Cagliari. Mercoledì 20 Febbraio 2019 – Ore 10:30 Giardino dello Zodiaco – Via Sassari 59: “Dieci domande ai candidati alla Presidenza della RAS su consumo del suolo, paesaggio, ambiente, urbanistica [di Gruppo di lavoro per un’urbanistica sostenibile]
Il Gruppo di lavoro “Materiali per un’urbanistica sostenibile, la Rivista www.sardegnasoprattutto. com, l’Associazione LAMAS , organizzano la Conferenza stampa “10 Domande ai Candidati alla Presidenza della Regione Sardegna su consumo del suolo, paesaggio, ambiente, urbanistica” che col Documento di accompagnamento sono pubblicate di seguito. Chiediamo a chi legge di diffonderli e di partecipare alla Conferenza stampa. DOCUMENTO Passano per un sentiero stretto il futuro assetto territoriale e la sopravvivenza di suolo, paesaggi e ambienti della Sardegna. Sentiero che, come nel racconto Il giardino dei sentieri che si biforcano di Jorge Luis Borges, si troverà presto ad un bivio. Accantonato il DdL n. 409 “Disciplina generale per il governo del territorio” della giunta Pigliaru, che non rispettava l’art. 9 della Costituzione e il PPR che lo recepisce, studiosi, dirigenti e funzionari della PA, tecnici, ambientalisti, amministratori, intellettuali, hanno continuato con il Gruppo di lavoro “Materiali per un’urbanistica sostenibile”, la Rivista www.sardegnasoprattutto.com, l’Associazione LAMAS ad approfondire il tema del paesaggio e dell’ambiente della Sardegna come innovativa forma di progresso. L’obiettivo era ed è comunicare alla comunità regionale che il governo del territorio comprende qualcosa di più dell’urbanistica. Riguarda la quotidianità, la qualità della vita, e le conseguenze, per il lavoro e il benessere, che derivano dalla mancanza di rispetto della terra e dell’ambiente e di manutenzione e restauro dei territori e del patrimonio edilizio. Le cementificazioni, entro e oltre i 300 metri dal mare; cercare di smontare il PPR che ogni sardo riconosce ormai come tappa fondamentale della presa di coscienza del valore del territorio e della sua storia; consumare suolo agricolo con finte energie rinnovabili; riattivare la chimica di base con politiche fuori dalla storia; andare contro le indicazioni, nazionale e internazionale, sull’uso dell’energia fossile o contro l’allarmante Rapporto ISPRA 2018 in cui la Sardegna, per consumo di suolo, non è seconda a nessuna regione non hanno creato né creano stabili opportunità di lavoro. L’abuso, in campagna elettorale, delle parole “Sviluppo” e “Turismo allarma perché le stesse hanno come sotto testo lo sviluppo inteso come aumento volumetrico che, dislocato sulle coste, contribuisce a svalutare e desertificare le zone interne, impedendo di differenziare e di destagionalizzare e a disseminare il paesaggio rurale con migliaia di casette che snaturano la campagna. Il PPR si fonda sul concetto di unitarietà identitaria e sul riconoscimento di valore delle variegate geografie dei paesaggi della Sardegna percepiti finalmente in altro senso dalla idea vernacolare che a lungo ha afflitto anche il mondo agropastorale. Lo stesso ormai lo rifiuta come abbiamo visto in questi giorni di rivolta legittima. Uguale etnocentrismo affligge le politiche sulla lingua, sui beni culturali, sull’istruzione. Triade che l’art. 9 della Costituzione volle interdipendente e tra i diritti fondamentali, e che trovano conferma nella visione del PPR sardo limitato attualmente alle sole coste. La Sardegna si svuota e aumentano gli immobili che è necessario recuperare con pratiche e politiche di urbanistica sociale e un capillare Piano di Assetto Idrogeologico. Lo spopolamento dei centri abitati e dei territori rende i territori fragili quanto pericolosi. Bisogna che il rinnovato Consiglio regionale ragioni nei termini della lunga durata e cessi di parlare di quantità e di volumi, iniziando a ragionare su qualità e su progresso sostenibile di tutti i fattori che compongono un territorio: ambiente, cultura, antropizzazione, usi abitativi, suolo, geomorfologia, clima, vie di trasporto e accesso etc.. C’è necessità, di conseguenza, di più educazione, di più scuola, di più università, di più formazione, di più politica per rispettare al massimo l’art. 9 della Costituzione e quindi noi stessi. La cornice di riferimento imprescindibile deve essere pertanto il Piano Paesaggistico Regionale, modello di sviluppo coerente con le risorse naturali e ambientali dell’isola. Esteso all’intero territorio della Sardegna, con una Legge quadro e con Atti di indirizzo e coordinamento deve costituire il fulcro dell’organizzazione unitaria delle discipline che regolano tutela, uso e governo del territorio. Ciò non per “imbrigliare”, quanto per armonizzare e coordinare razionalmente l’uso stesso dei territori. Sono passati 15 anni dalla sua promulgazione; di conseguenza alcune idee vanno aggiornate e rilanciate mentre emerge l’esigenza di semplificazione e di certezza delle previsioni di trasformazione. La pluralità di strumenti della pianificazione, del paesaggio, del geologico, dell’idrogeologico, dell’urbanistica, dell’ambientale, dell’archeologico fino alla sicurezza dei corpi idrici, indica la necessità di un’operazione di rinnovamento e di unificazione degli strumenti regionali del governo del territorio e degli uffici preposti alle valutazioni ed alle autorizzazioni. Il futuro Presidente della Regione che idea ha del modo e del come si dovrà operare per portare certezza e trasparenza nel complesso tema del paesaggio e del governo dei territori? Ogni processo di organizzazione e di gestione del territorio regionale, attraverso i vari strumenti della pianificazione e della tutela che la Regione ha posto in essere negli ultimi trenta anni, si è infranto ed ha fallito la propria ambizione e missione, a causa della mancanza di un quadro territoriale omogeneo in cui i Comuni della Sardegna potessero disporre di un unico strumento di pianificazione, PUC o PRG che sia. Se si osserva la normativa del PPR, appare subito che ogni argomento trattato è costituito da tre articoli: definizione, prescrizioni e indirizzi. Ma nella gran parte dei casi le prescrizioni (ovvero i principali vincoli di tutela) sono volte a regolamentare il periodo transitorio che va dall’approvazione del PPR fino all’entrata in vigore del PUC in adeguamento. Ciò significa che, contrariamente a quanto divulgato da alcune parti politiche, i PUC adeguati godono di margini di libertà nelle proprie scelte pianificatorie e di valorizzazione delle risorse locali, molto più ampi di quanto non sia comunemente percepito. Questa considerazione è importante, non solo per rendere giustizia al PPR, ma anche perché influisce nei rapporti istituzionali tra Regione ed Enti Locali. Infatti tra i principali problemi diffusamente percepiti vi sono: l’elevato costo per la redazione dei PUC (che potrebbe essere limitato con l’acquisizione centralizzata di diversi livelli di conoscenza); l’omogeneità interpretativa dei piani (che potrebbe essere garantita con sistematici interscambi tecnico-conoscitivi e di aggiornamento del personale); la necessità di chiarezza della normativa urbanistica (raggiungibile con approfondite analisi, reciproca comunicazione/formazione e formulazione di proposte di legge o di circolari esplicative). Sta qui il senso delle 10 domande che poniamo ai Candidati alla Presidenza della Regione con l’auspicio che il futuro Presidente e i consiglieri della RAS si convincano ad estendere nei primi 100 giorni il PPR a tutta l’isola e ad individuare in Paesaggio e Ambiente il fulcro del futuro dell’isola. DOMANDE
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Grande testo, a parte qualche piccolo errore di stampa