Sardi d’oggi. Molte domande, tante risposte [di Nicolò Migheli]

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In un tempo di identità mobili, di spinte transnazionali che portano all’omologazione, il bisogno degli individui di domandarsi chi si è, di collocarsi in uno scenario, cercare identità e appartenenze, diventa insopprimibile.

Ancora di più per i popoli senza Stato. Per le nazioni neglette che la Storia non ha concesso loro la forma istituzionale per potersi confrontare con pari dignità con altri che lo Stato l’hanno. Processi che ci toccano da vicino. Lo storico americano John Day sosteneva che noi sardi siamo un popolo soggetto ad antica colonizzazione. Condizione che nel tempo ci ha fatto perdere l’uso della nostra lingua come ufficiale, relegata agli scambi interpersonali, ridotta a dialetto di cui vergognarsi. Spinti al lato fino a pensare di non avere Storia, di essere nazione negata.

Una realtà geopolitica e culturale che ha inciso nel nostro essere alimentando insicurezze, pregiudizi sui di noi, sulle nostre capacità. Uno stato d’animo di auto-colonizzazione che induce a fare propri, considerate come verità assolute, gli stigmi stranieri che diventano auto-stigmi, specchio riflesso in cui riconoscersi. Giacomo Casti è un operatore culturale che con il suo Sardi, italiani? Europei. Tredici conversazioni sulla Sardegna e le sue identità cerca di dare una risposta.

Un libro corale con interviste a Giulio Angioni, Francesco Abate, Michela Murgia, Gigliola Sulis, Omar Onnis, Alexandra Porcu, Frantziscu Medda Arrogalla, Alessandro Spedicati Diablo, Jacopo Cullin, Pinuccio Sciola, Giancarlo Biffi, Elena Ledda e Marcello Fois.

Gli intervistati operano o operavano- come i compianti Giulio Angioni e Pinuccio Sciola- nel modo della cultura come scrittori, intellettuali o artisti. L’autore ha inserito nel testo anche persone che non vivono nell’isola nella speranza che il loro sguardo fosse meno coinvolto nella quotidianità sarda. In realtà si dimostra che non si smette di essere sardi.

Lo si è anche se si vive da un’altra parte del mondo, il richiamo delle radici è impetuoso. Internet oggi aiuta molto, non ci si deve più affidare alle lettere di amici e parenti o alla lettura di qualche quotidiano come un tempo per essere informati e presenti. Un libro che ha due certezze e una domanda. Sardi sì come europei, mentre quell’italiani è  interrogativo. Il testo nasce a seguito della ricerca che fecero l’università di Cagliari e quella di Edimburgo nel 2012.

Quell’indagine rivelò che soprattutto i giovani si sentivano più sardi che italiani, chi aveva oltre i sessant’anni tendeva a abbracciare le due appartenenze. Fino ai trent’anni di età gli intervistati del campione si sentivano sardi e non italiani, mentre i quaranta-cinquantenni più sardi che italiani. Solo una minoranza esigua si definiva italiano senza altra declinazione. Peraltro quella ricerca mostrò che il dato locale di non riconoscimento dell’entità statale di appartenenza era superiore in Sardegna a Scozia, Galles e Paesi Baschi.

Ecco perché quel punto di domanda diventa decisivo. Gran parte degli intervistati affermavano che sardi si diventa, era l’appartenenza che determinava il riconoscersi. Se Giacomo Casti fosse nato intorno al 1610 e avesse redatto un libro simile probabilmente l’avrebbe intitolato Sardi, spagnoli? Europei. Le vicende storiche ci hanno fatto assumere identità che diventavano culturali a secondo dell’appartenenza del Regno di Sardegna a imperi o a monarchie esterne.

Paradossalmente fu sotto i Savoia che l’isola ebbe ruolo geopolitico indipendente nel consesso delle monarchie europee, anche se poi la capitale era Torino e i monarchi, come sosteneva Antonio Gramsci, sperimentavano da noi il primo caso di colonialismo interno. L’italianizzazione dei sardi comincia con l’Unità, si rafforza con il fascismo, fino ad essere dominante nei giorni nostri.

Siamo a cavallo tra due culture e la scolarizzazione in italiano è stata determinante. Sardi, italiani? Europei racconta di una scissione e nello stesso tempo di un tentativo di ricomposizione culturale che diventa scelta individuale. Abbiamo identità multiple, è inutile negarlo.

Però si può scegliere: essere sardi per atto di volontà.  Ciò che fece Alexandra Porcu, berlinese che rifiutò il cognome tedesco per abbracciare quello della madre; cresciuta tra due lingue: il tedesco e l’italiano, apprende il sardo laureandosi in quella lingua nell’università della sua città. Il filo rosso che percorre il lavoro di Giacomo Casti alla fine ruota sulla domanda delle domande: Se domani ci fosse un referendum sull’indipendenza della Sardegna come voteresti?

Le risposte rappresentano lo stato attuale delle cose. Si va da un No assoluto, al Sì incondizionato, alla possibilità non esclusa ma considerata ottocentesca e di retroguardia come dice Giulio Angioni. Oppure come Omar Onnis, il quale sostiene che l’indipendenza è solo un fatto istituzionale e che si dovrebbe in primis operare per l’autodeterminazione, rafforzando così la consapevolezza e la responsabilità dei sardi. L’indipendenza è solo l’atto finale di un processo che è prima di tutto culturale, inclusivo di tutte le componenti sociali dell’isola. 

Sarà che gli intervistati appartengono alla sinistra europea, ma per tutti se indipendenza deve esserci, non può prescindere dal mutamento delle condizioni esistenti verso la costruzione di una società più inclusiva, che emancipi le individualità, realizzi un contesto di maggior opportunità e giustizia per tutti. Le interviste di  Sardi, italiani? Europei si chiudono nel 2016. Da allora molto è cambiato, la presenza di movimenti politici come Lega e M5S ha ricadute culturali.

Sarebbe bello che Casti proseguisse il lavoro con interviste agli esponenti di punta di quei movimenti. Sarebbe interessante conoscere cosa pensano, quale è il loro grado di coscienza rispetto alla questione sarda. Sardi, italiani? Europei è un testo importante per capire la nostra contemporaneità, legge uno stato dell’arte e non può mancare nella biblioteca di chi è interessato alle nostre vicende.

*Giacomo Casti: Sardi, italiani? Europei. Tredici conversazioni sulla Sardegna e le sue identità. Meltemi editore, Sesto San Giovanni (MI), 2018. € 24,00.

 

One Comment

  1. nt

    Sos Sardos (0 sos “cronisti”?) semus impantanados in “èssere o non èssere?”, e toca a fàghere istúdios, anàlisi, archeologia, topi di biblioteca, abbisumeu fuidos a su passadu, a chircare sa ‘seguresa’ in su passadu, in sas ‘anàlisi’, coment’e chi s’istória chi connoschimus fintzas personalmente (si no semus con la testa fra le nuvole ifatu de totu sas nues chi che colant) no siat ancora crara. Su presente… “buio pesto” de sa cusséntzia, no ischimus che pesci prendere.
    Fossis ispetamus chi sa responsabbilidade de su chi depimus fàghere no siat de chie, a calesisiat títulu, est inoghe, como, nostra.

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