla hall d’ingresso e verso il Tay, dando accesso ad una terrazza aperta sul paesaggio fluviale e la città. Carta d’identità del progetto Architetto principale: Kengo Kuma & Associates Partner responsabili: Kengo Kuma, Yuki Ikeguchi, Teppei Fujiwara Architetto di progetto: Maurizio Mucciola Responsabile del progetto: John Tavendale, Turner & Townsend Delivery Architect: PiM.studio Architects Architetto esecutivo: James F Stephen Architects Ingegneria strutturale / marittima e civile / impianti / facciate / illuminotecnica: Arup Architetto paesaggista: Optimised Environments (OPEN) Ispettore delle quantità: CBA Orientamento e segnaletica: Cartlidge Levene Progettista principale: Kengo Kuma & Associates / PiM.studio Architects Consulente del Progettista principale: C-MIST Consulente per l’accessibilità dei disabili: C-MIST – James F Stephen Architects Consulente per le fontane e vasche d’acqua: Fountains Direct Interior design di Caffetteria, ristorante e negozio: Lumsden Design — Design delle Scottish Design Galleries design: ZMMA Illuminazione delle Scottish Design Galleries: Arup Grafica delle Scottish Design Galleries: Why Not Associates Design interattivo delle Scottish Design Galleries: ISO Costruzione delle Scottish Design Galleries: Elmwood Projects Hardware Audio Visuale delle Scottish Design Galleries: Sysco — Design dello Scottish Design Relay: Design Kollectiv Grafica dello Scottish Design Relay: Kirsten Ambrogi Costruzione dello Scottish Design Relay: kennedytwaddle Design dell’Inches Carr Trust Resource Centre: PiM.studio Architects Design del foyer e del pop-up retail: PiM.studio Architects — Design della mostra “Ocean Liners: Speed and Style”: Casson Mann Illuminazione della mostra “Ocean Liners: Speed and Style”: ZNA Grafica della mostra “Ocean Liners: Speed and Style”: Why Not Associates Realizzazione della mostra “Ocean Liners: Speed and Style”: setWorks Produzioni grafiche della mostra “Ocean Liners: Speed and Style”: OMNI — Hardware Audio Visuale della mostra “Ocean Liners: Speed and Style”: Sysco Software della mostra “Ocean Liners: Speed and Style”: Lightmap Project management della mostra “Ocean Liners: Speed and Style”: FlemmingAssociates Lucia Pierro e Marco Scarpinato Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006. Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all’Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all’Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell’UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998 Marco Scarpinato e Lucia Pierro fondano AutonomeForme | Architettura con l’obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l’attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d’oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s’inserisce nel progetto “Paesaggi resilienti” che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente all’attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca “Avvistamenti | Creatività contemporanea” e cura l’attività di pubblicistica attraverso Plurima.
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