Fare spazio alle attività culturali: una guida per l’azione [di salviamoilpaesaggio]
Salviamo il paesaggio/Difendiamo i territori.it 14 novembre 2018. Gli spazi culturali conviviali vanno difesi dove sono sotto prdi essione, riconquistati dove sono sottratti, rivendicati dove possono essere attivati. Qui la prima guida di eddyburg, redatta in collaborazione con eutropian, per Fare spazio alle attività culturali. FARE SPAZIO ALLE ATTIVITÀ CULTURALI Talvolta si tratta di strutture specializzate per la fruizione della cultura (biblioteche, musei, case della città), gestite e organizzate in modo innovativo. In altri casi, di strutture ideate da gruppi e associazioni per coniugare socialità, cultura ed economia, e gestite in modo indipendente o persino conflittuale con le istituzioni. Nelle città si trovano anche molti luoghi abbandonati e sotto-utilizzati, pubblici e privati, che potrebbero ospitare attività culturali e sociali, ma qualcosa lo impedisce. A volte è colpa della speculazione edilizia: le aree sono immesse sul mercato per ricavarne il massimo guadagno possibile. Altri edifici rimangono vuoti perché nessuno è in grado di prenderne cura, o perché occorre presentare progetti impegnativi, fuori dalla portata di chi si occupa di attività sociali e culturali. E può accadere che norme e regolamenti impediscano il riuso, nonostante associazioni e cittadini abbiano presentato una richiesta. Ad esito di un percorso di ricerca e di confronto, abbiamo constatato che gli spazi culturali conviviali sono – oggi – un servizio d’interesse generale, indispensabile per rispondere all’istanza di costruzione di una società multiculturale, più solidale e coesa. Gli spazi culturali che abbiamo in mente sono, principalmente, luoghi conviviali. Non serve definirli in modo preciso, ma è importante sottolineare che cosa li rende speciali: sono luoghi inclusivi, flessibili, accessibili, belli ma non omologati, democratici e attivi. La varietà delle strutture ne rende possibile la diffusione nelle città e nei paesi più piccoli, nelle aree centrali e in quelle più esterne, nei luoghi aulici e nelle frange urbane. Abbiamo costatato il loro potere generativo: ovunque sono presenti, gli spazi culturali diffondono effetti positivi sulle persone coinvolte direttamente, sui fruitori assidui e occasionali, sul contesto circostante. La loro presenza contribuisce a costruire quotidianamente la multiculturalità, a legare in maniera costruttiva le diversità, a rendere la società più solidale, e a fare della città un luogo vivibile e accogliente. UNA GUIDA PER L’AZIONE Aggiornare il quadro normativo. Le regole urbanistiche sono importanti perché sanciscono le regole a garanzia dell’interesse generale. Tra le più importanti, gli standard urbanistici – introdotti nel 1968 – stabiliscono le dotazioni minime di spazi pubblici che devono essere garantite ovunque. Nelle leggi regionali e nei piani urbanistici possono essere introdotti dispositivi normativi che integrino le disposizioni nazionali, per: – sancire la presenza obbligatoria di spazi culturali – adeguati per caratteristiche, localizzazione e fruibilità – all’interno della gamma di attrezzature pubbliche che concorrono alla dotazione complessiva di spazi pubblici; – sottrarre alla trasformazione immobiliare gli edifici e gli spazi aperti di proprietà privata che, per posizione, caratteristiche e rilevanza nelle vicende urbane, opportuno riservare ad attività culturali con valenza sociale; – impedire l’alienazione di beni pubblici che possono essere riutilizzati per attività culturali con valenza sociale ed essere gestiti in modo economicamente responsabile sostenibile, anche attraverso attività di tipo economico complementari e coerenti con le prevalenti finalità sociali; – indirizzare il concorso delle risorse private al rafforzamento dell’offerta di spazi culturali, nelle iniziative che producono valorizzazione immobiliare; – conferire uno statuto speciale agli immobili affidati in gestione ad associazioni e istituzioni che possono dare risposte alle domande culturali. Sostenere le iniziative. L’esperienza ci ha insegnato che le norme urbanistiche non possono, da sole, assicurare la presenza diffusa di spazi culturali accoglienti, democratici e vitali. Per di più, cambiare le leggi e i piani richiede tempo e una sensibilità politica differente. Tuttavia, i seminari, le visite guidate e gli incontri con le persone impegnate in questo campo ci hanno aiutato a individuare cinque passi che possono essere compiuti fin d’ora, da amministrazioni locali virtuose o da associazioni civiche che intendano mobilitarsi. Ad ognuno abbiamo dedicato un paragrafo di queste linee guida, nella convinzione che possa essere utile per fare in modo che qualcosa accada. CINQUE PASSI DA COMPIERE PER FARE SPAZIO ALLE ATTIVITÀ CULTURALI
Documento scritto da Mauro Baioni, in collaborazione con: Donato Belloni, Ilaria Boniburini, Edoardo Salzano (associazione eddyburg) Daniela Patti, Levente Polyak e Jorge G. Mosquera (eutropian.org)
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