Parigi-Berlino.Il trattato che cambia l’Europa [di Nicolò Migheli]

Carlo Magno

la Nuova Sardegna 23 gennaio 2018. Ieri il presidente francese Macron e la cancelliera tedesca Merkel hanno firmato ad Aquisgrana un trattato rafforzativo della collaborazione franco-tedesca stipulata con gli accordi dell’Eliseo del 1963.

Aquisgrana, è luogo simbolo della storia europea: fu capitale del Sacro Romano Impero di Carlo Magno, sempre lì nel 1688 venne firmata la pace dopo le guerre di religione, nel 1748 venne chiusa la guerra di successione austriaca e nel 1815 si pose fine all’occupazione della Francia da parte delle truppe della Santa Alleanza. È la nascita della Framania che da spazio geopolitico assume una dimensione di quasi federazione. Sette capitoli e 28 articoli, in cui si definiscono le regole per la cooperazione e l’integrazione franco-tedesca.

Un ministro tedesco potrà partecipare al consiglio francese e così un francese a quello tedesco. La posizione sulle politiche europee sarà la medesima. Le regioni transfrontaliere avranno reti energetiche e ospedali comuni, il bilinguismo verrà praticato nelle scuole di ogni ordine e grado. La Germania porta in dote la presenza nei mercati globali, le reti gasifere, prima fra tutte il Nord Stream avversato dagli americani, la sua forza finanziaria, la presenza industriale nei Paesi del centro Europa e dell’est.

La Francia, la “force de frappe”, un assetto militare globale, il suo diritto di veto nel consiglio di sicurezza dell’Onu; si impegna affinché la Germania abbia in quel club un seggio permanente. Cosa da sempre avversata dagli Usa. Il trattato prevede inoltre missioni di pace e di stabilizzazione comuni -già oggi 300 soldati tedeschi sono in Mali- un’industria comune della difesa, finanziamenti e progetti condivisi nella Intelligenza Artificiale. L’accordo franco-tedesco, non è chiuso.

Altri Paesi potranno farne parte. Di sicuro sarà il polo attrattore per il Benelux. Cinque paesi fondatori della CCE si avviano a essere il nucleo duro europeo. L’Italia, per ora,  ne resterà fuori così come è rimasta estranea dall’iniziativa francese sulla difesa. Il governo Gentiloni aveva in programma un accordo tra Italia e Francia simile a quello dell’Eliseo ’63, ma il trattato del Quirinale è naufragato sotto le rivalità italo-francesi. Acquisgrana era in gestazione da anni, è stata accelerata per fatti interni ed esterni.

Macron in difficoltà dopo la rivolta dei gilet gialli, Merkel desiderosa di passare alla Storia come colei che cancella la Germania come nano politico. Se non ci fosse stato l’assalto sovranista, lo sfaldamento della Ue, la Brexit e l’attacco costante di Trump che considera quei due Paesi e la Ue come nemici, è probabile che la firma del trattato sarebbe avvenuta più in là. Una mossa da scacco al re che potrebbe dare un vantaggio o determinare una crisi per l’Europa unita.

Ogni decisione Ue dovrà tenere conto del nuovo soggetto di circa 140 milioni di abitanti, del suo potere economico e militare.  Il trattato franco-tedesco ha tutta l’aria di essere una misura di garanzia se il destino dell’Ue sarà area di libero scambio, di una difesa negli equilibri geopolitici mondiali con la nuova guerra fredda a tre: Usa, Cina e Russia con l’Europa soccombente. L’Italia oggi si trova con spazi di manovra ristetti: non può più contare sul club dei paesi fondatori, Visegrád, tranne l’ambiguità dell’emigrazione, è raggruppamento ostile.

Il nord e i baltici sono filo tedeschi. Il fronte mediterraneo non ha consistenza: la Grecia è in mano alla finanza germanica, Spagna e Portogallo attratti dalla Framania. Alla fine i costi maggiori della Brexit sarà l’Italia a pagarli. L’Italia che tradizionalmente si è mossa con la GB per contrastare l’asse franco-tedesco, perde un partner essenziale.

Resta l’alleanza con gli Usa che europei non sono, ma ci si può fidare di Donald Trump? Il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte dice: “Restiamo soli”. Il principio di realtà si palesa oltre il fumo della campagna elettorale perpetua.

 

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