Un pregiudizio da sfatare: l’assenza dei nuragici nel golfo di Cagliari [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 18 dicembre 2018. La città in pillole. Chi salga all’ultimo piano de La Rinascente non può sottrarsi al paesaggio che le finestre incorniciano: i monti tra Sarroch e Capoterra; la città d’acqua e la città di pietra, chiamata ancora *krly. Ma quel paesaggio è altro da quello che Maria Luisa Ferrarese Ceruti vide da bambina perché un’industria, esito del disconoscimento dei luoghi, ne ha alterato orizzonte e luoghi che avrebbero cambiato la storia dell’isola.

La prima archeologa sarda amava mostrare fascinose immagini di una residenza borghese, luminosa, dal gusto mitteleuropeo ubicata nel quartiere che D. H. Lawrence, sbarcatovi nel 1921, consegnò, assai diverso da quelle foto, all’immaginario.

Quando, in piena espansione urbana, nel 1931 fu inaugurata La Rinascente, la famiglia Ferrarese Ceruti abitò nell’ultimo piano, destinato all’Albergo Miramare di loro proprietà. Maria Luisa, nata in Liguria nel 1928, visse nella Lapola, casbah che trasudava stratificazioni perché da millenni accoglieva meteci. Una madre tedesca, Alice Voss, poliglotta e stravagante, le fece frequentare l’asilo dei “marianelli” in  Via Baylle ma pure il Dettori, ancora radicato nel quartiere.

Percepirà quel melting pot come fulcro della urbs e terra incognita il resto nato dopo i bombardamenti del 1943; in seguito ai quali Cagliari voltò le spalle al Mercato di Sant’Agostino; alla Scala di Ferro, un pezzo di Marrakech nei suoi racconti; alla Manifattura Tabacchi che dava lavoro al quartiere.

L’allieva di Giovanni Lilliu, cadenza casteddaia e struggente appartenenza alla città di chi non è nativo ma è stato adottato, avrebbe svelato uno dei misteri celato nel paesaggio visivo della sua infanzia, capovolgendo i paradigmi della storia sarda e mediterranea.

Nel Nuraghe Antigori, mimetizzato nelle ciminiere, tra 1979 e 1986, riconobbe un deposito di cocci del Miceneo III C e del Miceneo III B (XIII-XII sec. av. C.) che rivelarono un popolo di navigatori tra i più abili del Mediterraneo e in rapporti con Cipro, Creta, Peloponneso. La scoperta ha prospettato l’epopea nuragica in ben altra dignità.

Un capitolo è il complesso statuario di Mont’e Prama, dove la Ceruti scavò nel 1977. Spesso le grandi scoperte si ingaglioffiscono nelle beghe dei piccoli che occultano i protagonisti; specie quelli che contribuiscono a liberare la storiografia dal pregiudizio. Lo è l’assenza dei nuragici a Cagliari. Siamo in una triste fase. Fino a quando?

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