Bene pubblico o ricchezza privata? [di OXFAM Briefing Papèer]
Sintesi in italiano Rapporto OXFAM – www-oxfam.it Gennaio 2019. Servizi pubblici universali come sanità ed istruzione riducono il divario tra ricchi e poveri, tra uomini e donne. Una tassazione più equa può contribuire a finanziarli adeguatamente. Qualcosa non funziona nella nostra economia: chi si trova all’apice della piramide distributiva continua a godere in maniera sproporzionata dei benefici della crescita economica, mentre centinaia di migliaia di persone vivono in condizioni di estrema povertà. Negli anni successivi alla crisi finanziaria il numero dei miliardari è raddoppiato e i loro patrimoni aumentano di 2,5 miliardi di dollari al giorno; nonostante ciò i superricchi e le grandi imprese sono soggetti ad aliquote fiscali più basse registrate da decenni. I costi umani di tale fenomeno sono enormi: scuole senza insegnanti, ospedali senza medicine. I servizi privati penalizzano i poveri e privilegiano le élite. I soggetti che risentono maggiormente di tale situazione sono le donne, su cui grava l’onere di colmare le lacune dei servizi pubblici con molte ore di lavoro di cura non retribuito. Dobbiamo trasformare le nostre economie in modo da offrire assistenza sanitaria, istruzione e altri servizi pubblici a livello universale, e per giungere a questo traguardo è necessario che i ricchi e le imprese paghino la loro giusta quota di imposte, contribuendo a ridurre drasticamente il divario tra ricchi e poveri e tra uomini e donne. Il presente rapporto è stato redatto da Max Lawson, Man-Kwun Chan, Francesca Rhodes, Anam Parvez-Butt, Anna Marriott, Ellen Ehmke, Didier Jacobs, Julie Seghers, Jaime Atienza e Rebecca Gowland. Oxfam ringrazia Elizabeth Njambi, Charlotte Becker, Anna Ratcliff, Jon Slater, Ana Arendar, Patricia Espinoza Revollo, Irene Guijt, Franziska Mager, Iñigo Macías Aymar, Kira Boe, Katie Malouf-Bous, Katharina Down, Nabil Ahmed, Matthew Spencer, Oliver Pearce e Susana Ruiz per l’assistenza fornita in corso di produzione. Gli autori esprimono la propria gratitudine a una serie di esperti che hanno generosamente fornito la propria consulenza: Arjun Jayadev, Liepollo Lebohang Pheko, Deborah Hardoon, Gabriel Zucman, Debbie Budlender, Kate Pickett, Stephen Kidd, Patrick Asuming, Matthew Martin, Jonathan Ostry, Karin Stenberg e Danny Dorling. Questo rapporto fa parte di una serie di pubblicazioni per informare l’opinione pubblica su temi inerenti alle politiche umanitarie e di sviluppo. Per ulteriori informazioni sui temi trattati in questa pubblicazione rivolgersi all’indirizzo e-mail policy@oxfam.it. Questa pubblicazione è soggetta a copyright ma il testo può essere usato gratuitamente a fini di attività di sostegno, campagne di opinione, formazione e ricerca, a condizione che venga citata integralmente la fonte. Il titolare del diritto d’autore chiede che ogni utilizzo gli sia notificato ai fini della valutazione di impatto. Per la copia sotto diverse modalità, l’utilizzo in altre pubblicazioni, la traduzione o l’adattamento deve essere richiesta un’autorizzazione e può essere chiesto un contributo. E-mail: policy@oxfam.it . Le informazioni contenute in questa pubblicazione sono corrette al momento della stampa. Pubblicato da Oxfam GB per Oxfam International con ISBN 978-1-78748-384-2 nel mese di gennaio 2019 DOI: 10.21201/2019.3651 Oxfam GB, Oxfam House, John Smith Drive, Cowley, Oxford, OX4 2JY, UK. Immagine di copertina: Judith insegna in una scuola della provincia di Equateur, nella Repubblica Democratica del Congo. Il direttore della scuola è morto a causa del virus Ebola e Judith è rimasta 21 giorni in quarantena per motivi precauzionali. Alla fine del periodo di isolamento Oxfam l’ha aiutata a reintegrarsi nella sua comunità. Oxfam ha inoltre aiutato la scuola fornendo strutture per il lavaggio delle mani, attività di promozione per combattere la disinformazione in ambito sanitario e un’area di riposo per gli alunni e il personale che accusano malessere. Foto: Alain Nking/Oxfam. PREFAZIONE Nellie Kumambala, insegnante di scuola secondaria, Lumbadzi, Malawi. Ho sempre desiderato diventare insegnante. Mio padre, deceduto nel 2015, ha insegnato matematica per tutta la vita: è stato la mia fonte di ispirazione, è lui che mi ha trasmesso il desiderio di fare l’insegnante. Insegno da 19 anni. Anche le mie sorelle svolgono la stessa professione. Siamo una famiglia di insegnanti! Lavoro alla scuola secondaria comunitaria della mia zona. Gli alunni della scuola provengono da famiglie poverissime; molti di loro percorrono lunghe distanze a piedi perché non hanno scuole vicino a casa. Sono tanti quelli che arrivano a scuola a stomaco vuoto, il che è un problema ai fini dell’apprendimento. Nella nostra scuola abbiamo il problema delle aule fatiscenti e della scarsità di libri di testo e di materiali didattici: li usiamo a turno. Nel corso degli anni ho visto tanti ragazzi e ragazze intelligenti che ottengono ottimi voti pur provenendo da contesti di povertà. Ricordo Chimwemwe Gabisa, un’alunna bravissima in matematica, la migliore che io abbia mai avuto. Ha terminato la scuola secondaria ma non ha potuto andare al college per mancanza di fondi. Ho visto le costose scuole private che ci sono in città, frequentate da figli delle famiglie ricche: queste scuole hanno delle ottime strutture. Non mi sembra giusto che per gli alunni di una scuola statale debba essere tanto più difficile ricevere un’istruzione. L’assistenza per aiutarli nel loro percorso didattico è scarsissima. Questo rapporto di Oxfam mi ha rivelato l’enormità del divario tra ricchi e poveri nel mondo: pochissime persone possiedono tantissimo, mentre tantissime altre hanno molto poco. Com’è possibile che Dio permetta questo? Io pago tutti i mesi le imposte sul mio modesto stipendio. Non capisco perché coloro che hanno tutto si sottraggono al dovere di pagare le proprie e quindi di contribuire a finanziare lo sviluppo. Se ci fosse più denaro, nella nostra scuola potremmo fare tante cose: potremmo fornire agli alunni la colazione e i libri di testo, aiutarli a far fronte alle necessità di base come acquistare le divise scolastiche e altre cose, ad esempio i quaderni per gli esercizi. In breve, potremmo dare loro migliori opportunità di vita. Sarebbe fantastico se potessimo fare tutto questo. Nick Hanauer, imprenditore e investitore nel capitale di rischio. Sono un professionista del capitalismo. Ho avviato o fondato 37 società e sono stato il primo investitore esterno di Amazon. In questi decenni di esperienza di capitalismo di mercato, la principale lezione che ho imparato è che moralità e giustizia sono le premesse fondamentali della prosperità e della crescita economica. L’avidità non lo è. Il problema è che quasi tutti i personaggi autorevoli, dagli economisti ai politici e ai media, ci dicono il contrario. L’ attuale crisi di disuguaglianza è conseguenza diretta di un fallimento morale. Una società basata sull’esclusione, su un’estrema disuguaglianza e sull’enorme ricchezza per pochi può sembrare solida e imprescindibile oggi, ma col tempo è destinata a crollare. Prima o poi la gente scenderà in piazza con i forconi, e il caos che ne deriverà non gioverà a nessuno: né ai ricchi come me, né ai più poveri che hanno già perso tutto. Per scongiurare questa crisi esistenziale dobbiamo ripudiare il credo neoliberista che premia istantaneamente l’avidità a discapito del nostro futuro, sostituendolo con un nuovo modello economico: quello che Oxfam definisce “un’economia più umana”. Un’economia che riconosca giustizia e inclusione non come il risultato, bensì come la causa della prosperità economica. In una prospettiva di lungo termine, solo una società inclusiva può avere successo. Per costruire questo tipo di società è necessario che i più ricchi paghino una giusta quota di imposte; ma il rapporto Oxfam di quest’anno dimostra che allo stato attuale succede esattamente il contrario. Le aliquote fiscali più elevate a cui oggi sono soggette le persone e le imprese più ricche sono in realtà le più basse mai registrate negli ultimi decenni, e un livello senza precedenti di elusione ed evasione fiscale consente ai ricchi di pagare ancora meno del dovuto. Tale comportamento non ha alcuna giustificazione morale al di fuori del dogma neoliberista, ormai screditato, secondo cui se ognuno massimizza il proprio egoismo il mondo diventerà in qualche modo migliore. Non ha neppure alcuna giustificazione economica, anzi è vero il contrario: da un punto di vista economico si tratta di un comportamento controproducente poiché la gente comune, quella che traina un’economia prospera, si ritrova impoverita a tutto vantaggio dei conti bancari dei miliardari. Personalmente non ho alcun dubbio sul fatto che i soggetti più ricchi della nostra società possano e debbano pagare molte più imposte per contribuire alla costruzione di una società più equa e di un’economia più prospera. Come illustrato nel rapporto di Oxfam, se i nostri governi potessero praticare prelievi fiscali equi sui grandi patrimoni garantirebbero a tutti i bambini un’opportunità di futuro. Potremmo fare in modo che nessuno, né in India né nel mio Paese, gli Stati Uniti, viva con il terrore di ammalarsi perché non può permettersi di pagare le parcelle mediche. Potremmo, e dovremmo, usare questa ricchezza per costruire economie e società migliori e più eque. Le odierne teorie dell’ortodossia neoliberista ci insegnano che inclusione e giustizia sono un lusso, che salute e istruzione devono essere guidate dalle dinamiche del libero mercato e quindi rese disponibili solo a coloro che hanno le risorse finanziarie per pagarle, che una sempre minore imposizione fiscale sui più ricchi può solo giovare alla crescita economica. Ma si tratta di teorie false e antiquate. Se guardiamo alla realtà delle cose, la vera fonte della crescita economica e di una civiltà fiorente è il nostro senso di umanità, e non l’assenza di esso. Ciò costituisce un imperativo non soltanto per attivisti e accademici, bensì per tutti noi, inclusi i singoli miliardari. Il problema non è se possiamo permetterci o meno di metterlo in pratica: il problema è che non possiamo permetterci di non farlo. Gro Harlem Brundtland, membro fondatore di The Elders, Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dal 1998 al 2003 e prima donna a ricoprire la carica di Primo Ministro della Norvegia Come Oxfam mette in evidenza da cinque anni, il livello di disuguaglianza economica a cui oggi assistiamo ha assunto le dimensioni di una calamità. Dall’analisi di Oxfam risulta che 26 individui possiedono attualmente la stessa ricchezza dei 3,8 miliardi di persone che compongono la metà più povera dell’umanità; l’anno scorso erano 43. Il consenso politico riguardo alla necessità di far fronte alla disuguaglianza estrema è crescente, tanto da aver portato alla formulazione di uno specifico obiettivo di sviluppo sostenibile. Ora è però giunto il momento di passare ad azioni concrete. L’eccellente rapporto di Oxfam dal titolo “Bene pubblico o ricchezza privata?” promuove uno strumento pratico tramite il quale tutti i Paesi possono ridurre la disuguaglianza: la fornitura universale di servizi pubblici gratuiti. Il rapporto analizza in particolare l’ineguagliabile potere che i servizi pubblici come istruzione e sanità hanno nella lotta alla povertà, alla disuguaglianza e all’ingiustizia di genere. Sulla scorta della mia esperienza di Primo Ministro della Norvegia e Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, io appoggio in pieno questo messaggio. In molti Paesi i ricchi possono permettersi l’accesso a ottimi servizi sanitari ed educativi, mentre centinaia di milioni di persone comuni sono prive di assistenza sanitaria di importanza vitale o sprofondano nella povertà perché obbligate a pagare prezzi inaccessibili per potersi curare. Il peso di tale situazione grava in particolare sulle donne e sui bambini, due categorie più bisognose di servizi ma con minore accesso alle risorse finanziarie. In alcuni Paesi le donne povere vengono addirittura imprigionate negli ospedali insieme ai loro neonati perché dopo il parto non sono in grado di pagare le parcelle mediche. La soluzione a questo problema è semplice: servizi pubblici universali forniti a titolo gratuito dall’ente erogatore. Purtroppo, spesso i potenti interessi politici si oppongono a questo sicuro strumento di riduzione della disuguaglianza. Per superare tale opposizione e promuovere servizi pubblici equi è necessario un forte investimento, sia in termini di finanziamento pubblico che di capitale politico, da parte dei governi e dei leader politici. Si tratta di una scelta politica intelligente che oltre a migliorare gli indicatori sociali, accelerare la crescita economica e ridurre le disuguaglianze può anche rafforzare la coesione sociale e lasciare un’impronta duratura. Il primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo afferma che “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. A settant’anni dall’adozione di questo storico testo, il rapporto di Oxfam ribadisce con forza tale principio, ma con altrettanta forza ci ricorda anche che parole tanto belle non sono ancora state tradotte in realtà e che proprio questa è l’enorme sfida che ci attende. La lotta alla disuguaglianza rimane una delle tematiche più ardue al mondo, e la fornitura di servizi pubblici universali è un collaudato strumento con cui affrontarla. Dobbiamo agire subito contro la disuguaglianza estrema per costruire un futuro più equo, più sano e più felice per tutti, non soltanto per pochi. SINTESI DEL RAPPORTO. Fonti: Forbes, 2018 e nota metodologica1. Banca Mondiale, 2018a2. A. Shorrocks, J. Davies e R. Lluberas, 2018, Global Wealth Report 20183. N. Lustig, 20154. Nota metodologica5. RACCOMANDAZIONI CHIAVE 1- I governi devono prestare ascolto ai cittadini e adottare misure incisive per ridurre la disuguaglianza. Tutti i governi devono stabilire obiettivi e piani d’azione concreti per ridurre i divari economici, soggetti a precise scadenze e in coerenza con quanto stabilito dall’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG) n° 10 dell’Agenda2030 delle Nazioni Unite sulla riduzione della disuguaglianza all’interno e tra i Paesi. Tali piani devono comprendere azioni in tre aree: Erogare servizi sanitari ed educativi universali e gratuiti, mettendo fine alla privatizzazione dei servizi pubblici. Promuovere adeguate misure di protezione sociale per tutti e assicurare che l’erogazione dei servizi non acuisca il divario di genere, ma anzi possa fungere da livellatore a beneficio di donne e ragazze. 2-Riconoscere l’enorme lavoro di cura svolto dalle donne supportandole con la messa a disposizione di servizi pubblici che possano ridurre l’ammontare di ore di lavoro non retribuito a loro carico permettendo così un’emancipazione della propria vita professionale e politica. Investire in servizi pubblici quali acqua, elettricità e cura dell’infanzia per ridurre il tempo speso dalle donne per il lavoro non retribuito. 3. Porre fine a sistemi fiscali che avvantaggiano ricchi individui e grandi corporation, tassando in maniera equa la ricchezza e il capitale, e arrestando la corsa al ribasso sulla tassazione dei redditi individuali e di impresa. Contrastare inoltre pratiche di evasione ed elusione fiscale da parte di grandi corporation e individui facoltosi, e concordare a livello globale un nuovo set di regole fiscali più efficaci, dando pari voce ai Paesi in via di sviluppo. Mukesh Ambani si colloca al 19° posto nella lista Forbes 2018 dei miliardari ed è l’indiano più ricco. La sua residenza di Mumbai, un imponente edificio alto 174 metri, vale un miliardo di dollari ed è l’abitazione privata più costosa al mondo 6. Pratima vive in uno slum di Patna, nell’India orientale. Ha perso i suoi due gemelli a causa dei ritardi e della scarsità di risorse dell’ospedale locale. Le donne povere come Pratima sono obbligate a partorire senza adeguata assistenza ostetrica e sono quindi esposte al rischio di trascuratezza, complicazioni e morte dei nascituri. Jeff Bezos, fondatore di Amazon, è l’uomo più ricco del mondo e in base alla lista Forbes 2018 il suo patrimonio ammonta a 112 miliardi di dollari. Appena l’1% della sua ricchezza equivale a quasi l’intero budget sanitario dell’Etiopia, un Paese con 105 milioni di abitanti. Bezos ha recentemente dichiarato che ha deciso di investire nei viaggi spaziali perché non gli viene in mente un altro modo per spendere il proprio denaro7. Zay è operaio in una fabbrica di lavorazione dei gamberetti in Tailandia. I gamberetti che sguscia vengono forniti a grandi aziende di vendita al dettaglio come i supermercati Whole Foods, attualmente di proprietà di Amazon. Dopo aver sgusciato gamberetti per 12 o 13 ore, a fine turno, Zay è talmente esausto che non riesce quasi a muoversi. “Sfruttano i lavoratori”, dice. Zay è fortunato se riesce a guadagnare più di $ 15 al giorno. BENE PUBBLICO, NON RICCHEZZA PRIVATA Il caos e i rumori della straripante baraccopoli Kibera contrapposti alla calma ordinata del Royal Golf Club di Nairobi, inaugurato nel 1906. Foto di Johnny Miller. Il divario tra ricchi e poveri è lacerante per la società: ci impedisce di sconfiggere la povertà e di ottenere l’uguaglianza tra uomini e donne. Eppure la maggior parte dei leader politici non agisce per colmare questo pericoloso abisso. Ma un’alternativa esiste. La disuguaglianza non è inevitabile, è il risultato di precise scelte politiche8. Bisogna adottare misure concrete per porvi rimedio. Il presente rapporto analizza in particolare l’ineguagliabile potere che i servizi pubblici universali come istruzione e sanità possono avere nella lotta alla povertà e nella riduzione della disuguaglianza9. I servizi pubblici universali costituiscono le fondamenta di società libere ed eque. Se lo vogliono, i governi possono garantire a tutti i cittadini servizi pubblici di importanza vitale. È opinione sempre più condivisa10 che la ricchezza dei singoli e delle imprese non sia soggetta ad un’adeguata imposizione fiscale e che quest’ultima colpisca in modo sproporzionato i lavoratori. Per ogni dollaro di gettito fiscale, in media solo 4 centesimi provengono dalle imposte patrimoniali11. La ricchezza dei supermiliardari del mondo ha raggiunto livelli record12. Se fosse soggetta ad una tassazione più equa, a livello globale si potrebbe raccogliere denaro sufficiente a mandare a scuola tutti i bambini e a far sì che nessuno si riduca sul lastrico per pagare le cure mediche per la propria famiglia. Si potrebbe così costruire un’Economia più Umana, cioè un’economia più equa che attribuisce valore a ciò che conta veramente. I progressi nella lotta alla povertà rallentano spaventosamente. Una delle grandi conquiste degli ultimi decenni è stata l’enorme riduzione del numero di persone che vivono in estrema povertà, quantificata dalla Banca Mondiale in $1,90 pro-capite al giorno. Tuttavia, i nuovi dati della Banca Mondiale rivelano che dal 2013 il tasso di riduzione della povertà si è dimezzato13 e che la povertà estrema sta aumentando nell’Africa sub-sahariana. Nuove evidenze mostrano anche che gran parte dell’umanità non si è definitivamente affrancata dalla povertà: 3,4 miliardi di persone, pari a poco meno di metà della popolazione mondiale, sopravvivono con meno di $5,50 al giorno. Per la Banca Mondiale tale cifra costituisce la nuova soglia di povertà estrema nei Paesi a reddito medio- alto14, e secondo le sue stime sono le donne a trovarsi più frequentemente tra le persone più povere, soprattutto negli anni di fertilità riproduttiva, a causa del livello di lavoro di cura non retribuito che devono svolgere15. Tutto ciò è risultato diretto della disuguaglianza16 e del fatto che da decenni la prosperità affluisce in misura sproporzionata verso il vertice della piramide sociale. In base al World Inequality Report del 2018, tra il 1980 e il 2016 il 50% più povero dell’umanità ha ricevuto soltanto 12 centesimi per ogni dollaro di incremento del reddito globale, mentre l’1% più ricco si è aggiudicato 27 centesimi17. La conclusione è chiara: per sconfiggere la povertà bisogna combattere la disuguaglianza. “Nel corso della storia giunge il momento in cui l’umanità è chiamata ad elevarsi ad un nuovo livello di coscienza… a raggiungere un piano morale più elevato. Il momento in cui dobbiamo abbandonare la paura e infonderci speranza l’un l’altro. Quel momento è ora”. – Dr. Wangari Maathai, fondatrice del Green Belt Movement, Premio Nobel per la Pace 2004. “Se una società libera non può aiutare i molti che sono poveri, non può salvare i pochi che sono ricchi”. John F. Kennedy, Discorso di insediamento, 20 gennaio 1961. I costi umani della disuguaglianza sono devastanti. Oggi stesso… • 262 milioni di bambini non potranno andare a scuola19; • quasi 10.000 persone moriranno perché non hanno accesso a cure mediche20; • 16,4 miliardi di ore di lavoro di cura non retribuito saranno svolti prevalentemente da donne21. Oggi i governi si trovano di fronte ad una scelta ardua: consentire una vita dignitosa a tutti i cittadini o continuare a favorire la ricchezza estrema di pochi. Il boom dei miliardari nel mondo. Sono passati 10 anni da quando la crisi finanziaria ha scosso il mondo intero causando enormi sofferenze. In quest’arco di tempo la ricchezza dei più abbienti è cresciuta in misura esponenziale: • nei 10 anni successivi alla crisi finanziaria il numero di miliardari è quasi raddoppiato22; • solo nell’ultimo anno la ricchezza dei miliardari del mondo è aumentata di 900 miliardi di dollari (pari a 2,5 miliardi di dollari al giorno) mentre quella della metà più povera dell’umanità, composta da 3,8 miliardi di persone, si è ridotta dell’11%23; • oggi i miliardari sono più ricchi che mai, e tra il 2017 e il 2018 sono aumentati al ritmo di uno ogni due giorni24; • la ricchezza è sempre più concentrata in poche mani: l’anno scorso soltanto 26 individui (contro i 43 dell’anno precedente) ne possedevano tanta quanto la metà più povera dell’umanità, ossia 3,8 miliardi di persone25; • il patrimonio dell’uomo più ricco del mondo, Jeff Bezos (proprietario di Amazon) è salito a 112 miliardi di dollari. Appena l’1% di questa cifra equivale quasi all’intero budget sanitario dell’Etiopia, un Paese con 105 milioni di abitanti26; • se tutto il lavoro di cura non retribuito svolto dalle donne di tutto il mondo fosse fornito da un’azienda, questa avrebbe un volume d’affari annuo di 10.000 miliardi di dollari27, pari a 43 volte quello di Apple28. Roberta è una poliziotta e ha dato alla luce due gemelli presso il Kenyatta National Hospital di Nairobi. Purtroppo vi sono state molte complicazioni e i due neonati sono morti. Poiché non era in grado di pagare la parcella, Roberta è stata tenuta prigioniera in ospedale e le autorità si sono rifiutate di consegnarle i corpicini dei bambini finché non ha saldato il conto18. Mentre le loro fortune continuano ad aumentare, gli individui più ricchi e le società di cui sono proprietari godono anche di livelli di imposizione fiscale tra i più bassi degli ultimi decenni: 1.la ricchezza è particolarmente sottotassata. Solo 4 centesimi per ogni dollaro di gettito fiscale provengono da imposte patrimoniali; 2.nei Paesi ricchi, in media, la più alta aliquota di imposta sul reddito delle persone fisiche si è, in media, passata dal 62% nel 1970 al 38% nel 201331, mentre nei Paesi in via di sviluppo è pari al 28%32; • tenendo conto delle imposte dirette e indirette, in alcuni Paesi, come il Brasile33 e il Regno Unito,34 il 10% più povero della popolazione paga più imposte in proporzione al proprio reddito del 10% più ricco; 3.i Governi dovrebbero sforzarsi a raccogliere maggior gettito dai più ricchi, contribuendo in tal modo alla riduzione della disuguaglianza: ad esempio, se facessero pagare all’1% più ricco soltanto lo 0,5% in più di imposte sul proprio patrimonio, otterrebbero un gettito superiore alla somma necessaria per mandare a scuola tutti i 262 milioni di bambini che ancora non vi hanno accesso e fornire assistenza sanitaria in grado di salvare la vita a 3,3 milioni di persone35; 4.i super-ricchi occultano al fisco 7.600 miliardi di dollari36 e anche le grandi corporation trasferiscono enormi profitti verso paradisi fiscali societari: nell’insieme, ciò sottrae ai Paesi in via di sviluppo 170 miliardi di dollari all’anno37. “Finanziare l’istruzione dei bambini più poveri significa salvare vite e costruire il futuro del mondo”. – Illiassou Boubagar, ROTAB Alliance for Budget Transparency, Niger. “L’istruzione non è un modo per sfuggire alla povertà, bensì un modo per combatterla” – Julius Nyerere, padre fondatore e primo Presidente della Tanzania IL DIVARIO CHE MINACCIA DI LACERARE LA SOCIETÀ Autorevoli voci ammoniscono che in tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Brasile, dall’Europa alle Filippine, la disuguaglianza sta contribuendo ad avvelenare la vita politica. Negli ultimi anni assistiamo alla limitazione della libertà di parola e alla compressione di spazi democratici in molti Paesi del mondo41. Il Council on Foreign Relations ha evidenziato come il divario tra ricchi e poveri stia contribuendo ad alimentare l’autoritarismo42. Anziché impegnarsi per colmare il divario tra ricchi e poveri, alcuni leader cercano invece di denigrare i migranti, gli altri gruppi etnici, le altre nazioni, le donne e i poveri. Nei Paesi con un maggiore livello di disuguaglianza il clima di fiducia è più scarso43 e la criminalità è più elevata44. Le società più inique sono anche quelle “meno felici” e in cui persino lo stress e le patologie mentali mostrano livelli più elevati45. La disuguaglianza è sessista. Vi è una forte correlazione fra la disuguaglianza economica e quella di genere. Società più eque registrano condizioni di maggiore parità tra uomini e donne47. La disuguaglianza di genere non è casuale e non è una novità: le regole economiche sono state dettate da uomini ricchi e potenti per favorire i propri interessi. L’attuale modello economico neoliberista è andato oltre: tagli ai servizi pubblici, riduzione delle imposte a carico dei ricchi e delle imprese, corsa al ribasso in ambito salariale sono tutte misure che hanno colpito più duramente le donne degli uomini. Gli individui più ricchi del mondo sono prevalentemente uomini48. A livello globale le donne guadagnano il 23% in meno degli uomini49 e gli uomini possiedono il 50% in più della ricchezza detenuta dalle donne50. L’aspetto più significativo è che la nostra prosperità economica si fonda sul contributo enorme, ma non ufficialmente riconosciuto, dato dalle donne sotto forma di lavoro di cura non retribuito. “Recentemente ho fatto visita a una persona molto ricca in Brasile. Viveva in un bell’appartamento con enormi vetrate e panorami incredibili. Ma per entrare nell’edificio abbiamo dovuto passare tre controlli di sicurezza, e le finestre di casa erano munite di sbarre. Di certo pagano pochissime imposte, ma vivono in una gabbia. Io non potrei mai vivere così. In Danimarca forse pago più imposte, ma fuori dalla mia porta a Copenhagen ci sono solo fiori”. – Djaffar Shalchi, multimilionario danese e fondatore di The Human Act Foundation, che ha lanciato la campagna “Move Humanity”40 Le nostre economie si fondano su milioni di ore di lavoro di cura non retribuito. A causa di ingiuste consuetudini sociali, tale lavoro non retribuito è prestato quotidianamente soprattutto da donne e ragazze che si prendono cura di bambini, anziani e malati, cucinano, puliscono, attingono acqua e raccolgono legna per il fuoco. Se tutto il lavoro di cura non retribuito svolto dalle donne in tutto il mondo fosse appaltato ad un’unica impresa, questa avrebbe un volume d’affari annuo di 10.000 miliardi di dollari51, pari a 43 volte quello di Apple52. Si stima che nei Paesi a basso reddito il lavoro non retribuito fornito dalle donne nel solo settore sanitario valga all’incirca il 3% del PIL53. Questo genere di lavoro sottrae tempo alle donne, pregiudica la loro salute e non consente loro di avvalersi delle opportunità educative, politiche ed economiche. Il carico maggiore di lavoro non retribuito grava sulle donne povere. Se non adottiamo provvedimenti in merito, l’uguaglianza economica e di genere non diventerà mai realtà. Cifra calcolata sulla base dei ricavi annuali dichiarato da Apple nel 2017 (229,3 miliardi di dollari); ved. fonte nelle note di chiusura54. Nell’immagine: Rosalyn Martinez attinge acqua da una pompa nell’area di reinsediamento GMA nel nord di Tacloban, Filippine. Il sito è stato costruito come alloggio per le famiglie dopo il tifone Haiyan, ma molti dei residenti dichiarano di trovarsi ora in una situazione ancor più vulnerabile e di non avere a disposizione servizi essenziali come acqua pulita e sicura. Foto: Aurelie Marrier d’Unienville/Oxfam. La disuguaglianza ha anche implicazioni profonde sul futuro dei nostri figli e sulle loro opportunità di vivere una vita migliore e più lunga. Il talento è ovunque, le opportunità no. Dare a ogni bambino e bambina l’opportunità di studiare e di sfruttare al massimo i propri talenti: questo è il pilastro su cui si fonda una società più equa. In molti Paesi, tuttavia, non è il talento bensì la condizione economica della famiglia a determinare il destino educativo dei bambini. In Kenya il figlio di una famiglia ricca ha una possibilità su tre di continuare gli studi dopo la scuola secondaria, mentre una bambina appartenente a una famiglia povera ne ha una su 25055. Sempre in Kenya, il figlio di una famiglia ricca frequenterà la scuola in media il doppio degli anni rispetto a quello di una famiglia povera56. Negli Stati Uniti il sogno americano è ormai diventato un mito: oggi la mobilità sociale è più bassa di quanto non sia stata per decenni57. Questa realtà va a svantaggio dei singoli bambini, ognuno dei quali ha diritto all’istruzione, ma va anche a svantaggio della società nel suo complesso, poiché un’intera generazione di bambine e bambini dotati di talento, ma poveri, non possono realizzarsi e contribuire appieno al progresso umano. Bravi medici, insegnanti o imprenditrici restano a badare alle capre o ad attingere acqua. L’umanità si trova a fronteggiare sfide senza precedenti, e invece di mettere in campo i talenti di tutti stiamo sprecando questo potenziale a causa della disuguaglianza. Privati di una vita più lunga. Nella maggioranza dei Paesi, sia industrializzati che in via di sviluppo, le disponibilità finanziarie costituiscono il passaporto per una salute migliore e una vita più lunga; la povertà, al contrario, troppo spesso significa maggiore rischio di malattia e di morte precoce. In Nepal un bambino di una famiglia povera ha il triplo di possibilità di morire prima dei cinque anni rispetto a un bambino di una famiglia ricca59. In India l’aspettativa di vita di una donna della cosiddetta casta inferiore è di 15 anni più breve rispetto a quella di una donna della cosiddetta casta superiore61; in una delle zone più povere di Londra è sei anni più breve di quanto non sia in uno dei quartieri più ricchi, distanti solo poche miglia62. Nelle aree più ricche di San Paolo del Brasile l’aspettativa di vita è di 79 anni, mentre in una delle più povere è di soli 54 anni63. È difficile concepire un’ingiustizia peggiore di quella di vivere oltre venticinque anni di meno soltanto perché si è poveri. “Tra tutte le forme di disuguaglianza, l’ingiustizia nel campo della salute è la più spaventosa e disumana”60. – Martin Luther King Un’alternativa esiste. La disuguaglianza non è inevitabile. Nessuna legge economica stabilisce che i più ricchi debbano arricchirsi sempre di più mentre i poveri muoiono per mancanza di medicinali. Non ha alcun senso che così tanta ricchezza sia concentrata in così poche mani, quando tali risorse potrebbero invece essere usate per aiutare l’intera umanità. La disuguaglianza è il risultato di precise scelte politiche64. Questo rapporto è dedicato a uno degli strumenti più potenti che un governo può utilizzare per ridurre il divario tra super-ricchi e persone comuni: fornire servizi pubblici universali e tutela sociale finanziati attraverso un sistema di tassazione equo. IL POTERE DEI SERVIZI PUBBLICI NELLA LOTTA ALLA DISUGUAGLIANZA Insegnanti nelle classi. Infermieri e medici negli ospedali. Rubinetti che funzionano e toilette pulite. Una pensione minima alla fine di una vita di duro lavoro. Istruzione, salute, acqua, pensioni e assegni familiari a disposizione di tutti, indipendentemente da genere, casta, etnia o disabilità. Servizi pubblici e misure di protezione sociale come questi possono fungere da leve per l’uguaglianza, cambiare la vita delle persone e liberarne i potenziali, rendere le società più coese e colmare il divario tra ricchi e poveri, tra uomini e donne. I servizi pubblici possono portare alla vera libertà: libertà dalla paura di ammalarsi e non ricevere assistenza, libertà dall’analfabetismo che impedisce a così tante persone di partecipare attivamente e progredire nel vissuto quotidiano, libertà di essere consapevoli che noi e le nostre famiglie riceveremmo aiuto qualora ci trovassimo in situazioni difficili. Servizi pubblici e tutela sociale riducono la povertà e la disuguaglianza. Evidenze empiriche da 150 Paesi nell’arco di oltre trent’anni66 mostrano come, in generale, gli investimenti in salute, istruzione e protezione sociale riducano il divario tra ricchi e poveri. Un recente sondaggio in 13 Paesi in via di sviluppo ha rilevato che la spesa per istruzione e salute ha determinato il 69% della riduzione totale della disuguaglianza67. Se tutti gli alunni lasciassero la scuola dopo aver acquisito competenze di base nella lettura, 171 milioni di persone potrebbero affrancarsi dalla povertà estrema68. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) individua nella spesa pubblica per salute, istruzione e protezione sociale uno dei più importanti strumenti di cui i governi dispongono per ridurre la disuguaglianza e la povertà69. Tutti i componenti della società ne beneficiano sotto forma di minori livelli di criminalità, maggiore fiducia70, salute migliore e vite più lunghe e più felici71. I servizi pubblici possono rivelarsi un forte fattore di riequilibrio e consentire a tutti una vita dignitosa a prescindere dalla ricchezza o dal reddito. Le scuole possono divenire luoghi in cui alunni provenienti sia da famiglie ricche che povere fanno amicizia e in cui si abbattono le barriere della disuguaglianza. Gli ospedali possono essere luoghi in cui poveri e ricchi, senza distinzione, sanno che riceveranno le migliori cure disponibili a prescindere dalla possibilità di pagare. I servizi pubblici possono inoltre ridurre il divario tra donne e uomini. L’istruzione può aumentare l’autostima, le opportunità economiche e il potere decisionale delle donne72; un’assistenza sanitaria gratuita e di buona qualità è essenziale affinché donne e ragazze possano prendere decisioni autonome riguardo alla propria vita, abbiano migliori possibilità di sottrarsi alla povertà e corrano minori rischi di morire a causa di malattie prevenibili73. Condutture di acqua pulita risparmiano alle donne le molte ore di lavoro necessarie per attingerla e proteggono dalle malattie74. Al contrario, servizi pubblici scarsamente finanziati e di bassa qualità, che non tengono in considerazione le necessità delle donne e delle ragazze, possono accentuare il divario di genere. In India l’assistenza sanitaria di migliore qualità è alla portata soltanto di chi ha i mezzi per pagarla75. Il Paese è una delle principali destinazioni del turismo medico76, ma al contempo ha livelli di spesa pubblica sanitaria che si collocano tra i più bassi al mondo. Gli stati indiani più poveri hanno tassi di mortalità neonatale superiori a quelli dell’Africa sub-sahariana77. Sia il modo in cui vengono erogati i servizi come sanità ed istruzione, sia l’organizzazione del sistema pensionistico e di altri strumenti di welfare sono fondamentali ai fini della loro efficacia nel ridurre il divario tra ricchi e poveri. Negli ultimi decenni i servizi pubblici hanno fatto registrare notevoli risultati, specialmente nei Paesi in via di sviluppo. Dal 1990 in poi 2,6 miliardi di persone hanno ottenuto l’accesso ad acqua potabile78; l’iscrizione alla scuola primaria è ormai quasi universale nella maggior parte dei Paesi, con un’equa ripartizione tra maschi e femmine79; rispetto al 1990 si è dimezzato il tasso di mortalità infantile prima dei cinque anni80. Nonostante questi importanti passi avanti molta strada resta ancora da fare. Inoltre i progressi sono stati molti disuguali: nei Paesi in via di sviluppo i bambini delle famiglie più ricche hanno il 32% di probabilità in più di terminare la scuola primaria rispetto a quelli delle famiglie più povere81, e si stima che nei Paesi a reddito medio-basso muoiano ogni anno 3,6 milioni di persone per cause riconducibili al mancato accesso all’assistenza sanitaria82. I dati registrati in 137 Paesi in via di sviluppo indicano che nelle famiglie povere la possibilità che i bambini muoiano prima dei cinque anni è mediamente doppia rispetto a quanto accade nelle famiglie ricche83. In molti Paesi le scuole e gli ospedali pubblici soffrono spesso di carenza sia di personale che di fondi, e il loro livello qualitativo è basso; riescono ad andare avanti grazie all’impegno di insegnanti, medici e personale infermieristico. La protezione sociale è spesso carente e non garantita a molte persone che ne avrebbero bisogno, e troppo spesso i servizi ignorano le specifiche necessità delle donne. Questi servizi pubblici di scarsa qualità finiscono per accentuare la disuguaglianza. Per molto tempo diverse istituzioni tra cui la Banca Mondiale hanno preso posizione in favore di servizi pubblici limitati e ridotti al minimo, mentre il settore privato era spesso considerato un fornitore migliore. Si sosteneva che i singoli individui dovevano pagare l’accesso a scuole e ospedali, che i servizi dovevano essere organizzati in base ai meccanismi di mercato e che la protezione sociale doveva essere molto limitata e destinata soltanto alle persone poverissime85. Questo tipo di retorica, di programmazione e di opinione in parte mutando, specialmente nell’FMI86, ma sul piano pratico i cambiamenti sono più lenti. Un’aggravante è rappresentata dall’influenza che le élite esercitano sulla politica e sui governi, deviando la spesa pubblica nella direzione sbagliata e facendo sì che di essa beneficino i già abbienti anziché coloro che ne hanno maggiormente bisogno87. L’obiettivo: servizi gratuiti e di qualità per tutti. Passiamo ora ad esaminare che cosa funziona. Per ridurre più efficacemente il divario tra ricchi e poveri, i servizi pubblici devono possedere determinati requisiti: universalità, gratuità, carattere pubblico, “Basta così poco denaro per salvare così tante vite. Se i più ricchi pagassero le giuste imposte non sarebbero soltanto i poveri a beneficiarne, ma anche le famiglie e l’economia. Per esempio, se un bambino povero ha problemi agli occhi e riceve le cure necessarie, potrà continuare ad andare a scuola, imparare di più, ottenere un’istruzione superiore e un futuro migliore”. – Dr Lê thị Cẩm Than, Vice-direttore dell’Ospedale Oculistico governativo della provincia di Can Tho ‘, Vietnam. Costa Rica, Tailandia, Sri Lanka e altre nazioni hanno dimostrato che i servizi pubblici universali possono essere alla portata dei Paesi in via di sviluppo88. In Europa Occidentale la protezione sociale e i servizi pubblici universali hanno svolto un ruolo chiave nella costruzione delle strutture statali e nazionali89. Cercando di raggiungere soltanto i più poveri si ottiene spesso l’effetto contrario, ossia quello di escludere molti di coloro che dovrebbero beneficiare dell’assistenza. In Indonesia, ad esempio, i programmi mirati di protezione sociale escludono il 93% di coloro che ne avrebbero diritto90. Erogazione gratuita.I contributi sanitari a carico dei pazienti possono diventare una questione di vita o di morte. Ogni anno molte persone muoiono o soffrono inutilmente perché non possono permettersi di pagare le cure mediche e 100 milioni di persone cadono in estrema povertà a causa dei costi della sanità91. In Paesi come il Kenya, la Repubblica Democratica del Congo (RDC) e l’India, talvolta i poveri sono tenuti prigionieri negli ospedali finché non riescono a pagare, e in alcuni casi vengono addirittura incatenati92. Da uno studio effettuato nella RDC nel 2016, per un periodo di sei settimane, è risultato che il 54% delle partorienti è stato trattenuto in ospedale per non aver pagato il contributo sanitario. In molti casi le mamme e i neonati restano imprigionati per mesi e viene loro negata la continuità delle cure mediche finché non hanno saldato le parcelle93. Qualcosa di analogo accade anche in campo educativo: le rette scolastiche possono essere un deterrente della frequenza scolastica degli alunni, in particolare di bambine e ragazze94. Quando i servizi pubblici sono soggetti a pagamento, le più svantaggiate sono le donne e le ragazze: in molte società il loro basso status sociale e l’impossibilità di gestire le finanze fanno sì che esse siano le ultime a beneficiare di servizi educativi o sanitari95. Servizi pubblici, non privati. Per ottenere risultati positivi, i Paesi devono ampliare la fornitura pubblica dei servizi: quando questi sono strutturati in modo efficiente, la loro portata e l’impatto sulla riduzione della povertà non hanno paragoni96. I Paesi in via di sviluppo con esperienze di successo hanno dimostrato il potenziale e la capacità dei servizi pubblici di essere universali e a favore dei poveri. Nei Paesi poveri che più si stanno impegnando per contrastare la piaga delle donne povere che muoiono di parto, il 90% dell’assistenza è fornito dal settore pubblico97. La Banca Mondiale e alcuni governi donatori guardano con favore alla possibilità di ricorrere a partenariati pubblico-privati (PPP)98 e alla fornitura di servizi da parte di privati in alternativa ai servizi finanziati dallo Stato. Le ricerche condotte da Oxfam99 e da altre ONG100 hanno tuttavia chiaramente dimostrato che istruzione, salute e altri servizi pubblici erogati da privati e finanziati tramite PPP non rappresentano “La mia aspirazione è che la salute non sia più vista come una benedizione da desiderare, ma come un diritto umano per cui lottare.” – Kofi Annan. “Le carenze nell’istruzione di base [in India] non possono essere risolte aumentando le scuole private, che non sono state in grado di svolgere questa funzione in nessun altro luogo.” – Amartya Sen, economista e Premio Nobel un’alternativa valida alla fornitura degli stessi servizi da parte dei governi; al contrario, accentuano la disuguaglianza e prosciugano le entrate governative. Oggi persino l’FMI mette in guardia dai considerevoli rischi fiscali insiti nel ricorso ai PPP101. Nel 2002 la Tailandia ha istituito la copertura sanitaria universale per la sua popolazione (65 milioni di persone) che aveva un reddito pro-capite simile a quello degli Stati Uniti nel 1930102. Il governo tailandese dà lavoro a 180.000 infermieri103 e 50.000 dottori104. Più dell’80% dell’intera assistenza è fornito dallo Stato. I servizi sanitari di qualità, finanziati tramite imposizione fiscale progressiva, sono disponibili gratuitamente a tutti gli abitanti e vanno particolarmente a vantaggio dei più poveri105. A favore delle donne. I governi dovrebbero dare priorità ai servizi che rivestono maggiore importanza per le donne, tra cui quelli che riducono il carico di lavoro di cura non retribuito e che potrebbero promuovere l’occupazione femminile. I governi dovrebbero collaborare con le organizzazioni per i diritti delle donne al fine di garantire che i servizi producano gli effetti desiderati a favore delle donne. Servizi pubblici ben organizzati possono essere un’arma per lottare contro gli stereotipi consolidati riguardanti il ruolo delle donne e degli uomini, e non per rafforzarli; l’istruzione può dare alle ragazze il potere di combattere la disuguaglianza anziché accettarla. Responsabilità verso gli utenti. Per contrastare efficacemente la disuguaglianza economica tramite i servizi pubblici sono necessari senso di responsabilità nei confronti degli utenti e rispondenza ai loro bisogni. In molti Paesi Oxfam collabora con i propri alleati a sostegno dei cittadini per chiedere servizi migliori e maggiore responsabilità. Dal 2011 in poi, in Mozambico, gli alleati di Oxfam hanno monitorato la spesa relativa a istruzione, sanità e altri servizi pubblici portando in tal modo a loro miglioramenti106. In Pakistan 24 milioni di bambini non frequentano la scuola. Solo il 15% delle ragazze povere che vivono in aree rurali termina la scuola primaria. Per far fronte a questo fenomeno, lo stato del Punjab non costruisce nuove scuole pubbliche bensì investe in un partenariato pubblico-privato (PPP) il cui scopo principale è quello di far tornare ai banchi di scuola maggior numero possibile tra i 5,5 milioni di bambini del Punjab esclusi dal sistema scolastico107. Uno studio108 condotto da Oxfam su questo PPP educativo ha appurato che solo l’1,3% degli alunni delle scuole private analizzate era precedentemente non scolarizzato. Le seguenti dichiarazioni sono state fornite da dirigenti di scuole private intervistati nell’ambito della ricerca: “Nella nostra scuola non ci sono bambini [precedentemente] non scolarizzati. Quelli presenti nella comunità non vogliono studiare e potrebbero rappresentare una perdita di tempo per noi”. “I poveri frequentano le scuole governative di zona. Non possono permettersi di sostenere spese scolastiche. Noi titolari della scuola non possiamo inserire in questa scuola i poverissimi insieme agli altri bambini. Non facciamo beneficienza; dal PPP otteniamo risorse finanziarie limitate, e anch’io devo guadagnarmi da vivere con questo lavoro”. Una questione di equità: tassare di più chi può permettersi di pagare di più. Al giorno d’oggi gli individui e le imprese più ricchi sono soggetti ad un’imposizione fiscale inferiore alla loro reale capacità contributiva. In molti Paesi ricchi sono state ridotte le aliquote più alte delle imposte sui redditi delle persone fisiche e quelle delle imposte di successione e sui redditi d’impresa110. Se la situazione si invertisse, quasi tutti i governi avrebbero risorse sufficienti a fornire servizi pubblici universali. Le entrate fiscali addizionali fornite dalle persone più ricche nei Paesi avanzati potrebbero essere usate anche per aiutare i Paesi più poveri attraverso maggiori aiuti internazionali. In molti Paesi ricchi sono state ridotte o eliminate le imposte sulla ricchezza, come l’imposta di successione o quella sui redditi da capitale, raramente applicate nei Paesi in via di sviluppo. Tali imposte sono spesso attaccate e messe sotto accusa da commentatori e politici ostili111 nonostante sia ormai evidente che riguardano principalmente i più ricchi e non i comuni cittadini112. Evoluzione delle entrate fiscali 2007–2015 (in % sul PIL) .Calcoli di Oxfamin base a dati OCSE disponibili per 35 Paesi OCSE e 43 non OCSE (media non ponderata)113. I valori sull’asse sono % di PIL aggregato. I governi hanno ridotto nel lungo periodo sia le aliquote massimali delle imposte sui redditi delle persone fisiche, sia quelle delle imposte sui redditi d’impresa. Solo nel 1980, negli Stati Uniti l’aliquota più alta dell’imposta sui redditi delle persone fisiche era del 70% mentre oggi è del 37%114, cioè quasi la metà. Inoltre, grazie a svariate esenzioni e scappatoie, le aliquote a carico dei più ricchi e delle imprese sono di fatto ancora più basse. Di conseguenza, in alcuni Paesi i più ricchi pagano le imposte più basse dell’ultimo secolo. In America Latina, per esempio, l’aliquota effettiva per il 10% di percettori di redditi più elevati è solo del 4,8%115. Tenendo conto sia delle imposte sui redditi che di quelle sui consumi (IVA, imposta sul valore aggiunto), in alcuni Paesi il 10% più ricco della popolazione paga meno imposte, in proporzione al proprio reddito, del 10% più povero La situazione è aggravata da livelli industriali di elusione fiscale da parte dei super-ricchi e delle imprese. I primi occultano al fisco almeno 7.600 miliardi di dollari evitando così di pagare, secondo le stime, 200 miliardi di dollari di imposte118. Mentre milioni di rifugiati si vedono rifiutare un riparo sicuro, i super-ricchi possono acquistarsi la cittadinanza in uno qualsiasi dei vari Paesi che offrono un livello minimo di imposizione fiscale e di controllo sui loro patrimoni119. Solo per quanto riguarda l’Africa, si ritiene che il 30% della ricchezza privata sia stata trasferita offshore, sottraendo ai governi africani un gettito fiscale stimato in 15 Nel mio ufficio sono probabilmente quello che paga meno imposte”. Il miliardario Warren Buffet dichiara di essere soggetto ad un’aliquota fiscale effettiva inferiore a quella degli impiegati del suo ufficio, inclusa la sua segretaria 117 miliardi di dollari120. Grazie ad un esercito di consulenti, le compagnie multinazionali sfruttano le scappatoie delle normative fiscali per trasferire i profitti nei paradisi fiscali societari e ridurre il proprio carico fiscale; si stima che per i Paesi in via di sviluppo ciò comporti la perdita di ulteriori 100 miliardi di dollari di imposte sui redditi d’impresa121. L’FMI ha dimostrato l’esistenza di un notevole potenziale di ulteriori entrate fiscali fornite dai ricchi e dalle imprese122. In netto contrasto con l’opinione comune, tale ulteriore prelievo non nuocerebbe all’economia123; al contrario, sempre più evidenze mostrano come a nuocere all’economia sia invece la mancata ridistribuzione di risorse124. In Colombia, ad esempio, il 10% delle entrate fiscali proviene dalle imposte patrimoniali125: nel 2015 è stata introdotta un’imposta su tutti i patrimoni superiori a un miliardo di pesos colombiani, equivalenti a 315.000 dollari126. Riduzione della contribuzione fiscale dei ricchi e delle corporation 127. Fonte: Scheve and Stasavage (2016)128 per le imposte sui redditi delle persone fisiche e le imposte di successione. Tax Foundation per le imposte sui redditi d’impresa129. Campione di 20 Paesi ricchi Le politiche fiscali hanno il potenziale di ridurre non solo il divario tra ricchi e poveri ma anche la disuguaglianza tra uomini e donne. Ma l’attuale sistema fiscale globale, basato prevalentemente su imposte indirette come l’IVA, trasferisce l’onere sugli individui e sulle famiglie più poveri e in particolare sulle donne. Quest’ultimo aspetto non è affatto casuale: le donne più povere sono infatti i soggetti meno influenti per quanto riguarda le decisioni in materia fiscale e hanno le minori opportunità di chiedere conto ai governi del loro operato. Se non si affronta adeguatamente il problema della bassa imposizione fiscale a carico di coloro che hanno le maggiori possibilità contributive, la crisi della disuguaglianza resterà fuori controllo e non riusciremo a sconfiggere la povertà. Fonte: nota metodologica130. SCEGLIAMO IL BENE PUBBLICO, NON LA RICCHEZZA PRIVATA Gli odierni livelli di disuguaglianza e povertà sono il risultato di precise scelte politiche. Possiamo continuare a scegliere di favorire coloro che sono già ricchi oppure possiamo scegliere di combattere la disuguaglianza e porre fine alla povertà. Per procedere sul percorso di un mondo meno povero e disuguale, dobbiamo costruire un’Economia Umana in cui gli individui e le imprese più ricchi pagano la giusta quota di imposte e le preziose risorse che ne derivano sono usate per finanziare servizi pubblici e protezione sociale per tutti. Potremmo così sottrarre alla povertà milioni di persone, liberarle dalla paura di ammalarsi e non permettersi le cure, consentire a tutti i bambini di esprimere il proprio potenziale e i propri talenti. Sarebbe un enorme passo avanti verso l’uguaglianza tra uomini e donne e potremmo creare società più sicure, più eque e più felici per i nostri figli e i figli dei nostri figli. La scelta sta a noi. I governi devono prestare ascolto ai cittadini e adottare misure incisive per ridurre la disuguaglianza. Tutti i governi devono stabilire obiettivi e piani d’azione concreti per ridurre i divari economici, soggetti a precise scadenze e in coerenza con quanto stabilito dall’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG) n° 10 dell’Agenda2030 delle Nazioni Unite sulla riduzione della disuguaglianza all’interno e tra i Paesi. Tali piani devono comprendere azioni in tre aree: 1-Erogare servizi sanitari ed educativi universali e gratuiti, mettendo fine alla privatizzazione dei servizi pubblici. Promuovere adeguate misure di protezione sociale per tutti e assicurare che l’erogazione dei servizi non acuisca il divario di genere, ma anzi possa fungere da livellatore a beneficio di donne e ragazze. 2-Riconoscere l’enorme lavoro di cura svolto dalle donne supportandole con la messa a disposizione di servizi pubblici che possano ridurre l’ammontare di ore di lavoro non retribuito a loro carico permettendo così un’emancipazione della propria vita professionale e politica. Investire in servizi pubblici quali acqua, elettricità e cura dell’infanzia per ridurre il tempo speso dalle donne per il lavoro non retribuito. 3-Porre fine a sistemi fiscali che avvantaggiano ricchi individui e grandi corporation, tassando in maniera equa la ricchezza e il capitale, e arrestando la corsa al ribasso sulla tassazione dei redditi individuali e di impresa. Contrastare inoltre pratiche di evasione ed elusione fiscale da parte di grandi corporation e individui facoltosi, e concordare a livello globale un nuovo set di regole fiscali più efficaci, dando pari voce ai Paesi in via di sviluppo. NOTE Se non diversamente specificato, la consultazione di tutti i link è aggiornata al mese di ottobre 2018. 1 Forbes, The World’s Billionaires. https://www.forbes.com/billionaires/list/, 2018; P. Espinoza Revollo et al., Bene pubblico o ricchezza privata? Nota metodologica, 2019, http://dx.doi.org/10.21201/2019.3651 2 Banca Mondiale, Poverty and Shared Prosperity, 2018a. http://www.worldbank.org/en/publication/poverty-and-shared-prosperity 3 A. Shorrocks, J. Davies e R. Lluberas, Global Wealth Report 2018, Credit Suisse, 2018. https://www.credit-suisse.com/corporate/en/research/research-institute/globalwealth-report.html 4 N. Lustig, The Redistributive Impact of Government Spending on Education and Health: Evidence from 13 Developing Countries in the Commitment to Equity Project, 201 5.https://www.imf.org/en/Publications/Books/Issues/2018/02/26/Inequality-andFiscal-Policy-42811 5 P. Espinoza Revollo et al., Bene pubblico o ricchezza privata? Nota metodologica, op. cit., 2019. 6 M. Hanrahan, Antilia: Inside Mukesh Ambani’s 27-Story Mumbai Residence, The World’s First $1 Billion Home (PHOTOS), The Huffington Post, 18 maggio 2012. https://www.huffingtonpost.in/entry/antilia-inside-mukesh-expensive-homemumbai_n_1527703 7 M Döpfner, Jeff Bezos reveals what it’s like to build an empire and become the richest man in the world — and why he’s willing to spend $1 billion a year to fund the most important mission of his life. Business Insider; Forbes, The World’s Billionaires, 201 8.https://www.forbes.com/billionaires/list/. Per i calcoli relativi al bilancio sanitario dell’Etiopia cfr.: P. Espinoza Revollo et al. Bene pubblico o ricchezza privata? Nota metodologica. http://dx.doi.org/10.21201/2019.3651 8 J.D. Ostry, P. Loungani e A. Berg, Confronting Inequality: How Societies Can Choose Inclusive Growth, Colombia (di prossima pubblicazione). 9 I precedenti rapporti di Oxfam hanno analizzato altri fattori chiave della lotta alla disuguaglianza, tra cui lavoro e salari (Ricompensare il lavoro, non la ricchezza):https://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2018/01/Rapporto-Davos2018.-Ricompensare-il-Lavoro-Non-la-Ricchezza.pdf, il ripensamento dell’attuale modello economico (Un’economia per il 99%): https://www.oxfamitalia.org/wpcontent/uploads/2017/01/Rapporto-Uneconomia-per-il-99-percento_gennaio2017.pdf, il condizionamento politico esercitato dalle élite (Un’economia per l’1%): https://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2016/01/Rapporto-Oxfam-Gennaio2016_-Un-Economia-per-lunopercento.pdf 10 Cfr. ad es. J. Brumby e M. Keen, Game-Changers and Whistle-Blowers: Taxing Wealth, FMI, 13 febbraio 2018. https://blogs.imf.org/2018/02/13/game-changers-andwhistle-blowers-taxing-wealth/ e FMI Fiscal Monitor: Tackling Inequality, 2017, https://www.imf.org/en/Publications/FM/Issues/2017/10/05/fiscal-monitor-october2017 Cfr. inoltre The Economist, Overhaul tax for the 21st century, 9 agosto 2018, https://www.economist.com/leaders/2018/08/09/overhaul-tax-for-the-21st-century 11 Calcoli di Oxfam; ved. nota metodologica: P. Espinoza Ravollo, Bene pubblico o ricchezza privata? Nota metodologica, op. cit., 2019. 12 Ibid. 13 Banca Mondiale, Poverty and Shared Prosperity 2018, 2018a. http://www.worldbank.org/en/publication/poverty-and-shared-prosperity. La riduzione della povertà estrema nel periodo 1990-2015 è avvenuta a un tasso medio annuale dell’1%. Il tasso si è però ridotto del 40% nel periodo 2013-2015 ed è stimato in ulteriore rallentamento nel triennio 2015-2018. 14 Ibid. 15 Ibid. 16 Ibid, p. 24. In base alle proiezioni della Banca Mondiale, agli attuali tassi di crescita economica la povertà estrema non potrà essere eliminata entro il 2030 se non si riduce la disuguaglianza portando il reddito del 40% più povero della popolazione a crescere più velocemente di quello del restante 60%. Se non si riduce la disuguaglianza, anche raddoppiando i tassi di crescita economica circa il 3,7% della popolazione globale continuerà a vivere in condizioni di povertà estrema. 17 F. Alvaredo, L. Chancel, T. Piketty, E. Saez e G. Zucman, The World Inequality Report 2018, 2017. https://wir2018.wid.world/ 18 Standard Newspaper Kenya 2018 Double tragedy: Police woman loses twins, held in Nairobi West Hospital over Sh2.9 million bill. https://www.sde.co.ke/article/2001255156/double-tragedy-police-woman-loses-twinsheld-in-nairobi-west-hospital-over-sh2-9-million-bill 19 UNESCO, Global Education Monitoring Report 2017/8. Accountability in Education: Meeting our Commitments, 2017. http://unesdoc.unesco.org/images/0025/002593/259338e.pdf 20 M. Kruk et al., Mortality due to low-quality health systems in the universal health coverage era: a systematic analysis of amenable deaths in 137 countries, 2018, https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(18)31668-4/fulltext The Lancet, Volume 392, Ed. 10160, p.2203–2212: 3.6 million deaths were found to be due to lack of access to healthcare, or 9,863 per day, 17 novembre 2018. 21 L. Addati et al., Care work and care jobs for the future of decent work, Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), 28 giugno 2018. Disponibile all’indirizzo: https://www.ilo.org/global/topics/care-economy/care-for-fow/lang–en/index.htm. Le cifre si riferiscono ai 64 Paesi in cui sono state svolte indagini campionarie sull’impiego del tempo. Il campione complessivo è rappresentativo del 66,9% della popolazione mondiale quindi la cifra globale aggregata è verosimilmente molto più alta. Dai sondaggi è risultato che le donne svolgono in media il 75% del lavoro di cura non retribuito. 22 Nei 10 anni successivi alla crisi finanziaria il numero di miliardari è aumentato da 1.125 (2008) a 2.208 (2018). Per ulteriori dettagli consultare la nota metodologica: http://policy-practice.oxfam.org.uk/publications/private-wealth-or-public-good-620599 23 La ricchezza totale dei miliardari presenti nella lista Forbes sia nel 2017 che nel 2018 (circa 1.900) è aumentata di circa 900 miliardi di dollari in un anno, pari ad un aumento giornaliero di 2,5 miliardi di dollari. Per ulteriori dettagli consultare la nota metodologica: http://policy-practice.oxfam.org.uk/publications/private-wealth-or-publicgood-620599 24 A livello mondiale i miliardari sono più numerosi che mai. La lista Forbes 2018 ha registrato un aumento di 165 unità tra il 2017 e il 2018: sono entrati a farne parte 316 nuovi miliardari, oltre il doppio di quelli che ne sono usciti (151). Per ulteriori dettagli consultare la nota metodologica: http://policypractice.oxfam.org.uk/publications/private-wealth-or-public-good-620599 25 Calcoli di Oxfam in base ai dati Forbes, The World’s Billionaires 2018, op. cit e Credit Suisse, Global Wealth Databook, Credit Suisse, 2018. Per ulteriori dettagli consultare la nota metodologica: http://policy-practice.oxfam.org.uk/publications/private-wealthor-public-good-620599 26 A marzo 2018 la ricchezza di Jeff Bezos ammontava a 112 miliardi di dollari. Lista Forbes, op. cit. Per i calcoli relativi al bilancio sanitario dell’Etiopia: P. Espinoza Revollo, Bene pubblico o ricchezza privata? Nota metodologica, op. cit., 2019. 27 McKinsey Global Institute, The Power of Parity, 2015. Disponibile all’indirizzo: http://www.mckinsey.com/global-themes/employment-and-growth/how-advancingwomensequality-can-add-12-trillion-to-global-growth 28 Cifra calcolata sulla base del fatturato annuo dichiarato a bilancio da Apple nel 2017 (229,3 miliardi di dollari). Disponibile all’indirizzo: https://www.apple.com/newsroom/pdfs/fy17q4/Q4FY17ConsolidatedFinancialStatements.pdf 29 Banca Mondiale, Poverty and Shared Prosperity, op cit., 2018a. 30 P. Espinoza Revollo et al., Bene pubblico o ricchezza private? Nota metodologica, op cit., 2019 31 K. Scheve e D. Stasavage, Taxing the Rich: A History of Tax Fairness in the United States and Europe, Princeton University Press, 2016, https://doi.org./10.1515/9781400880379 32 Cifre tratte dal database dell’Indice di Contrasto alla Disuguaglianza (Commitment to Reducing Inequality Index) e relative a 122 Paesi in via di sviluppo. La media delle aliquote massime delle imposte sul reddito delle persone fisiche è 28,55%. 33 INESC, Mineração e (in)justiça tributária no Brasil’. Nota Técnica 184, 2015. 34 Ufficio Nazionale di Statistica, Effects of taxes and benefits on household income – Financial year ending 2017, 2018. https://www.ons.gov.uk/peoplepopulationandcommunity/personalandhouseholdfinanc es/incomeandwealth/datasets/theeffectsoftaxesandbenefitsonhouseholdincomefinanci alyearending2014, Tabella 14: redditi, imposte e indennità medi per decili di TUTTI I nuclei familiari (in ordine di reddito disponibile non rettificato), 2016/17. 35 P. Espinoza Revollo et al., Bene pubblico o ricchezza privata? Nota metodologica, op. cit., 2019. 36 G. Zucman, The Hidden Wealth of Nations, Chicago University Press, 2015. https://doi.org/10.7208/chicago/9780226245560.001.0001. Per una spiegazione dei meccanismi consultare la nota metodologica del rapporto Davos 2018 di Oxfam: D. Hardoon et al., Ricompensare il lavoro, non la ricchezza. Nota metodologica,2018, https://doi.org/10.21201/2017.1350. Alstadsaeter, J. Niels e G. Zucman,Tax Evasion and Inequality, 2017 https://doi.org/10.3386/w23772 37 A. Alstadsaeter et al., Tax Evasion and Inequality,ibid.,2017. 38 Calcoli di Oxfam basati su dati OCSE disponibili per 35 Paesi OCSE e 43 non-OCSE, anno 2015 (medie non ponderate). Statistiche OCSE sui redditi nazionali nei Paesi OCSE: tabelle comparative https://stats.oecd.org/viewhtml.aspx?datasetcode=REV&lang=en 39 G. Zucman, The Hidden Wealth of Nations, op cit, 2015. Per una spiegazione dei meccanismi consultare la nota metodologica del rapporto Davos 2018 di Oxfam: D. Hardoon et al. Ricompensare il lavoro, non la ricchezza.Nota metodologica, op. cit., 2018 40 Djaffar Salchi, corrispondenza privata con l’autore. 41 Civicus, The State of Civil Society Report, 2018, https://www.civicus.org/index.php/state-of-civil-society-report-2018 42 Council on Foreign Relations, Inequality and the rise of Authoritarianism, trascrizione del seminario con J.A. Goldstone, K.R. McNamara e S. Hamid, 23 febbraio 2017. https://www.cfr.org/event/inequality-and-rise-authoritarianism 43 E.D. Gould e A. Hijzen, Growing Apart, Losing Trust? The Impact of Inequality on Social Capital, Working Paper dell’FMI n° WP/16/176, 2016. https://www.imf.org/external/pubs/ft/wp/2016/wp16176.pdf 44 P. Fajnzylber, D. Lederman e N. Loayza, Inequality and Violent Crime. Journal of Law and Economics, 2002, 45(1):1–40. https://doi.org/10.1086/338347; R. Wilkinson e K. Pickett, The Spirit Level, Penguin, Londra, 2009. 45 R. Wilkinson e K. Pickett, The Inner Level, Penguin, Londra, 2018. 46 M. Chang, Women and Wealth: Insights for grantmakers. Asset Funders Network, 2015. https://www.mariko-chang.com/AFN_Women_and_Wealth_Brief_2015.pdf 47 FMI, Pursuing Women’s Economic Empowerment, 2018. https://www.imf.org/en/Publications/PolicyPapers/Issues/2018/05/31/pp053118pursuing-womens-economic-empowerment 48 Soltanto 244 dei 2.208 miliardari della lista Forbes sono donne (11%). Si stima che a livello globale gli uomini possiedano il 60% della ricchezza aggregata netta. Cfr. A. Shorrocks, J. Davies e R. Lluberas, Global Wealth Report 2018, Credit Suisse, 2018. https://www.credit-suisse.com/corporate/en/research/research-institute/global-wealthreport.html 49 UN Women, Turning Promises Into Action: Gender equality in the 2030 Agenda For Sustainable Development, 2018, http://www.unwomen.org//media/headquarters/attachments/sections/library/publications/2018/sdg-reportgender-equality-in-the-2030-agenda-for-sustainable-development-2018en.pdf?la=en&vs=5653 50 Quest’affermazione si basa sulle stime di Credit Suisse circa la quota di ricchezza maschile e femminile contenute nel Global Wealth Report 2018 (op. cit). 51 McKinsey Global Institute, The Power of Parity. op. cit., 2015. 52 Cifra calcolata sulla base del fatturato annuo dichiarato a bilancio da Apple nel 2017 (229,3 miliardi di dollari). Disponibile all’indirizzo: https://www.apple.com/newsroom/pdfs/fy17q4/Q4FY17ConsolidatedFinancialStatements.pdf 53 A. Langer et al., Women and Health: the key for sustainable development. The Lancet, 2015, 386(9999): 1165–210. https://doi.org/10.1016/S0140-6736(15)60497-4 B. Heilman et al., State of the World’s Fathers: Time for Action, Promundo, Sonke Gender Justice, Save the Children and MenEngage Alliance, 2017. https://sowf.mencare.org/ 54 Cifra calcolata sulla base del fatturato annuo dichiarato a bilancio da Apple nel 2017 (229,3 miliardi di dollari). Disponibile all’indirizzo: https://www.apple.com/newsroom/pdfs/fy17q4/Q4FY17ConsolidatedFinancialStatements.pdf 55 Cifre tratte dal Sondaggio Demografico e Sanitario 2014 del Kenya, tabelle 3.2.1 e 3.2.2. Solo lo 0,4% delle giovani appartenenti al quintile più povero (in termini patrimoniali) prosegue il percorso educativo dopo la scuola secondaria, contro il 35,7% dei ragazzi appartenenti al quintile più ricco. Ufficio Nazionale di Statistica del Kenya, Kenya Demographic and Health Survey 2014, 2015, https://dhsprogram.com/pubs/pdf/fr308/fr308.pdf. 56 Cifre tratte dal Sondaggio Demografico e Sanitario 2014, op. cit. In media, un bambino appartenente al quintile più ricco frequenta la scuola per 11,78 anni contro i 6,15 di un bambino appartenente al quintile più povero. 57 R. Wilkinson e K. Pickett, The Spirit Level. op. cit., 2009; J. Davis e B. Mazumder, The Decline in Inter-Generational Mobility after 1980, Opportunity and Inclusive Growth Institute Working Paper, 2017, 17-21. https://www.minneapolisfed.org/institute/working-papers/17-21.pdf 58 Ministero della salute – MOH/Nepal, New ERA/Nepal e ICF, Nepal Demographic and Health Survey 2016, op cit., 2017. Tabelle 8.3, 3.3.1. e 3.3.2. Nel quintile più povero la mortalità al di sotto dei cinque anni è pari a 62 decessi per 1.000 nati, mentre nel quintile più ricco è di 24 decessi per 1.000 nati. 59 Ibid. 60 Commento tratto da una conferenza stampa di Martin Luther King a Chicago la notte di venerdì 25 marzo 1966: https://quoteinvestigator.com/2015/10/22/mlk-health/ 61 UN Women, Turning Promises Into Action, op. cit., 2018. 62 Ufficio Nazionale di Statistica, Life Expectancy at Birth and at Age 65 by Local Areas in the United Kingdom: 2006–08 to 2010–12, 2014. https://www.ons.gov.uk/peoplepopulationandcommunity/birthsdeathsandmarriages/life expectancies/bulletins/lifeexpectancyatbirthandatage65bylocalareasintheunitedkingdo m/2014-04-16#animated-maps-and-reference-tables. L’aspettativa di vita a Barking e Dagenham è di 77,5 anni, mentre a Kensington e Chelsea è di 83,7 anni. 63 Rede Nossa São Paulo, Mapa das Desigualdades de São Paulo 2016, 2017. Disponibile all’indirizzo: https://www.nossasaopaulo.org.br/arqs/mapa-dadesigualdade-completo-2016.pdf?v=1 64 J.D. Ostry et al., Confronting Inequality, op. cit. (di prossima pubblicazione). 65 P. Espinoza Revollo et al. (2019). Bene pubblico o ricchezza privata? Nota metodologica, op cit. 66 Dal 1970 al 2009. J. Martinez-Vazquez e B. Moreno-Dodson, The Impact of Tax and Expenditure Policies on Income Distribution: Evidence from a Large Panel of Countries, Georgia State University, 2014. 67 N. Lustig, The Redistributive Impact of Government Spending on Education and Health, Evidence from 13 Developing Countries in the Commitment to Equity Project, op. cit, 2015. 68 Segretariato GPE (Global Partnership for Education), 5 ways education can help end extreme poverty, 2016. https://www.globalpartnership.org/blog/5-ways-education-canhelp-end-extreme-poverty 69 FMI, Fiscal Monitor: Tackling Inequality, FMI, 2017. https://www.imf.org/en/Publications/FM/Issues/2017/10/05/fiscal-monitor-october2017 70 K.E.M. Uslaner e M. Brown, Inequality, Trust, And Civic Engagement. American Politics Research, Volume 33, 2005, https://jdoi.org/10.1177/1532673X04271903 71 R. Wilkinson e K. Pickett, The Spirit Level. op. cit., 2009 e Z. Yu e F. Wang, Income Inequality and Happiness: An Inverted U-shaped Curve. Front. Psychol., 2017. https://doi.org/10.3389/fpsyg.2017.02052 72 Cfr. ad es. I. İlkkaracan, K. Kim e T. Kaya, The Impact of Public Investment in Social Care Services on Employment, Gender Equality, and Poverty: The Turkish Case. Istanbul Technical University Women’s Studies Center in Science, Engineering and Technology e The Levy Economics Institute, 2015, http://www.levyinstitute.org/pubs/rpr_8_15.pdf; Q. Wodon, C. Montenegro, H. Nguyen e A. Onagoruwa, Missed Opportunities: The high cost of not educating girls, Banca Mondiale, 2018: https://openknowledge.worldbank.org/handle/10986/29956 73 Ibid. 74 Ibid. 75 Cfr. ad es. Medanta Hospital: https://www.medanta.org/ 76 ICICI Securities Ltd., World class health infra at competitive prices to fuel Indian medical tourism boom, 2017. http://content.icicidirect.com/mailimages/MedicalTourismFeb17.htm 77 Gli stati indiani dell’Uttar Pradesh e del Chhattisgarh hanno un tasso di mortalità neonatale rispettivamente di 64 e 54 decessi per 1.000 nati vivi, quindi più elevato di quello dell’Africa sub-sahariana (52 su 1.000). India National Family Health Survey 2015–16, http://microdata.worldbank.org/index.php/catalog/2949 African figure from https://data.worldbank.org/indicator/SP.DYN.IMRT.IN?locations=RW-ZG 78 OMS/UNICEF, Progress on sanitation and drinking water, 2015 update and MDG assessment, 2015. https://www.who.int/water_sanitation_health/monitoring/jmp-2015key-facts/en/ 79 Banca Mondiale, World Development Report 2018 – LEARNING to Realize Education’s Promise, 2018. http://www.worldbank.org/en/publication/wdr2018 80 A livello globale, il numero di bambini morti prima dei cinque anni è sceso dai 12,7 milioni del 1990 a 6,3 milioni nel 2013. Cfr. UNICEF, OMS, Gruppo Banca Mondiale e ONU, Levels and Trends in Child Mortality, 2017. https://data.unicef.org/resources/levels-trends-child-mortality-2017/ 81 Banca Mondiale, World Development Report 2018, op. cit., 2018. http://www.worldbank.org/en/publication/wdr2018 82 M. Kruk et al., Mortality due to low-quality health systems in the universal health coverage era, op. cit., 2018. 83 F. Chao, D. You, J. Pedersen, L. Hug e L. Alkema, National and regional under-5 mortality rate by economic status for low-income and middle-income countries: a systematic assessment. Lancet Global Health, 6(5):535–47, 2018. https://doi.org/10.1016/S2214-109X(18)30059-7/fulltext 84 V. Esquival e A. Kaufmann, Innovations in Care: New Concepts, New Actors, New Policies, Friedrick-Ebert-Stiftung, 2017. http://library.fes.de/pdf-files/iez/13282.pdf 85 Cfr. ad es. Banca Mondiale, World Development Report 2004: Making Services Work for Poor People, 2003 https://openknowledge.worldbank.org/handle/10986/5986 86 FMI, Fiscal Monitor: Tackling Inequality. op. cit., 2017 e C. Mariotti et al., Great expectations: is the IMF turning words into action on inequality?, https://www.oxfam.org/en/research/great-expectations-imf-turning-words-actioninequality, Oxfam International, 2017. 87 Banca Mondiale, Making Services Work for Poor People, op. cit., 2003, p. 38-39. 88 B. Emmett, In the Public Interest, Rapporto Oxfam, 2007. https://policypractice.oxfam.org.uk/publications/in-the-public-interest-health-education-and-waterand-sanitation-for-all-112528 89 Barker 1944 in S. Van de Walle and Z. Scott, The role of public services in State and Nation-building: Exploring lessons from European History for Fragile States, 2009. Governance and Social Development Resource Centre, https://repub.eur.nl/pub/17084/ 90 Analisi di Development Pathways from Indonesia’s National Socio-Economic Survey (SUSENAS), 2015. 91 OMS e Banca Mondiale, Tracking Universal Health Coverage: 2017 Global Monitoring Report, 2017 http://www.who.int/healthinfo/universal_health_coverage/report/2017/en/ 92 R. Yates, Hospitals That Act as Modern-day Debtor Prisons Deny Rights and Dignity, Chatham House, 2017. https://www.chathamhouse.org/expert/comment/hospitals-actmodern-day-debtor-prisons-deny-rights-and-dignity 93 Ibid. 94 UNESCO, Education For All 2000-2015: Achievements and challenges, 2015a. https://en.unesco.org/gem-report/report/2015/education-all-2000-2015-achievementsand-challenges 95 R.B. Kattan e N. Burnett, User Fees In Primary Education, 2004. http://siteresources.worldbank.org/EDUCATION/Resources/2782001099079877269/547664-1099079993288/EFAcase_userfees.pdf; Banca Mondiale e P. Nanda, Gender Dimensions Of User Fees: Implications For Women’s Utilization Of Health Care. Reproductive Health Matters, 2002, 10(20):127-34. https://doi.org/10.1016/S0968-8080(02)00083-6 96 P. Espinoza Revollo, Bene pubblico o ricchezza privata? Nota metodologica, Oxfam, op. cit., 2019; A. Marriott, Blind Optimism: Challenging the myths about private healthcare in poor countries, Oxfam, 2009 https://policypractice.oxfam.org.uk/publications/blind-optimism-challenging-the-myths-aboutprivate-health-care-in-poor-countries-114093; B. Emmett, In the Public Interest, op. cit. 97 P. Espinoza Revollo et al., Ibid., 2019. 98 Cfr. ad es. H. Patrinos et al., The role and impact of public private partnerships in education, Banca Mondiale, 2009. https://ppp.worldbank.org/public-privatepartnership/library/role-and-impact-public-private-partnerships-education 99 M. Afridi, Equity and Quality in an education public private partnership, Research Paper Oxfam, 2018, https://www.oxfam.org/en/research/equity-and-quality-educationpublic-private-partnership-0 e A. Marriott, A Dangerous Diversion: Will the IFC flagship PPP bankrupt Lesotho’s Ministry of Health, Briefing Note Oxfam, 2014, https://www.oxfam.org/sites/www.oxfam.org/files/bn-dangerous-diversion-lesothohealth-ppp-070414-en.pdf 100 Cfr.ad es. Eurodad, History RePPPeated: How Public Private Partnerships are Failing, 2018, https://eurodad.org/HistoryRePPPeated e A. Marriott, A Dangerous Diversion. op. cit., 2014. 101 T.C. Irwin, How to Control the Fiscal Costs of Public-Private Partnerships, Fondo Monetario Internazionale (FMI), How To Notes, 16 ottobre 2018. Disponibile all’indirizzo https://www.imf.org/en/Publications/Fiscal-Affairs-Department-How-ToNotes/Issues/2018/10/17/How-to-Control-the-Fiscal-Costs-of-Public-PrivatePartnerships-46294 102 Calcoli Oxfam basati su dati del database degli Indicatori Mondiali di Sviluppo (WDI) della Banca Mondiale. I valori delPIL pro-capite della Tailandia sono stati convertiti da $ a parità di potere d’acquisto (PPA) 2011 in $ a PPA 1990 moltiplicando ogni valore del PIL reale in $ a PPP 2011 per il rapporto tra il PIL pro-capite 2011 in $ a PPA 2011 e il PIL pro-capite 2011 in $ correnti. Si noti che questa è soltanto un’approssimazione ideale al PIL reale pro-capite in $ PPA 1990. I valori del PIL USA sono tratti da J. Bolt, M. Timmer e J. Luiten van Zanden, GDP per capita since 1820, OCSE, 2014. https://www.oecd-ilibrary.org/economics/how-was-life/gdp-per-capitasince-1820_9789264214262-7-en; P. Espinoza Revollo, Bene pubblico o ricchezza privata? Nota metodologica, op. cit, 2019. 103 V. Tangcharoensathien, W. Witthayapipopsakul, W. Panichkriangkrai, W. Patcharanarumol e A. Mills, Health systems development in Thailand: a solid platform for successful implementation of universal health coverage. The Lancet, 2018, 391(10126):1205–23, https://www.doi.org.10.1016/S0140-6736(18)30198-3 104 Ambasciata dei Paesi Bassi a Bangkok, Life Sciences and Health in Thailand, 2018.Ministero degli Affari Esteri, https://www.netherlandsworldwide.nl/binaries/ennederlandwereldwijd/documents/publications/2018/04/18/factsheet-life-sciences-health-in-thailand/Thailand+-+Factsheet+Life+Sciences+%26+Health.pdf 105 V. Tangcharoensathien et al., Health Systems Development in Thailand, op. cit., 2018. 106 CAICC, O Distrito como Pólo de Desenvolvimento: Um Olhar da Sociedade Civil, 2012, https://www.caicc.org.mz/index.php/biblioteca/governacao/3039-o-distritocomo-polo-de-desenvolvimento-um-olhar-da-sociedade-civil 107 Un esplicito obiettivo del programma finanziato dalla Banca Mondiale è quello di “ampliare la portata del Punjab Education Fund (PEF) a 2,8 milioni di bambini non scolarizzati”. Banca Mondiale, Terzo progetto nel settore educativo in Punjab. Documento di valutazione del progetto, 2016. http://documents.worldbank.org/curated/en/967701468198234577/pdf/PAD1641PAD-P154524-R2016-0090-1-Box394887B-OUO-9.pdf 108 M. Afridi, Equity and Quality in an education public private partnership, op. cit., 2018. 109 Tratto da un’intervista al quotidiano The Guardian, 18 settembre 2018. Bill Gates: ‘Trump is open-minded’ – video. https://www.theguardian.com/globaldevelopment/video/2018/sep/18/bill-gates-interview-donald-trump-video 110 K. Scheve e D. Stasavage, Taxing the Rich, op. cit., 2016 per l’imposta sul reddito delle persone fisiche e l’imposta di successione; Tax Foundation per l’imposta sul reddito d’impresa: https://github.com/TaxFoundation/data/blob/master/OECDcorporate-income-tax-rates/OECD_corp_income_tax_rates_1981-2015.csv#L1 Nota: campione di 20 Paesi ricchi. Nei Paesi in via di sviluppo l’aliquota massima dell’imposta sul reddito è in media del 28% – Oxfam e database DFI Commitment to Reducing Inequality Index. 111 Cfr. ad es. C. Dubay, The Case Against the Death Tax, 2010, https://www.heritage.org/taxes/report/the-economic-case-against-the-death-tax e Kit Bond Quotes. https://www.brainyquote.com/quotes/kit_bond_348278, consultato il 6 dicembre 2018. 112 P. Espinoza Revollo et al,, Bene pubblico o ricchezza privata? Nota metodologica, op. cit., 2019. 113 Calcoli Oxfam basati su dati OCSE disponibili per 35 Paesi OCSE e 43 non-OCSE, anno 2015 (medie non ponderate): statistiche OCSE sui redditi nazionali nei Paesi OCSE, tabelle comparative. https://stats.oecd.org/viewhtml.aspx?datasetcode=REV&lang=en. Nota: le imposte sui salari includono contributi sociali e altri oneri su salari e stipend. Le imposte sui beni e servizi includono le imposte sulle vendite e l’IVA. 114 Cifre relative alla riduzione delle aliquote fiscali USA sono tratte da: T. Piketty, Il capitale nel XXI secolo, Bompiani, 2014. Dati disponibili all’indirizzo: https://ourworldindata.org/grapher/top-income-tax-rates-piketty 115 CEPAL, Panorama Fiscal de America Latina y El Caribe, 2017, p. 47: repositorio.cepal.org/bitstream/handle/11362/41044/10/S1700069 es.pdf 116 Brazil INESC, Mineração e (in)justiça tributária no Brasil, Nota Técnica 184, op cit., 2015; e Ufficio Nazionale di Statistica UK, Effects of taxes and benefits on household income, 2018, https://www.ons.gov.uk/peoplepopulationandcommunity/personalandhouseholdfinanc es/ incomeandwealth/datasets/theeffectsoftaxesandbenefitsonhouseholdincomefinancialyear ending2014. Tabella 14 redditi, imposte e indennità medi per decili di TUTTI i nuclei familiari (in ordine di reddito disponibile non rettificato) 2016/17. 117 C. Isidore, Buffett says he’s still paying lower tax rate than his secretary, CNN Money, 2013. https://money.cnn.com/2013/03/04/news/economy/buffett-secretarytaxes/index.html 118 G. Zucman, The Hidden Wealth of Nations, op. cit., 2015; per una spiegazione dei meccanismi consultare la nota metodologica del rapporto Davos 2018 di Oxfam: D. Hardoon et al.,Ricompensare il lavoro, non la ricchezza. Nota metodologica, 2018, http://dx.doi.org/10.21201/2017.1350; A. Alstadsaeter et al., Tax Evasion and Inequality. op. cit., 2017, 119 G. Zucman. (2015). The Hidden Wealth of Nations. op. cit. 120 Ibid. 121 Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD, World Investment Report 2015, 2015. http://unctad.org/en/PublicationsLibrary/wir2015_en.pdf. Altre stime del costo dell’elusione fiscale da parte delle imprese a carico dei Paesi in via di sviluppo oscillano tra 47 e 200 miliardi di dollari. E. Crivelli, R. De Mooij e M. Keen, Base Erosion, Profit Shifting and Developing Countries, Working Paper FMI, 15/118, 2015, https://www.imf.org/external/pubs/ft/wp/2015/wp15118.pdf; T.R. Tørsløv, L.S. Wier e G. Zucman, The Missing Profits of Nations, Working Paper N. 24701, 5 giugno 2018. http://www.nber.org/papers/w24701. Ved. in particolare l’appendice C.4d: http://gabriel-zucman.eu/files/TWZ2018Appendix.pdf. Le stime si riferiscono al 2015. 122 FMI, Fiscal Monitor: Tackling Inequality, op. cit., 2017. 123 Ibid. e The Economist, Overhaul tax for the 21st century, 9 agosto 2018 https://www.economist.com/leaders/2018/08/09/overhaul-tax-for-the-21st-century 124 J. Ostry, A. Berg e C. Tsangarides, Redistribution, Inequality and Growth, FMI, Staff Discussion Note SDN14/02, 2014, https://www.doi.org/10.5089/9781484352076.006 125 Calcoli Oxfam sulla base di dati OCSE, https://stats.oecd.org/viewhtml.aspx?datasetcode=REV&lang=en 126 KPMG, Colombia – New Tax Reform Introduces Wealth Tax for Individuals, 2015. https://home.kpmg.com/xx/en/home/insights/2015/03/flash-alert-2015-006.html 127 K. Scheve e D. Stasavage, Taxing the Rich, op. cit, 2016, per l’imposta sul reddito delle persone fisiche e l’imposta sulle successioni; e Tax Foundation, op. cit, per l’imposta su reddito d’impresa. Nota: campione di 20 Paesi ricchi. Nei Paesi in via di sviluppo l’aliquota massima dell’imposta sui redditi è in media del 28% – Oxfam e database DFI Commitment to Reducing InequalityIindex. 128 K. Scheve and D. Stasavage (2016), Taxing the Rich, op. cit. 129 Tax Foundation Data. https://github.com/TaxFoundation/data/blob/master/OECD-corporate-income-tax-rates/OECD_corp_income_tax_rates_1981-2015.csv#L1 130 Fonte: P. Espinoza Revollo et al.,Bene pubblico o ricchezza privata? Nota metodologica, op. cit., 2019. OXFAM Oxfam è una confederazione internazionale di 19 organizzazioni che lavorano in rete in oltre 90 Paesi nell’ambito di un movimento globale per il cambiamento, per costruire un futuro libero dall’ingiustizia della povertà. Per ulteriori informazioni rivolgersi ad una delle agenzie sotto indicate o visitare il sito www.oxfam.org Oxfam America (www.oxfamamerica.org) Oxfam Australia (www.oxfam.org.au) Oxfam-in-Belgium (www.oxfamsol.be) Oxfam Brasil (www.oxfam.org.br) Oxfam Canada (www.oxfam.ca) Oxfam France (www.oxfamfrance.org) Oxfam Deutschland (www.oxfam.de) Oxfam GB (www.oxfam.org.uk) Oxfam Hong Kong (www.oxfam.org.hk) Oxfam IBIS (Denmark) (www.oxfamibis.dk) Membro osservatore: KEDV (Oxfam Turchia) |