Ora viene il difficile (ma anche il bello) [di Silvano Tagliagambe]
Un’intensa galoppata all’insegna del 17, iniziata a Serdiana alla Comunità “La Collina” venerdì 17 gennaio (il massimo per la superstizione!), si è conclusa ieri, 17 febbraio, con la vittoria di Francesco Pigliaru alle elezioni regionali. Un risultato al quale “Sardegna soprattutto” ha contribuito con analisi e testimonianze e la partecipazione all’organizzazione di un importante incontro alla Mediateca di Cagliari sulla scuola, l’università e la ricerca, punti cruciali del programma della coalizione di centro sinistra e del suo candidato. Ora che il risultato è stato raggiunto si deve passare all’azione, senza dimenticare però la riflessione su un aspetto che testimonia la pertinenza di un richiamo fatto con insistenza da questa testata, come da altri, nelle scorse settimane: il crescente distacco dei cittadini dalla politica che si è’ materializzato in quel 48% di mancate presenze alle urne. Il primo impegno deve essere pertanto quello di sanare questa ferita, che non può essere passata sotto silenzio o sottovalutata, trasformando in un progetto politico concreto l’insegnamento che ci viene dalla cultura classica, dalla sfida che la Sfinge poneva ai suoi interlocutori e che il solo Edipo riuscì ad affrontare con successo. La metafora dell’animale inizialmente quadrupede, poi bipede e che nell’età della fatica e dell’incipiente declino ha bisogno di tre gambe per poter camminare vale anche per le società, oltre che per l’uomo. E ci dice che un sistema sociale in difficoltà e paralizzato per riprendere ad avanzare deve reggersi, appunto, su tre sostegni: che si chiamano competenza, passione ed etica. La competenza e l’autorevolezza degli interpreti del programma, senza le quali anche il miglior progetto è destinato a rimanere sulla carta per angustia di prospettiva e di visione e incapacità di esecuzione; la passione civile, il solo elemento capace di risvegliare le coscienze e di motivare all’impegno e alla partecipazione anche i più scettici e riottosi, coloro che si sono ripiegati su se stessi e ormai stentano a credere a qualcuno e in qualcosa; e l’etica, la trasparenza, la riduzione al minimo possibile dello scarto tra il dire e il fare, tra ciò che si proclama e ciò che si testimonia ogni giorno con il proprio comportamento concreto e con l’azione. Francesco Pigliaru ha parlato spesso di queste tre gambe e ha fatto del ricorso a esse il motivo conduttore della sua vittoriosa campagna elettorale. E’ stato credibile ed è stato creduto: ch’egli intenda onorare questo impegno preso solennemente con chi lo ha eletto lo ritengo fuori discussione. C’è da augurarsi che ora, nel momento dell’euforia per il risultato raggiunto, nessuno pensi di ostacolare, frenare o semplicemente rendere arduo e complicato il mantenimento di questa promessa, che è anche la premessa sine qua non per un rilancio della politica e per il recupero della sua credibilità da parte di quella metà del corpo elettorale che domenica ha dimostrato di non avere più fiducia nelle parole di coloro dai quali dovrebbero sentirsi rappresentati in Consiglio regionale. Dimostrare, con i fatti, che questa volta si sono sbagliati costituisce il primo imperativo categorico per il nuovo Presidente. Questo non è che l’inizio, come dicevano nel ’68 gli studenti francesi, subito seguiti da quelli italiani: ma è un inizio dal quale dipende tutto il resto.
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