Cagliari, Sabato 29 ore 18:30 Marina Hostel, presentazione di “Metropolitània e àteros contos tòpicos, distòpicos e utòpicos” di Giuseppe Corongiu [di Maria Antonietta Mongiu]
Sabato 29 giugno a Cagliari, nel cortile del Marina Hostel, Scalette San Sepolcro, ore 18:30, si parlerà dell’opera narrativa “Metropolitània e àteros contos tòpicos, distòpicos e utòpicos” di Giuseppe Corongiu, Casa editrice Palabanda. Già Direttore delle politiche linguistiche regionali, attivista del Coordinamentu pro su Sardu Ufitziale, Corongiu è autore di diversi saggi sulla questione linguistica tra cui si segnala “Il sardo una lingua normale” del 2013. A parlare dell’esordio narrativo di Giuseppe Corongiu saranno Maria Antonietta Mongiu e Francesco Casula e, naturalmente, quanti vorranno prendere la parola visto l’impegno dello scrittore nell’articolata e variegata geografia che, negli ultimi tre lustri, ha abitato il dibattito sulla lingua sarda. “Metropolitània e àteros contos tòpicos, distòpicos e utòpicos” è una raccolta di dodici racconti sorprendenti che è necessario definire eretici perchè non ci si aspetta di scoprire, nella nostra contemporaneità, tanta densa capacità sperimentale nella lingua sarda; attualmente, spesso, frequentata da produzioni conservatrici e conformiste, quando non mediocri e, appunto, poco use alla sperimentazione. Giuseppe Corongiu, sperimenta forme nuove che danno prospettive di futuro per la letteratura della Sardegna e non solo per quella in lingua sarda. Cerca di rompere con il passato non tanto dell’antica tradizione quanto con quello più recente che ha mortificato ogni innovazione condannando la lingua sarda ad un prodotto archeologico destinato a morire o da capitalizzare attraverso mille iniziative ed eventi poco probabili e mortificanti. “Metropolitània e àteros contos tòpicos, distòpicos e utòpicos” è un mosaico narrativo di una terra che è talmente densa di identità da diventare una sorta di “non luogo” in cui l’apocalisse, ben rappresentata dalla proiezione extraterreste, è dietro l’angolo senza la consolazione di un éscaton ovvero di una via di uscita possibile per l’incapacità di consistere dentro le contraddizioni della contemporaneità. Gli scenari distòpici alludono ad una fantascienza che più che simbolo è metafora del continuo rimando ad altro, del perenne cambiare discorso, di un’eterodossia ormai intollerabile e sempre attiva. Allusioni e continui riferimenti alle sofferenze attuali e alle ragioni degli anni Ottanta-Novanta del secolo scorso bene dicono di una Métropolis dal futuro breve e incerto per il disastro culturale e sociale di un popolo chiacchierono quanto afasico nella sostanza e che traccia costantemente traiettorie di autodistruzione. Dove è finita la Sardegna antropologica, rurale e mitica? E’ diventato scadente etnocentrismo. Quello che ormai si è insediato da protagonista in quasi tutti gli autori sardi. Dove è la Sardegna degli ovili fulcro di identità sociologica? Si è tramutata in vicenda globale o distopia. Agghiacciante, agita i mostri e i sentimenti di un laboratorio letterario brulicante di passione, rimpianto, denuncia, voglia di rivincita, speranza mai sopita. La coscienza infelice è la cifra del disastro sardo dove l’unica via di fuga è l’amore e la forza catartica della narrazione. Ma al dunque c’è sempre la possibilità di un nuovo inizio. *L’ingresso è libero. La serata, che si svolgerà in un cortile all’aperto, sarà allietata dalle musiche con chitarra di Andrea Porcu e Enrico Putzolu. La Cantina dei Fratelli Fulghesu “Le Vigne” di Meana (NU) proporrà una degustazione dei suoi vini. Sarà possibile acquistare il libro e ottenere una copia firmata dall’autore. |