Programma di Sinistra Sarda [di Redazione]
www.sardegnasoprattutto.com pubblicherà i Programmi dei candidati Presidenti al governo della Regione Sardegna che li vorranno inviare. Naturalmente nella versione sintetica curata dagli stessi candidati senza alcun intervento da parte nostra. Li ringraziamo tutti anticipatamente nella convinzione di dare un positivo contributo alla alla democrazia partecipativa e alla nostra terra (NdR). Sinistra Sarda mette al centro della sua azione politica e di governo la creazione del lavoro e il rilancio dello sviluppo industriale e produttivo, la difesa e la crescita del servizio sanitario pubblico, la tutela dell’ambiente e del territorio sardo, lo sviluppo del trasporto pubblico locale e della garanzia della continuità territoriale con l’ammodernamento delle reti infrastrutturali, la crescita della scolarizzazione con la lotta alla dispersione, il sostegno alla ricerca e alla valorizzazione dei beni culturali, a nuove fonti di energia pulita, all’agricoltura e alla pastorizia. Sinistra Sarda si batte per la parità di genere costruendo condizioni di vero sostegno, per le politiche di rafforzamento del reddito, per misure di contrasto alla povertà, per una estensione del welfare per le categorie deboli. Sinistra Sarda propugna una Sardegna isola di pace nel Mediterraneo, una riduzione ulteriore di servitù militari e una nuova stagione di diritti sociali e civili. Una Sardegna, infine, che attui il suo Statuto di autonomia speciale oggi svilito e inapplicato. Lavoro. Proponiamo un Piano straordinario per l’occupazione in Sardegna che preveda progetti specifici per incrementare quella femminile e giovanile. L’occupazione stabile e qualificata è infatti il centro del programma. Serve dunque lavoro stabile, qualificato ed equamente retribuito. La Regione deve svolgere un ruolo attivo nell’abbattimento della precarietà, favorendo con la programmazione una rete di investimenti pubblici nei settori del riassetto idrogeologico, nella formazione, nella tutela e valorizzazione dei beni culturali, nello sviluppo della tecnologia. I 285 milioni di euro che lo Stato deve restituire dopo averli scippati alla Sardegna dovranno essere utilizzati in gran parte per creare lavoro e sostenere l’occupazione. La Regione dovrà farsi parte attiva per rivendicare dal governo centrale l’adozione di un fondo da 500 milioni, nel quadro degli interventi per il Mezzogiorno, per superare la crisi edilizia e sbloccare le opere pubbliche necessarie allo sviluppo equilibrato. Industria ed energia. Nell’ultimo triennio è stata l’industria sarda a reggere la nostra economia. Per questo motivo siamo favorevoli alla nascita e all’insediamento di piccole e medie attività produttive “pulite” legate alle vocazioni e alle esigenze dei vari territori. Servono politiche integrate con il comparto energetico e con quello agroalimentare in particolare. Non parliamo solo delle grandi industrie ma di un tessuto produttivo capace ad alta innovazione tecnologica. Ma la condizione necessaria è la difesa dell’ambiente e del clima. Per questo motivo sono necessarie le bonifiche dei siti industriali inquinati. La Sardegna non deve rinunciare al metano come soluzione intermedia e di transizione, legata alla realizzazione dei depositi costieri e al completamento dei bacini di distribuzione. Siamo per questo fermamente contrari alla realizzazione di una dorsale dannosa, costosa e sostanzialmente inutile per l’utilizzo delle energie rinnovabili. Con l’abbandono nel 2025 dei combustibili fossili, il metano può azzerare la dipendenza dal gasolio e dalla benzina dei mezzi pubblici, dei treni e dei traghetti. Ma servono certezze sull’effettivo risparmio in bolletta per i cittadini della Sardegna. Oltre che sui 30 milioni del cosiddetto piano “integrato e intelligente” previsti nel Patto per la Sardegna del 2016 e finiti chissà dove. Occorre agevolare le imprese artigiane sarde, riducendo la pressione fiscale di competenza regionale e costringendo le grandi aziende a pagare le tasse in Sardegna. Per aiuto concreto si intende la valorizzazione dell’apprendistato e della formazione e un’accelerazione della concessione dei crediti, oltre a forme di contrasto verso l’abusivismo. Ambiente e territorio. Il paesaggio non è una risorsa inesauribile e va tutelato con rigore nell’ambito di uno sviluppo equilibrato tra bisogni sociali, attività economiche e vincoli ambientali da mantenere come indicato dal ppr del 2006. Vogliamo estendere la tutela del ppr alle zone interne per poter assicurare uno sviluppo produttivo elle campagne per coltivatori e allevatori al fine anche di tutelare i territori da pratiche altamente speculative propugnate dai molti faccendieri delle energie rinnovabili. I terreni fertili vanno difesi dall’assalto degli speculatori. Siamo inoltre a favore di un adeguamento dei piani urbanistici di tutti i comuni sardi alla disciplina sovraordinata in modo da impedire furbe e pericolose deroghe.In questo settore si deve operare per la riqualificazione ambientale e per il restauro del patrimonio culturale.La nuova legge urbanistica, a differenza del ddl Erriu-Pigliaru, non dovrà addomesticare le tutele dei paesaggi costieri e dovrà essere coerente con gli obbiettivi indicati nel Ppr. A questo proposito è urgente la riapertura di strumenti come l’Agenzia regionale della conservatoria delle coste. Sanità pubblica e rete ospedaliera. Siamo per lo smantellamento della cosiddetta riforma Arru sulla rete ospedaliera che ha indebolito la sanità pubblica, in particolare nel Nord Ovest e nel Centro della Sardegna, incrementando invece quella privata. Per il Mater Olbia è stato persino approvato un decreto specifico per dotarlo di posti letto e attività di ricerca e spostare così flussi ingenti verso questa struttura a discapito di quelle pubbliche. Dobbiamo rovesciare il paradigma della deospedalizzazione e respingere la decisione di svuotare le zone interne della Sardegna. Occorre difendere e specializzare il ruolo dei piccoli ospedali, non chiuderli oltre che garantire in modo certo quelli – come a La Maddalena – considerate aree disagiate. La riorganizzazione della medicina territoriale non è andata avanti mentre sono diminuiti i posti letto. Dovevano essere create delle strutture di day hospital, invece mai realizzate. Il day hospital ora funziona con la sottrazione di forze di lavoro sanitarie che vengono dirottate a un servizio inesistente e chiudendo e indebolendo gli ambulatori specialistici. Serve nuovo personale con urgenza per far fronte alle esigenze della popolazione. Proponiamo inoltre il superamento della Asl unica un pachiderma centralistico che ha dimostrato inefficacia. Riteniamo determinante inoltre realizzare le Breast-Unit con personale medico e infermieristico dedicato per affrontare in maniera concreta il problema del tumore al seno, garantendo inoltre la piena operatività del registro tumori. Trasporti e infrastrutture. Il diritto alla mobilità è sancito in Italia dall’art. 16 della Costituzione, in Europa dall’art. II-105 della carta dei diritti dell’unione Europea ed è uno dei capisaldi della Dichiarazione universale dei Diritti Umani (art. 13). Vista la condizione in cui versa il trasporto in Sardegna, sembra che i sardi non debbano godere di questo di diritto. Da sempre considerato marginale, invece rappresenta un punto nodale per lo sviluppo economico e sociale di un territorio. Governare il trasporto significa integrare la mobilità pubblica su gomma e ferro, non solo attraverso il biglietto unico ma altresì con la pianificazione dei servizi (Arst, Concessionari privati, Ferrovie). Diritto alla mobilità significa avere una rete infrastrutturale capillare e sicura. Alcune arterie dell’isola come la 129 trasversale sarda, la Olbia-Sassari/Alghero e la 195 sulcitana sono tra le più pericolose d’Europa. Il confronto Anas Spa e RAS dovrà portare in un decennio alla messa in sicurezza di tutte le strade dell’isola con gare d’appalto trasparenti riducendo al minimo l’uso del “massimo ribasso”; – Rinnovo parco mezzi delle aziende pubbliche di trasporto. La vetustà degli autobus produce esternalità negative in termini di sicurezza dei cittadini e aumento delle immissioni di CO2. Occorre pertanto programmare la dismissione dei mezzi più vecchi (10/15 anni) e l’acquisto di autobus che rispettino gli standard euro 6; – Occorre incentivare la mobilità sostenibile promuovendo il Car sharing, il Bike sharing e l’utilizzo dell’auto condivisa (es. bla, bla car); – L’integrazione dei sistemi di trasporto passa su una corretta comunicazione dei servizi sia per i sardi che per i turisti che visitano la nostra terra. Bisogna creare una nuova cartellonistica ed una piattaforma (sito e app) multilingue in grado di spiegare in maniera chiara ed efficace gli orari e i percorsi integrati del sistema di trasporto regionale, affiancando ad esso la promozione del territorio (siti di interesse ambientale e archeologico) e il sistema della ricettività; – La continuità territoriale aerea va implementata con maggiori risorse economiche ed una conseguente estensione delle rotte e dei posti a disposizione. Occorre altresì una riduzione generalizzata dei costi che garantisca un reale diritto alla mobilità. Alla continuità territoriale aerea va affiancata quella navale per i passeggeri e per le merci. Solo attraverso la creazione delle cosiddette autostrade del mare si consentirà una reale crescita dell’economia regionale, una sensibile riduzione dell’inquinamento e la realizzazione di risparmi economici nel trasporto delle merci. (Progetto 21 Motorways of the Sea” nell’ambito delle Reti TranseuropeeTEN-T”; Digitale. Oltre alla carenza delle reti infrastrutturali fisiche l’isola è indietro anche in ambito digitale. Esistono intere comunità isolate da internet o con una rete informatica obsoleta. Un divario che limita lo sviluppo economico e sociale.(es. Impossibilità di effettuare la fatturazione elettronica) Occorre pertanto estendere la fibra ottica e/o le tecnologie senza fili (HIPERLAN, Wi-Maxe HSDPA) in tutti i paesi dell’isola promuovendo il riutilizzo dell’hardware (trashware) mediante i sistemi di software libero (Gnu/linux) sopratutto nelle amministrazioni pubbliche (biblioteche e scuole) Istruzione, cultura e ricerca. La scuola e l’istruzione e la cultura saranno al centro dei nostri interventi di governo. Il piano infrastrutturale Iscola varato dalla giunta Pigliaru non è sufficiente per sopperire ai gravi deficit strutturali delle nostre scuole di ogni ordine e grado. Occorre pianificare interventi a lunga distanza e costanti interventi di manutenzione. Servono inoltre interventi per abbattere la dispersione scolastica e per garantire il diritto allo studio: la Regione dovrà estendere il provvedimento della gratuità dei trasporti per gli studenti pendolari, in base al reddito. Promuovere la cultura significa favorire i settori dell’arte, nell’editoria e nella cultura gastronomica dell’isola. Interventi coordinati che evitino la sovrapposizione degli incentivi pubblici sugli stessi eventi/festival favorendo sempre le stesse realtà a discapito di altre. Occorre creare un comitato scientifico indipendente che valuti la qualità delle proposte, settore per settore, in modo da evitare la dispersione delle risorse. La RAS dovrà fare da tramite tra le associazioni culturali e gli investitori privati in modo che questi ultimi possano essere parte dei grandi eventi culturali usufruendo di una pubblicità integrata su base regionale e nazionale. L’integrazione tra i vari settori culturali – festival letterari e musicali e gastronomici, archeo-turismo ed eventi sportivi – genera una crescita turistica per l’isola e sono foriere di occupazione stabile e duratura. Le due università di Cagliari e Sassari vanno sostenute dalla RAS con ingenti risorse economiche con lo scopo di invertire la drammatica fuga dei cervelli (giovani ricercatori) dalla nostra isola. Occorre aumentare i posti letto ERSU ed il finanziamento di borse di studio. Serve altresì un maggiore capacità di integrazione tra il mondo del lavoro, le università e i centri di ricerca (Porto conte ricerche e Crs4). Agricoltura, pastorizia e agroalimentare. L’agricoltura sarda ha bisogno di sostegno strutturale ma anche di aiuti urgenti a causa delle calamità che, negli ultimi due anni, hanno causato un danno superiore al mezzo miliardo di euro. Servono sostegni ai settori delle colture foraggere, della viticoltura, della cerealicoltura e del comparto ortofrutticolo. I fondi regionali sono insufficienti e occorre avviare un confronto deciso con lo stato per incentivare il fondo di solidarietà. Compito della Regione sarà quello di incentivare il ritorno dei giovani al lavoro nelle campagne agevolando con iniziative specifiche la formazione di cooperative agricole formate da giovani. E’ necessario sanare la grave ferita inferta ai pastori con scelte eque. Serve un patto sul prezzo del latte che garantisca una giusta remunerazione a tutti gli attori della filiera ma che deve garantire, in primo luogo, i produttori che vivono da anni situazioni di grave difficoltà. Inoltre: vigilare perché il consorzio di tutela del pecorino romano resti dentro le quote di produzione; ritirare dal mercato – come chiede il movimento pastori sardi – ventimila quintali di prodotto da destinare ai meno abbienti; impedire che singoli trasformatori possano acquistare più latte a loro necessario solo per riversare l’eccedenza non trasformata sul mercato creando una spirale perversa che impone ai produttori di svendere il latte.L’export alimentare dei prodotti sardi, ha certificato l’Istat nel 2018, è stato fortemente negativo causato dal calo dei prodotti dell’industria lattiero casearia. Il pecorino risente della sovrapproduzione e anche della concorrenza sleale causato da imitazioni che determinano un danno gravissimo. In questo quadro serve una continuità territoriale delle merci che possono così aiutare le imprese. Turismo. Il turismo è un elemento chiave per la crescita economica e sociale della regione. Nonostante si tenti da anni di “allungare” la stagione estiva le azioni sono sempre state carenti. Il turismo di lusso e il turismo sostenibile non di massa possono convivere solo con una corretta programmazione territoriale. Occorre effettuare un recupero/ristrutturazione delle strutture alberghiere esistenti e promuovere il turismo integrato che veda le bellezze paesaggistiche e naturali affiancarsi al mondo culturale, archeologico e sportivo dell’isola. Serve una seria politica pubblicitaria che inserisca la Sardegna nei grandi circuiti mondiali. Un turismo sostenibile ed emozionale che possa creare lavoro stabile e non stagionale. Crediamo fortemente anche nel turismo extra alberghiero e nel turismo legato al benessere. Burocrazia. La RAS negli ultimi anni ha cercato di intervenire nel riordino delle procedure di sburocratizzazione dell’azione amministrativa. Lo ha fatto creando il portale “SUAPE” (sportello unico delle attività produttive). Un tentativo maldestro che ha creato solo disfunzioni e rallentamenti della macchina burocratica sia per le imprese che per i cittadini. Per l’invio di una pratica il cittadino dovrà: possedere la firma digitale, accedere tramite IDM (smart card rilasciata da alcuni sportelli ASL) / Spid (sistema pubblico di identità digitale) e possedere una pec. È del tutto evidente che il digital divide della nostra isola e la scarsa cultura informatica di base non consenta l’accesso a questo sistema a tutti i cittadini, soprattutto agli anziani e a coloro che vivono in aree in cui la connessione ad internet e scarsa o insufficiente. Un sistema farraginoso che limitando il contatto umano (sportello al pubblico) genera confusione e rallenta in modo preoccupante l’avvio di un’attività imprenditoriale. Occorre quindi esprimere la massima autorevolezza nei confronti dei dipendenti della Regione, conquistandone la fiducia attraverso la loro responsabilizzazione, partendo dalla Dirigenza e responsabili di Area, i quali hanno il compito della programmazione, organizzazione e svolgimento delle attività per settore o area attribuita. Le relazioni sindacali, se ben utilizzate, possono essere uno strumento importante. Il confronto tra Parte Pubblica e Sindacati, nel rispetto delle loro prerogative, dovranno esprimere il proprio lavoro nel e per l’interesse del buon funzionamento dei servizi, evitando contrapposizioni sterili e inutili. Occorre favorire è il collegamento tra i vari settori e uffici, l’eliminazione cioè delle attività a compartimento stagno, quella sgradevole sensazione in cui ogni ufficio non conosce il lavoro e le condizioni dell’ufficio accanto. Pari opportunità. Sinistra Sarda è favorevole all’istituzione di un assessorato alle pari opportunità e alla trasformazione della commissione regionale in commissione consiliare con poteri e prerogative. Bisogna estendere la presenza di donne nei luoghi decisionali delle strutture pubbliche e private. Lotta allo spopolamento. Non si tratta di un destino ineluttabile ma di una scelta indotta da politiche miopi e sbagliate con la fuga dello Stato da molti centri e da intere zone. Occorre agevolare occasioni di lavoro per impedire l’emigrazione, consentire ai comuni di fare rete per valorizzare le iniziative specifiche di lotta allo spopolamento che sono state varate, valorizzando il territorio, il capitale umano e realizzando i distretti culturali. Scuole, ambulatori e uffici non vanno chiusi. Inoltre bisogna riequilibrare le storture di uno sviluppo regionale che scivola nella polarizzazione verso le coste e a svantaggio delle aree interne. Uno strumento deve essere anche quello dello sviluppo territoriale e rurale, sostenendo i progetti relativi alla programmazione negoziata per i quali sono disponibili 500 milioni, una cifra certamente non sufficiente per invertire la tendenza all’abbandono e allo spopolamento. La tutela dei beni culturali. L’immenso patrimonio archeologico e artistico va tutelato con ogni mezzo poiché rappresenta la storia e l’identità sarda, garanzia per il nostro futuro. I beni culturali non solo vanno difesi ma devono essere valorizzati e resi fruibili sulla base di precisi progetti nei quali abbiano un ruolo centrale le figure professionali del settore: archeologi, storici, storici dell’arte, laureati in beni culturali, artisti. La Regione dovrà costituire dei distretti culturali territoriali coordinando enti locali, associazioni e cooperative del settore, rafforzando la rete dei musei già esistenti. Inoltre dovrà essere definita una specifica strategia di comunicazione e di informazione che si raccordi con le politiche del turismo in modo da presentare una Sardegna per come è stata realmente. I beni culturali possono diventare così uno strumento potente di occupazione stabile e qualificata. Sport e benessere sociale. Gli investimenti sull’attività sportiva di base rappresentano un elemento chiave per la crescita della persone e della società. Un’adeguata formazione sportiva abbatte i costi sociali in ambito sanitario. Anche dal punto di vista economico lo sport genera esternalità positive soprattutto in ambito turistico Sinistra Sarda propone:
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