Seu prexiau ch’eus bintu! [di Raffaele Deidda]

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Con le manifestazioni pubbliche di ieri 14 febbraio si è chiusa la campagna elettorale, per certi versi curiosa e anomala, per il rinnovo del Consiglio Regionale della Sardegna. E’ ancora presto per fare bilanci e le numerose domande troveranno risposta solo lunedì dall’analisi del voto. Ciò che finora è però emerso è la difficoltà dei sondaggisti a descrivere il formarsi e l’evolversi dell’opinione pubblica in riferimento alla stima delle intenzioni di voto. Questo nonostante, o forse a causa, del clamore suscitato dai colpi di scena registrati prima e durante questa breve campagna elettorale con i dibattiti accesi, le accuse reciproche, i colpi bassi, le calunnie e le conseguenti querele.

In questa competizione elettorale, come peraltro in quelle precedenti, sembra abbiano prevalso la televisione e i social network come mezzo di alimentazione e veicolazione dell’opinione pubblica. Forse esagerando, si potrebbe affermare che i media abbiano reso meno assordante il silenzio degli elettori. L’espressione pubblica delle opinioni sembra sia stata, infatti, influenzata dal ritenere che l’opinione del singolo è mediamente simile a quella della maggioranza e che a questa debba adeguarsi per essere considerata meritevole di essere espressa. Questo si è avvertito nelle tante reticenze ad esprimere un’intenzione di voto, quasi che la propria opinione potesse essere gravata da sanzioni “sociali” negative. Per cui il silenzio ha spesso generato silenzio, molti hanno taciuto per non aver prima sentito chi la pensa allo stesso modo.

Non avveniva così negli anni ’70, quando gli schieramenti politici erano di per se stessi garanzia di appartenenza e di fidelizzazione nel voto. C’era poca televisione e i social network erano di là da venire. In quegli anni ero poco più che ragazzo e vivevo in un paese dell’hinterland cagliaritano, da sempre feudo democristiano. In occasione della campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale i comizi si tenevano tutti in piazza. Erano accesissimi, i riguardi per l’avversario politico erano ben pochi, il termine “fair play” era sconosciuto ai più. Le accuse erano drammaticamente divertenti, del competitor si leggeva pubblicamente la vita, venivano narrati episodi e aneddoti che oggi farebbero solo sorridere di tenerezza. Un anno avvenne un fatto incredibile: la coalizione di sinistra, capeggiata dal PCI, sconfisse sonoramente la coalizione democristiana, ponendo fine ad un monopolio considerato imbattibile ed inossidabile.

Ricordo un “compagno” che mentre infuriava la campagna elettorale porta a porta e si organizzavano i comizi assisteva triste, non partecipava, era come imbarazzato. Quando però il risultato fu chiaro con la vittori netta della sinistra, si avvicinò a noi festanti ed esultanti. Era nervoso eppure sorridente, appariva commosso quando disse: “Si du deppu nai: deu no s’appu votau però seu troppu prexiau ch’eus bintu!” L’abbracciammo tutti con affetto e per lui fu un enorme conforto.  Bevve con noi birra e vino rosso, sempre più felice. Sapevamo tutto. La moglie del compagno era paziente de “su dottori”, la cui signora era candidata nella lista democristiana. “Su dottori” aveva dispensato gratuitamente dei farmaci alla moglie del “compagno”, facendole presente che il voto suo, e dei suoi familiari, sarebbe stato molto apprezzato.

 

Forse, chissà, lunedì 17 febbraio ci sarà qualche amico o compagno che imbarazzato ed emozionato dirà: “Deu no s’appu votau, però sei troppu prexiau ch’eus bintu”.  Meglio ricordarsi, allora, del testamento morale lasciato da Vittorio Arrigoni, il reporter e scrittore ucciso a Gaza: “Stay human. Due parole, restiamo umani, che possono cambiare qualcosa che sembra aver perso il senso della misura. Un bicchiere di vino rosso, una birra, si può offrire anche a chi non ha votato per la nostra coalizione. Anzi, crea consenso per un voto futuro più motivato e determinato.

 

Sempre che la coalizione sappia meritarselo, attuando le azioni annunciate in campagna elettorale e attese dagli elettori.

 

 

One Comment

  1. Mario Sau

    Ma oggi molti sono arrivati alla conclusione che “seu prexiau chi cussus perdinti!”

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