Tosca romana [di Franco Masala]
L’ennesima rappresentazione di Tosca non fa altro che confermare la statura europea di Giacomo Puccini, ponendolo accanto a Richard Strauss e a Igor Stravinskji nella ricerca di nuove soluzioni musicali all’inizio del ‘900. La ricchissima strumentazione, l’aderenza della parola alla musica, l’uso liberissimo del leitmotiv di origine wagneriana sono altrettanti punti di forza in una partitura che ha dalla sua anche la rapidità del taglio teatrale, efficacissima dal punto di vista drammaturgico. In scena al Teatro Lirico a pochissimi anni dall’ultima edizione, Tosca è diretta da Donato Renzetti con il consueto mestiere pur con qualche squilibrio tra orchestra e palcoscenico dove le voci sono talvolta in affanno. E ancor più nella cantata del secondo atto che è proiettata in avanti nonostante la fonte musicale sia dietro le quinte. Orchestra, coro e coro di voci bianche del Conservatorio di Musica di Cagliari si disimpegnano validamente anche nella grandiosa scena del Te Deum che chiude il primo atto. La protagonista, Amarilli Nizza, scenicamente adeguata, ha belle note centrali ma una voce affetta da un vibrato fastidioso che spesso vira verso accenti veristi fuori luogo. Marcello Giordani (Cavaradossi) è più convincente del solito, emergendo soprattutto nel terzo atto tutto giocato tra mezze voci e frasi di ampio respiro. Il Barone Scarpia di Devid Cecconi è ben cantato ma latita nella definizione del personaggio, incerto tra eleganza aristocratica e malvagità poco a fuoco e sempre a metà tra bigottismo ed eros. Graziano Dallavalle (nomen quasi omen!) interpreta con efficienza professionale Angelotti mentre il Sagrestano di Giulio Mastrototaro è finalmente cantato e mette da parte gli abusi del parlato e gli atteggiamenti macchiettistici che spesso inficiano il personaggio. Enrico Zara (Spoletta), Francesco Musinu (Sciarrone e il carceriere) e la voce bianca del pastorello Alice Cocco completano il cast. È ben difficile fare qualcosa di nuovo in una messinscena di Tosca data la connotazione romana riconoscibilissima che chiama in causa la chiesa di S. Andrea della Valle, il Palazzo Farnese e il Castel S. Angelo. Pure il regista Pier Francesco Maestrini ha un colpo di genio nel cominciare con un filmato che mostra la fuga di Angelotti dalla prigione. Poi, più banalmente, si limita a variare di continuo gli spazi del primo atto a scapito della coerenza del libretto e anche successivamente si mantiene nei limiti di una lettura corretta pur con qualche caduta di gusto di troppo. Le scene di Juan Guillermo Nova riprendono (saggiamente e al risparmio) l’impianto usato per il Rigoletto del dicembre scorso e sono punteggiate da alcuni grandi dipinti utili alla vicenda. Marco Nateri firma i costumi sobri e spenti con la sola, felice eccezione del rosso squillante di Tosca nel secondo atto, mentre Pascal Mérat gestisce luci un po’ troppo cupe. Grande successo di pubblico che ancora una volta dà ragione a Puccini e alle sue sfortunate eroine. *foto di Priamo Tolu © Cagliari – Teatro Lirico Tosca melodramma in tre atti libretto Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, dal dramma La Tosca di Victorien Sardou musica Giacomo Puccini venerdì 29 marzo, ore 20.30 – turno A sabato 30 marzo, ore 19 – turno G domenica 31 marzo, ore 17 – turno D martedì 2 aprile, ore 20.30 – turno F mercoledì 3 aprile, ore 20.30 – turno B giovedì 4 aprile, ore 19 – turno L venerdì 5 aprile, ore 20.30 – turno C sabato 6 aprile, ore 17 – turno I domenica 7 aprile, ore 17 – turno E Le recite per le scuole, che prevedono l’esecuzione in forma ridotta dell’opera della durata complessiva di 60 minuti circa, sono: martedì 2 aprile alle 11 e venerdì 5 aprile alle 11.
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