Francesco Desogus (M5S) risponde alle 10 domande del Gruppo per un’urbanistica sostenibile [di Redazione]

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Il Gruppo di lavoro “Materiali per un’urbanistica sostenibile”, l’Associazione LAMAS, e  www.sardegnasoprattutto.com  hanno illustrato mercoledì 18 febbraio  “10 Domande ai Candidati alla Presidenza della Regione Sardegna su consumo del suolo, paesaggio, ambiente, urbanistica” pubblicate in questo sito. Sono all’attenzione di candidati, opinione pubblica, e stampa invitata a darne conto. Pubblichiamo le risposte di Francesaco Desogus (NdR).

1. Come mai nella campagna elettorale non è stato richiamato l’articolo 9 della Costituzione – tra i principi fondanti – che tutela il Paesaggio e che inerisce anche in materia urbanistica ed edilizia? Art. 9 della Costituzione, Convenzione europea del paesaggio (Firenze 2000), Codice dei Beni culturali e del paesaggio (2004) recepiti dal Piano Paesaggistico Regionale (2006) che, di conseguenza, ha profilo costituzionale. non surrogabile da norme di rango inferiore.

Nel programma del Movimento 5 Stelle e durante tutta la campagna elettorale, abbiamo fatto continuo riferimento all’art. 9 della Costituzione Italiana. In particolare ci siamo concentrati sulla promozione della cultura, della ricerca scientifica e tecnica ma, soprattutto, sulla tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Sardegna. Il ragionamento si è basato sia sugli aspetti più generali, sia su quelli relativi alla dimensione ambientale, urbanistica, architettonica ed edilizia, facendo esplicito riferimento al Piano Paesaggistico Regionale e alle sue caratteristiche improntate alla conoscenza, alla tutela e valorizzazione del territorio, dell’ambiente e del paesaggio, ma soprattutto quale strumento di sviluppo del lavoro legato a queste componenti che dovranno ritornare ad essere essenziali.

2.In che termini intende avviare il processo di partecipazione e di condivisione per costruire regole, principi, valori relativi ad un Disegno di Legge sul governo del territorio e al PPR esteso a tutto il territorio regionale?

Nel programma del Movimento 5 Stelle, al paragrafo 6 dedicato alla “Pianificazione Territoriale e Urbanistica”, si parla di “un progetto partecipato per la Sardegna” elemento che sta ad indicare che per noi la partecipazione costituisce l’asse portante della pianificazione paesaggistica, ambientale, territoriale e urbanistica.

Il processo di partecipazione dovrà essere avviato da subito alfine di condividere regole, metodi, tecniche e strumenti di partecipazione e alfine di co-costruire un disegno di legge sul governo del territorio che si affianchi a un Piano Paesaggistico Regionale, revisionato, aggiornato, migliorato e approfondito nei dettagli ma, soprattutto, esteso a tutto il territorio regionale.

La nuova legge quadro sul Governo del Territorio e il Piano Paesaggistico Regionale, esteso a tutto il territorio sardo, saranno strumenti complementari e sinergici di conoscenza, tutela e, soprattutto, di valorizzazione. La legge e il piano saranno, inoltre, gli assi portanti di un nuovo modello di sviluppo basato su ambiente,paesaggio e territorio, quali dimensioni in cui le attività antropiche, compresa la produzione energetica, potranno trovare il corretto equilibrio e sviluppo.

In questo senso la partecipazione non sarà un puro esercizio di stile, ma un passo strategico nella direzione della costruzione di un più maturo senso di appartenenza socio-territoriale quale momento di mobilitazione collettiva per la creazione di opportunità e la generazione di condizioni favorevoli per lo sviluppo del lavoro, tradizionale e innovativo. La partecipazione sarà occasione pratica di inclusione sociale e di integrazione delle linee programmatiche relative a istruzione, formazione e cultura rispetto a paesaggio, ambiente e territorio.

3.Cosa intende promuovere per fare in modo che tutti i Comuni in Sardegna dispongano, in un tempo certo, di un PUC coerente con gli attuali canoni della programmazione territoriale?

È importante premettere che nel passato, anche recente, ci sono stati episodi di “vertigine dirigistica” e di “utopia pianificatoria”, nel senso che si è pensato all’adeguamento dei PUC (laddove presenti) al PPR, come a un fatto di mero maquillage tecnico-giuridico e a un processo a cascata che ha finito per mortificare la componente professionale e progettuale di contesto. Attualmente le Linee Guida che i Comuni devono rispettare, inoltre, tendono a focalizzare l’attenzione più sul prodotto che sul processo di piano favorendo, purtroppo e spesso, la cancellazione di quanto di buono era stato fatto fino a quel momento.

Nel merito, si ritiene che tutti i Comuni dovranno essere messi nelle condizioni di basare i loro studi e i loro PUC su piattaforma GIS open source comune e dovranno fruire delle basi cartografiche accessibili, chiare e costantemente aggiornate. Dovrà essere istituito un apposito ufficio di supporto ai singoli comuni che, avvalendosi di esperti nelle diverse discipline, dovranno affiancare gli uffici tecnici aiutandoli a integrare i contenuti e le cartografie generali e di dettaglio con le peculiarità, i vincoli e le caratteristiche locali.

Il processo di adeguamento dei PUC inizierà immediatamente a valle della approvazione della legge quadro sul governo del territorio e dell’aggiornamento ed estensione del Piano Paesaggistico Regionale a tutto il territorio sardo. Sui tempi di adeguamento o addirittura sulla prima stesura dei PUC, però sarà necessario valutare il fatto che incombono i tempi minimi dettati dalle procedure di Valutazione Ambientale ed in particolare la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e la Valutazione di Incidenza, tempi non comprimibili allo stato della legislazione attualmente vigente.

4.Per contrastare le attuali disomogeneità dello sviluppo regionale e gli squilibri territoriali tra zone interne e aree urbane come intende superare il paradigma di un’unica tipologia di PUC e di un’area vasta limitata alla città metropolitana di Cagliari?

 Intanto è giunto il momento di superare come unico modello di sviluppo la visione dicotomica tra zone interne e aree urbane che sembra ricalcare quella divisione tra Città e Campagna, tra il tutto che interessa e lo spazio residuale come territorio di conquista per la futura urbanizzazione. Si tratta di superare innanzitutto il paradigma dominante e come farlo è stato descritto nella risposta alla domanda precedente.

Nello specifico, i PUC in adeguamento al PPR dovranno essere basati su una struttura di base generale condivisa, così come su studi, vincolistica e cartografie comuni. Nel contempo però, dovranno esprimere le caratteristiche dettate dal contesto locale e le peculiarità dello stesso al fine di riconoscere e valorizzare le differenze. Si deve, insomma, ritornare alla cultura del Progetto.

Le disomogeneità dello sviluppo regionale e gli squilibri territoriali tra zone interne e aree urbane potranno essere superati con PUC fortemente contestualizzati e capaci di riconoscere ed esaltare le caratteristiche del contesto locale oltre che le situazioni di bordo e di interfaccia in cui gli strumenti urbanistici dovranno consentire ai comuni limitrofi di avere regole comuni partecipate e condivise lungo i confini comunali.

Saranno rafforzate le norme finalizzate alla tutela del territorio agricolo per evitare qualsiasi speculazione che possa snaturare la vocazione specifica dei suoli. La città metropolitana, inoltre, dovrà favorire quanto più possibile una pianificazione comune e strumenti urbanistici che siano capaci di esprimere la continuità tra i diversi centri urbani e il rapporto tra la città compatta e le aree esterne alla stessa.

5.Come intende dare la necessaria assistenza ai Comuni per una significativa accelerazione dei processi di redazione ed approvazione dei PUC in adeguamento al PPR e un supporto tecnico finalizzato al riordino dell’intera materia urbanistica con un gruppo specializzato di tecnici, formati anche a ricoprire il ruolo di Commissari per l’approvazione degli stessi, laddove necessario?

 Per dare la necessaria assistenza ai comuni e consentire una significativa accelerazione nei processi di redazione e approvazione dei PUC in adeguamento al PPR, intendiamo attivare una apposita struttura tecnica multidisciplinare altamente specializzata, a regia regionale, che possa affiancare le strutture tecniche interne ai singoli Comuni o i tecnici esterni da questi incaricati per la redazione dei PUC in adeguamento al PPR.

Il fine ultimo è quello di consentire un processo chiaro, strutturato, contestualizzato, partecipato e massimamente condiviso per la redazione e l’approvazione dei PUC. I Comuni, inoltre, saranno dotati delle necessarie risorse finanziarie per la redazione dei PUC in adeguamento al PPR e, nei casi dei comuni più piccoli e meno strutturati, verrà prevista un’apposita procedura di affiancamento delle strutture interne anche con tecnici formati per ricoprire il ruolo di Commissari per la gestione dell’intero processo pianificatorio e il buon esito dello stesso. Tale occasione sarà propizia anche per valutare se sia il caso di procedere alla redazione di PUC Intercomunali, laddove vi siano le condizioni.

6.In quali tempi intende riattivare l’Ufficio del Piano e strutturare il Centro Cartografico Regionale o comunque una struttura dedicata nell’Amministrazione regionale con adeguate risorse umane, finanziarie e strumentali, per supportare le amministrazioni comunali e facilitare l’estensione del PPR a tutta la Sardegna e l’adeguamento dei PUC allo stesso?

L’Ufficio Regionale del Piano, dedicato e permanente, dovrà essere riattivato entro i primi sei mesi dall’insediamento della Giunta Regionale e sarà dotato di adeguate risorse finanziarie e strumentali al fine di poter costituire una squadra multidisciplinare e procedure adeguate per revisionare, aggiornare, migliorare e approfondire in dettaglio quanto contenuto nel PPR oltre che per estendere lo stesso a tutto il territorio della Sardegna. L’ufficio, coadiuvato da un comitato scientifico, dovrà favorire l’attivazione di tavoli specifici tra la Regione e le Amministrazioni locali con l’obiettivo di utilizzare percorsi maggiormente dedicati e contestualizzati di affiancamento dei Comuni nelle parti inerenti l’adeguamento degli strumenti urbanistici al PPR.

7.Come intende attuare una politica di assetto idrogeologico, di tutela, di non consumo del suolo e operare riguardo al Piano di Assetto Idrogeologico Regionale (PAI), struttura portante del PPR, considerato che le Norme Tecniche di Attuazione non possono essere opinabili ma devono essere univoche, trasparenti, gestibili dalle amministrazioni coinvolte, per gli effetti rilevanti nella tutela dei cittadini, del territorio e dei beni materiali?

Uno degli obiettivi prioritari del nostro programma politico è quello di ottimizzare l’uso del suolo e, contestualmente, quello di ridurre al massimo il suo consumo puntando sulla riqualificazione e il recupero del patrimonio edilizio esistente, riconvertendo le strutture militari e industriali dismesse o in corso di dismissione, nonché le aree compromesse, prevedendo opportuni cambi di destinazione e riqualificazione ambientale, urbanistica ed edilizia e lavorando su strutture a basso impatto ambientale e paesaggistico.

Queste politiche saranno abbinate a quelle legate all’assetto idrogeologico del territorio e alla sua tutela da attuarsi con un Piano di Assetto Idrogeologico sempre più contestualizzato, dettagliato e normato in modo chiaro, univoco, trasparente e agevolmente gestibile dalle amministrazioni comunali, dai tecnici e da tutti i soggetti che si occupano di tutela dei cittadini, del patrimonio e degli organismi edilizi e dei beni storico-culturali.

A tal proposito si fa notare che il PAI è strumento di base imprescindibile sul quale fondare la successiva azione progettuale più strettamente legata al PUC e tale condizione verrà resa ancora più chiara anche a livello normativo per quanto di competenza del governo Regionale.

8.Alla luce dell’aumentata sensibilità delle popolazioni e degli amministratori come intende ampliare e trasformare in opportunità di sviluppo le zone di massimo pregio caratterizzate da habitat naturalistici, biodiversità, sostenibilità ambientale anche nella consapevolezza che non sono consentite costruzioni di qualsiasi volumetria nella fascia dei 300 metri dal mare?

Al fine di ampliare e trasformare in opportunità di sviluppo le zone di massimo pregio e tutela ambientale, paesaggistica e naturalistica, sarà indispensabile elaborare un piano strategico regionale di valorizzazione e messa a sistema di tutti i parchi nazionali, le aree marine protette, i parchi regionali, i SIC e le ZPS presenti in Sardegna, in modo da poter sviluppare politiche utili alla massima tutela e valorizzazione di tutte queste aree rendendole attrattive, fruibili e produttive nel massimo rispetto delle loro peculiarità.

Il rispetto degli habitat, della biodiversità e della sostenibilità ambientale, se affiancate da un forte contrasto all’abusivismo edilizio, anche attraverso l’eliminazione di deroghe normative e l’istituzione di una struttura di monitoraggio e vigilanza che eserciti un controllo puntuale e costante del territorio, consentiranno di attivare forme di fruizione legate all’istruzione, alla ricerca, alla formazione e, soprattutto a un turismo maturo e consapevole oltre che massimamente redditizio. In merito alla fascia costiera dei trecento metri dalla linea di costa, il nostro programma prevede la valorizzazione del patrimonio paesaggistico, urbanistico ed edilizio esistente, attraverso specifici piani attuativi di riqualificazione che non potranno prevedere il consumo di suolo e manterranno i vincoli di inedificabilità.

9.Cosa intende fare per trasformare l’attuale Protezione Civile, basata sull’emergenza, in una vera prevenzione civile e pianificazione del rischio a scala di paesaggio, comprese azioni concrete di selvicoltura preventiva?

La Protezione Civile avrà nel futuro immediato un ruolo centrale. La nostra sfida è quella di considerare questa componente in termini preventivi e non, come spesso siamo portati a notare, come forza di intervento in caso di danni dovuti sempre più frequentemente a fenomeni atmosferici severi che, in casi di scarsa manutenzione o peggio mala urbanizzazione, si traducono in perdite economiche ingenti e, al peggio, alla perdita di vite umane.

Se dovessimo avere responsabilità di governo, ci impegneremo affinché si riesca a fare un cambio di paradigma a livello culturale: tutti insieme, nel processo di aggiornamento del PPR e nella elaborazione della Legge Quadro sull’Urbanistica dovremo definire il più univocamente possibile che cosa intendiamo per paesaggio e se siamo disposti a riconoscere che il rischio attualmente è soprattutto sulla costa.

Sulle coste abbiamo i paesaggi più famosi, legati all’attività turistica balneare, le maggiori aree urbane e la totalità dell’apparato industriale chimico o quello che ne rimane. Qui il paesaggio-ambiente è a forte e molto probabile rischio di essere modificato profondamente dagli effetti dei cambiamenti climatici, pertanto si tratta di fare una valutazione a medio e lungo termine per evitare di perdere interi quartieri e intere infrastrutture tecnologiche primarie come depuratori e potabilizzatori oltre al rischio che discariche ormai dimenticate o interi impianti industriali vengano inondati ed erosi dal mare con conseguente rilascio di inquinanti pericolosissimi per l’ambiente. Senza contare che l’ingressione salina nelle falde acquifere sarà sempre più pronunciata mettendo a repentaglio i territori agricoli costieri.

Per questo sarà necessario mettere in campo un vero e proprio Piano Strategico per l’adattamento e la mitigazione dei danni, ed in questo senso la Protezione Civile sarà un soggetto protagonista.

10.Ritiene che un atto di governo del territorio continui ad ignorare il Piano Regionale dei Trasporti con i relativi requisiti di accessibilità del trasporto pubblico e reputa sufficienti 2,5 mq di parcheggi pubblici ad abitante, per garantire l’efficienza, l’efficacia, la sostenibilità economica dei servizi di mobilità urbana?

Veniamo da un passato che è ancora presente nel quale l’urbanistica da disciplina a forte connotazione sociale si è trasformata in un mero esercizio di applicazione di indici e standard di cui ormai si è perso il senso e dei quali ne vediamo gli effetti sempre più nefasti. Uno di questi è di sicuro la famigerata dotazioni di parcheggi per abitante. È sicuramente venuto il tempo di interrogarsi su questo partendo dalla consapevolezza che tali standard minimi sono definiti a livello nazionale.

Si fa presente che il nostro programma prevede l’integrazione della pianificazione territoriale, ambientale e urbanistica con la pianificazione dei trasporti al fine di valorizzare al massimo la mobilità sostenibile, l’intermodalità, il trasporto collettivo e l’implementazione e l’ottimizzazione di nuove e innovative infrastrutture di trasporto di persone e merci. N0n vi è alternativa se si vuole definire un modello di sviluppo unitario rispettoso del paesaggio e dell’ambiente e che sia un vero motore duraturo di sviluppo economico e sociale sano e durevole.

Per questi e altri motivi il Piano Regionale dei trasporti dovrà essere sviluppato in pieno accordo con la Legge di governo del territorio e con il Piano Paesaggistico Regionale esteso a tutta la Sardegna per garantire prioritariamente efficienza, efficacia e sostenibilità economica e sociale dei servizi di mobilità urbana ed extra urbana.

 

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