Efisio protagonista di un millenario itinerario [di Maria Antonietta Mongiu]

S.-Efis-sballiau

L’Unione Sarda 30 aprile 2019. La città in pillole. In quell’inesauribile diario del viaggio di Federico Visconti si riviene anche il toponimo Stampace, spia del rango del luogo nella geografia e nell’immaginario cagliaritani. Il Legato pontificio nel 1263 lo prospetta denso di persone e di chiese.

Ne visita alcune. Sant’Anna preesistente alla chiesa settecentesca; Santa Margherita i cui ruderi con quelli di San Giorgio sopravvissero ai bombardamenti ma non agli abbattimenti per la messa in opera dell’omonima strada e nel 1994 alle ruspe per far posto a un desolante vuoto. Sant’Efisio e Santa Restituta, sacelli sub divo sulle chiese rupestri e altro, per stile e orientamento, dalle chiese oggi visibili.

Fonti altomedievali documentano un San Michele nell’attuale complesso gesuitico presso la Porta dello Sperone mentre a nordest è riconoscibile un Sant’Andrea ad eremum, nel cosiddetto Fosso di San Guglielmo, sulla strada che, costeggiando la chiesa di San Pancrazio, portava al suburbio e dall’altra parte al Castel di Castro, fulcro del potere pisano dopo la fine di Santa Igia.

Giovanni Spano descrive, perdurante nell’Ottocento, la dimensione rupestre del Fosso, le sepolture tardoantiche ad arcosolio, gli alloggiamenti dei bacini ceramici in voga nella Sardegna medievale; prova del continuismo del sito dove troveranno domicilio un ospedale sotterraneo, cliniche, e oggi aule universitarie. Una cripta vocata sancta Anastasia attesta l’estensione dell’habitat rupestre da Sa Costa a Stampace che ricompare, sempre sullo scorcio del XIII secolo, nell’atto di acquisto dei Francescani del lotto dove edificarono convento, chiesa, chiostro che ingloberà la preesistente cripta.

Si possono scoprire le loro tracce nel Corso, tra le Vie G.M. Angioj e Sassari, negli esercizi commerciali, spazio un tempo della gotica chiesa francescana, e da cui si accede al chiostro con i preziosi capitelli e affreschi.

Chi lo voglia apprezzare integralmente si rechi nella Via Mameli e, sollevando lo sguardo, oltre la selva di ulivi e tendoni da cantiere, verificherà come amministratori e uffici preposti alla tutela abbiano autorizzato sopraelevazioni, sperimentando una sorta di piano-casa su un monumento tra i più prestigiosi della città.

Intanto Efisio, solitario garante di civitas e urbs, uscirà ut semper dalle viscere del municipium romano per percorrere un millenario itinerario e cercare di ricucire le due dimensioni. Oggi più che mai.

 

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