“Magari Soros!” [di Lucia Annunziata]

Casarini

L’Huffington Post 8 Luglio 2019. https://www.huffingtonpost.it/entry/magari-soros_it_”Questi sono i nostri soldi”, racconta Luca Casarini a Huffpost sull’ong Mediterranea. Su Malta: “Portassero le loro prove, noi abbiamo registrato tutto”. “Salvini è solo il soldatino di quell’Europa tecnocratica che dice di voler cambiare”

Il vecchio guerriero Luca Casarini non si sottrae e risponde subito, a tono, all’accusa che gli arriva dal ministero degli Interni; la peggiore delle accuse: quella di non aver voluto andare a Malta per paura di essere arrestati, per vigliaccheria, insomma.  “Non abbiamo mai rifiutato Malta. Abbiamo solo chiesto condizioni di sicurezza per le persone. E non ce le hanno date. Che volessero lo scalpo di Mediterranea, ne siamo certi. In ogni caso abbiamo registrato ogni scambio, ogni mail intercorsi fra noi e loro. Portassero le prove e vediamo chi ha ragione”.

E risponde a tono anche alla domanda più sottotraccia ma non meno forte che gli arriva dal dibattito pubblico. 

Le organizzazioni umanitarie sono diventate organizzazioni politiche? Le Ong, come dice in queste ore Salvini, hanno avviato una guerra personale contro il Ministro degli Interni? 

“C’è chi fa politica facendo morire le persone, e chi salva una vita e magari la politica la fa con questo gesto. Io preferisco questa seconda opzione”.

Matteo Salvini tuttavia punta il dito su qualcosa di più dello scontro diretto. Denuncia, piuttosto, in queste ore, un nuovo scenario: le Ong hanno perso la loro natura umanitaria e, galvanizzate dalla liberazione della Capitana della Sea Watch, hanno assunto un ruolo politico. Di fatto, un ruolo di opposizione. Una convinzione nutrita anche dal fatto che l’ultima nave arrivata a sfidare il divieto del Ministro, è un piccolo veliero, Alex, sequestrato subito appena arrivato nel porto di Lampedusa. La Alex come la nave Mare Jonio, essa stessa sequestrata, son parte della Ong Mediterranea, di cui Casarini è oggi capo missione. “Casarini – aggiunge lui – è uno delle centinaia di attivisti di Mediterranea, niente di più. E Mediterranea è fatta da gente che va dalle parrocchie fino ai centri sociali”.

D’altra parte, se uno come Casarini, la cui biografia incrocia tutti i passaggi più rilevanti della storia recente della rivolta antagonista – dal “Pedro” di Padova, il primo centro sociale del Nord Est, fondato il 7 ottobre del 1987, alle tute bianche per il G8 di Genova, passando per i No Global di Seattle – approda poi alle Ong, cioè alla quintessenza del pacifismo, allora forse qualcosa sta succedendo, qualcosa sta cambiando.

 Casarini lei è parte della organizzazione politica Sinistra italiana? 

“No. Sono stato impegnato in questi anni con Sinistra Italiana per cui seguivo il rapporto con i movimenti. Adesso da ottobre faccio Mediterranea. Sono uno dei fondatori, oltre che capo missione in mare”.

 Cosa è e chi partecipa a Mediterranea? 

“Mediterranea è una piattaforma di associazioni della società civile italiana, tra cui la comunità di don Gallo, e Arci nazionale.  Noi diciamo che non siamo una Ong, ci definiamo una Ang. Un’Azione non governativa. Nasce nel momento in cui c’è il massimo attacco alle Ong in Italia. Giugno dell’anno scorso. Il mare era deserto, ma, soprattutto, non c’erano Ong battenti bandiera italiana. Un po’ schifati dal vedere i governi godere, nei fatti, degli annegamenti,  in particolare quello italiano appena insediato, decidemmo di fare l’unica cosa possibile”.

 Dove avete trovato i soldi? 

“Mediterranea è fatta di varie associazioni, Presentammo insieme un progetto a Banca Etica. ‘Vogliamo fare soccorso in mare, testimonianza nel Mediterraneo centrale e abbiamo bisogno di una nave’. Banca Etica ci disse: ‘ci interessa, vi diamo un prestito, ma dovete trovare dei Garanti’. Abbiamo chiesto aiuto a  Vendola, Palazzotto, Muroni, Fratoianni in quanto deputati e ce l’hanno dato. Hanno messo le firme per fare da garanti. Ottenemmo un mutuo di 460mila euro per la Mare Jonio, un vecchio rimorchiatore del ’73 che aveva sempre fatto un onesto lavoro di porto come nave da monitoraggio e da eventuale salvataggio. Nel Settembre del 2018 il 3 ottobre, anniversario della strage di Lampedusa, per cui si mosse anche il Papa, siamo usciti dal Porto di Augusta.

 Ultimo padrone della nave? 

“Un armatore siciliano”.

 Trovato qualcuno, a mare? 

“Da ottobre a dicembre abbiamo intercettato 500 persone, salvate grazie a noi dalla Guardia Costiera italiana e maltese. Bastava che indicassimo loro una. Emergenza in atto, e intervenivano perché spaventati dal fatto che prendessimo noi la gente a bordo”.

 In che senso, spaventati? 

“Perché avevamo bandiera italiana. La retorica era ‘tedeschi? portateli a casa vostra, spagnoli portateli a casa vostra’. A noi con la bandiera italiana, non potevano dire portateli a casa nostra. Appena avevamo un caso, noi dicevamo stiamo andando e loro si allarmavano per paura che noi intervenissimo. E a noi andava più che bene, basta che donne, uomini e bambini non morissero in mare, fossero soccorsi come dovrebbe accadere sempre”.

 Torniamo alla questione dei soldi. Voi fate un mutuo di 460mila euro, poi portate la nave in cantiere per renderla adatta alla missione, e saranno stati almeno 200mila euro. Poi c’è la missione in mare. Siamo già intorno al milione, no? Quanto costa il tutto? 

“Ci costa con la Jonio, circa 100mila euro al mese, tra missione carburante e pattugliamenti sul 33esimo parallelo. Una giornata costa 1500 di carburante”.

 E i soldi? 

“Avviene una cosa interessante, da ottobre a dicembre. Il 4 di ottobre annunciamo che esiste Mediterranea e lanciamo un crowdfunding, e succede una cosa che non ci aspettavamo. Raccogliamo mezzo milione di euro nei primi tre mesi. Nella prima settimana, 100mila euro. Piccole donazioni, in media 15-20 euro. La piattaforma è quella di Banca Etica, pubblica e tracciabile. Quello che ci stupisce è che c’è un’attenzione italiana attorno a questa iniziativa. Il Crowdfunding viene lanciato anche sul nostro sito, www.mediterranearescue.org”.

 Quanti contatti avete? 

“Il sito fa 2 mln su Facebook, ha 90mila fan e 811mila like. Instagram attorno ai 600mila. Twitter 2-300mila”.

 La destra sostiene che siete pagati profumatamente per queste missioni a mare.

“Non è vero. Mare Jonio è marina mercantile, per cui il personale è composto da marinai professionisti. Che devono avere, giustamente, il contratto sindacale nazionale, queste sono le persone. Sulla Alex, che è una nave da diporto, sono tutti volontari. Ci sono leggi da rispettare e noi siamo felici di rispettarle. I comandanti sono comandanti di lungo corso. Il nostro Piero Marrone, inquisito come me il 18 di marzo, viene da una lunga esperienza da pescatore. È in mare da 40 anni”.

 Niente Soros, dunque? 

“Soros purtroppo non ci ha dato una lira. Abbiamo fatto anche un video ironico. Per favore caccia due spicci, tanto dicono paghi tu almeno dacceli davvero. Non abbiamo grandi finanziatori, anche se a me interesserebbe ci fossero. Non mi interessa niente da dove viene il denaro. Ci fossero persone perbene che mettono soldi su questa cosa saremmo felici. Diciamo che finora la nostra è stata Una Raccolta Proletaria”.

 Il primo politico ad aver focalizzato l’attenzione sul ruolo delle Ong è stato il ministro Marco Minniti. Sul suo ruolo è in corso infatti in questi giorni una forte polemica. Vede continuità tra Minniti e Salvini? 

“Io vedo un innato opportunismo di Salvini nel cogliere quello che scientificamente ha colto Minniti. Secondo me Salvini non è il tipo che avrebbe avuto l’idea che ha avuto Minniti, il quale ha teorizzato una strategia fallimentare e tragicamente funzionale a quanto avvenuto dopo: quella dell’esternalizzazione delle frontiere. Fallimentare perché ha provocato disastri dal punto di vista umanitario perché poggiava sull’autorità libica che non esisteva. Ma era una idea politica. Il Vicepremier attuale invece, secondo me, non è uno che fa molto. Fa molto sui social, ma meno fa e meglio sta. Più aumentano i clandestini, il casino, sbarchi o non sbarchi, più lui ci guadagna perché rappresenta il paese in balia di emergenze insanabili. Basti pensare a Dublino, la modifica del regolamento. Salvini è il primo motivo insieme al gruppo di Visegrad per cui ci teniamo ancora il regolamento di Dublino”.

 Non c’è dubbio però che l’esistenza delle Ong ha certo aiutato i salvataggi, ma al contempo è diventata un magnete. Insomma, il confine tra operare per salvare e operare per attirare migranti è molto sottile.

“Non è cosi. Le do dei dati: dall’inizio dell’anno (2019) abbiamo 1800 morti accertati nel Mediterraneo centrale. Arrivi in Italia nello stesso periodo: 2,300 persone; in  Grecia 18mila, in Spagna 13mila. A Malta 1044. Pensiamo ai numeri del 2014/15/16 –  2300 persone arrivavano in un giorno a Palermo. Invece i  morti in mare sono aumentati: da 1 a 29, a 1 a 6. Le Ong sono dal punto di vista dei numeri assolutamente trascurabili rispetto al fenomeno. Bisogna sfatare questo mito. Con le Ong arriva qualche centinaio di migranti.Ma a loro interessa eliminare i testimoni, e affermare il principio, non quante persone salviamo. Tra maggio e giugno l’assenza delle navi Ong ha fatto aumentare la presenza delle persone in mare: spinte non certo dalle nostre navi, ma dalla guerra, come il bombardamento di Haftar”.

 Vista dalla vostra parte, come si differenziano le operatività in mare del governo Minniti e di quello Gialloverde? 

“Il governo gialloverde porta alle estreme conseguenze la strada aperta da Minniti, quella di una esternalizzazione delle frontiere europee, passando il compito alla Libia. Salvini non risolve, invece, apparentemente nessun problema. Dice: ‘Devono annegare tutti’, e prende consenso su questo. Salvini però in realtà sta facendo diventare l’Italia la Libia. Nel senso che noi oggi prendiamo il ruolo della Guardia Costiera Libica. Cosa che per altro fa piacere a una certa idea dell’Ue – controllo dei flussi, fatta con i confini del sud. Un’idea di “funzionalità” non di umanità, condivisa anche dalle socialdemocrazie: ricordo che la multa che Pedro Sanchez commina alle navi Ong è di 900mila euro, cioè la stessa del milione di Salvini”.

 Sta dicendo che il sud dell’Europa si sta trasformando nell’esercito del nuovo confine europeo?  Che se finora i gendarmi erano quelli del nord-Africa, ora sono i paesi del Sud? 

“Sì. Salvini propaganda la difesa di un confine nazionale, ma non è vero. Loro in realtà stanno difendendo il confine europeo, alle dipendenze di altri. Altro che sovranità. E’ solo il lavoro sporco, allo stesso livello di quello che noi facciamo fare ai galoppini libici. Lo stesso è avvenuto per la rotta balcanica. O in Grecia. E sulla rotta turca. E’ questa blindatura delle rotte di terra che ha causato il gonfiarsi della permanenza in Libia e poi della via del mare.  Tutti loro dicono di essere quelli che vogliono fare la voce grossa. Contro l’Europa, ma ne sono i soldatini. E Salvini è il primo soldatino di quell’Europa che dice di contestare. È il primo suddito di quella Ue molto tecnocratica, molto centrata sul nucleo centrale dell’Europa e non sui paesi del Sud. Salvini sta trasformando l’Italia in una portaerei avanzata di questo modello europeo”.

 E quale sarebbe invece la maniera giusta? 

“Ragionare sul fatto che siamo un paese del Mediterraneo. Dovremmo avere un ruolo non da poliziotti, ma politico, sociale, culturale. A me interessano le dinamiche con cui si costruisce l’autorevolezza, non l’autorità. Ad esempio gestire noi una grande operazione umanitaria in Libia, ci farebbe contare in Europa. Noi invece facciamo carne da massacro. Facciamo carta straccia dei diritti umani. I diritti umani mica sono un orpello, sono il pilastro della differenza europea nella storia. Tutte queste cose qua non le facciamo e giochiamo a fare i soldatini scemi degli speculatori finanziari, delle multinazionali che hanno tutto l’interesse che l’Europa sia più tecnocratica possibile”.

 Da tutti questi discorsi mi sembra che forse Salvini ha ragione a dire che è nata dalle Ong una operazione di sfida politica al suo governo.

“C’è chi fa politica facendo morire le persone e chi salva una vita e magari fa politica con quello. Tra le due, io preferisco la seconda. Se è definita politica quello che noi facciamo, va bene. Ma vorrei sottolineare che, rispetto al classico meccanismo antagonisti e potere io, che ho personalmente una lunga storia, mi sto misurando per la prima volta in vita mia con il fatto che stiamo sfidando il potere attraverso un meccanismo positivo: questo tipo di reazioni di Salvini, di grande casino, su cosa lo otteniamo? Sul fatto che salviamo delle persone”.

 Insomma, un cambiamento è in corso. Le ong diventano politiche? 

“Io credo sia diventato politico il campo umanitario. Le Ong erano abituate a collaborare, ad avere medaglie, ad avere un ruolo definito e riconosciuto”.

 E dunque inoffensivo? 

“Compatibile, diciamo. Poi si sono trovate di colpo su un terreno in cui gli facevano la guerra. Il tema umanitario è diventato tema di conflitto. Perché interviene sui diritti umani, le costituzioni. Adesso il decreto di un governo vale di più del diritto. Ricordo che il decreto sicurezza bis, di Salvini, è in vigore, ma non è stato ancora votato dal Parlamento. E scade il 13 di agosto”.

 E’ molto attento alle date. Puntate a non farlo approvare? 

“Noi speriamo che cada”.

 Queste tensioni stanno avendo un impatto nel governo. Si dice che il fatto che il giudice abbia scarcerato Carola abbia ringalluzzito le Ong. Secondo lei è vero? 

“No. Ma ha fatto emergere nodi di fondo tra giudici e politica. Nodi irrisolti da sempre. E il rapporto con la giustizia che c’e’ in Italia: se il giudice ti piace allora va bene, sennò è da criticare. Ma noi siamo ben consapevoli che il tema è il diritto; il tema è che cosa dice la legge. Le cose che sta facendo Salvini sono la trasformazione da uno Stato di diritto in uno Stato di Polizia”.

 Però gli ultimi sondaggi dicono che il 60% dei cittadini italiani è d’accordo con Salvini sulla questione immigrazione. Cosa pensa di questo sostegno? Sono tutti questi cittadini stupidi o disumani? 

“Lo vedo come in altri momenti storici che conosciamo del 900, in cui il tema della crisi  è strutturale, globale. Di fronte a questi problemi in America nel 29 hanno risposto con Roosevelt, in Europa con Hitler”.

 Insomma, Salvini riporta al fascismo? 

“Non il vecchio, ma a una forma di fascismo contemporaneo, funzionale a governare senza dare risposte. Sull’immigrazione, uno che ha a cuore la politica, gli statisti veri, vedrebbero che il processo è una roba che coinvolge tutto il pianeta. O lo gestisci e affronti come nuova risorsa o hai poco da fare, puoi solo fare danni, perdere occasioni. Ricordo che questo paese è a demografia negativa. Boeri ricordava, chi paga le pensioni?”.

 Dentro il Governo non si capisce i 5 stelle cosa pensano di questi temi. Di Maio fu il primo a parlare di taxi del mare. Voi avete mai avuto contatti con loro?  

“Sì, forse avevano all’inizio una componente diciamo ‘democratica’. Ma oggi è finita. Si sono consegnati manine e piedi a uno bravo a fare il suo mestiere. A Palermo, appena qualcuno di loro ha preso posizione contro la criminalizzazione di chi salva le vite in mare è stato immediatamente epurato, buttato fuori. Noi i taxi del mare? No, sono loro che sono i taxi della Lega. Basta vedere i sondaggi, Salvini li sta mangiando vivi.

 Con il Pd avete invece una interlocuzione? 

“Credo sia giusto interloquire con tutti coloro che davvero sentono il dovere di non stare a guardare di fronte alla tragedia della Libia e del Mediterraneo. Ma il Pd proprio perché con Minniti e Gentiloni ha messo la la sua firma su questo disastro, deve essere onesto, deve capire fino in fondo le conseguenze di quelle scelte. Per cambiare rotta nettamente. Alcuni lì dentro, penso a Orfini, Smeriglio, Majorino, Bartolo, lo stanno sicuramente facendo. Con loro c’è un’interazione. Ho visto l’intervista di Sassoli al Corriere. Gli chiederemo un incontro. Con Zingaretti non abbiamo cercato interlocuzione diretta ma abbiamo visto Orfini, Smeriglio, Bartolo che interagiscono e creano questo dibattito nel campo generale. Più che sul governo Italiano, abbiamo una questione di Unione Europea”.

Vi hanno sequestrato Alex e la Jonio. Che fate ora senza navi? 

“Noi non ci vogliamo fermare. Faremo appello alla società civile perché ci aiuti a tornare in mare per quello che serve. Spero che i sequestri durino poco. La Jonio ad esempio è sotto sequestro probatorio. Noi rispettiamo le leggi, non abbiamo paura dei processi. Vogliamo fare i processi, noi non scappiamo utilizzando immunità che non abbiamo. Vogliamo vedere chi rispetta le leggi e chi no.”

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