Rammendare centro e periferia [di Maria Antonietta Mongiu]
Unione Sarda 24 marzo 2019. Anche Cagliari ha i suoi monumenti alla devastazione. Ciascuno faccia il suo elenco secondo le proprie sensibilità e passioni. Fra le tante giornate per monumenti lustrati per un giorno, si potrebbe dedicarne qualcuna ai luoghi devastati per pubblica trascuratezza e inciviltà collettiva. I più gravi sono a carico di scelte urbanistiche e politiche sui beni culturali e sul paesaggio incompetenti. Uno dei segni distintivi della complessità urbana consiste nella relazione tra parti: la città è tale perchè reticolo di strade, marciapiedi, piazze, ponti, acquedotti, fogne, i luoghi dei vivi e i luoghi dei morti. Gli stessi ruoli di governo fin dal mondo antico si ascrivono ai medesimi temi, a prova della necessità di pianificare, programmare, manutenere. Ogni estemporaneità è bandita, e le prime norme nascono al fine di evitarla. Si può ricostruire la storia di Cagliari tematizzando quelle infrastrutture materiali. Le differenze tra periodi e governi si deducono, oggi come ieri, dalla capacità di progetto e realizzazione. I circenses son posteriori, quando chi governava decise di affiancarli prima, e di farne strumento autonomo poi, ai ludi religiosi. Riferiscono della secolarizzazione del potere politico, e dell’occultamento dei suoi limiti. Lo ricorda Catone il censore, indefesso contro contro la diffusione a Roma delle mollezze ellenistiche dai territori che venivano conquistati, tra cui Cagliari, abitata anche da quelle consuetudini suntuarie. Quel richiamo al rigore è una delle grandi eredità della Res Publica romana. Pure oggi il governo della città dovrebbe essere a esclusivo vantaggio della civitas, e nella verifica di tale interdipendenza si rinvenga l’insostituibile bussola di chi governa. E’ ormai nell’immaginario collettivo la proposta di Renzo Piano per cui, per ricucire i disagi della civitas, occorre intervenire nell’urbs “rammendandone” le parti scisse. Grande qualità e non interventi effimeri, a partire dalle periferie, dove insiste la percentuale più alta dei monumenti alla devastazione, essendone spesso esse stesse un concentrato. Eppure, anche a Cagliari, capita che vi siano ubicati tra i più clamorosi monumenti naturali e culturali della città. Per tutti Sant’Elia e Calamosca, bisognosi solo di manutenzione e di ripristinare le antiche connessioni con Molentargius e Su siccu, e le loro storie ininterrotte dal neolitico alla contemporaneità.
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