Sovranismo e identità labile degli italiani [di Nicolò Migheli]
Nel tempo dei nazionalismi rinascenti, chiamati sovranismi nella neo-lingua imperante, ci si sarebbe aspettato un rafforzamento dell’identità italiana. Lo slogan prima gli italiani invece si rivela vacuo, buono solo per gli appelli al voto, ma incapace di costituire un reale collante di quel che sono gli italiani contemporanei e la loro posizione nel mondo. I processi di lunga durata costituiscono il retroterra culturale su cui si basa il riconoscersi come comunità. L’esempio più lampante è di queste settimane. La trattativa moscovita dove gli esponenti della Lega, partito di governo, che chiedono finanziamenti ai russi non provoca nessuna flessione nei sondaggi per quel partito, che anzi continua imperterrito a raccogliere i consensi della maggioranza della destra italiana. In Austria uno scandalo simile ha portato alle dimissioni del governo, il leader dell’Fpö Heinz-Christian Strache, imputato di tradimento solo per aver intavolato una trattativa senza che un rublo fosse mai arrivato nelle casse del loro partito. Il caso italiano è simile ma a cominciare dalla stampa di destra lo si sottovaluta, ci si chiede chi abbia rivelato la trattativa e il perché, senza invece prendere in considerazione il focus, un partito di governo che chiede fondi a un Paese avversario. Gli italiani sono abituati alle ingerenze straniere, da quando nel 1494 Carlo VIII di Francia, chiamato da Ludovico il Moro duca di Milano, fece della penisola il luogo di scontro delle potenze europee dell’epoca. Fu così fino all’unità d’Italia del 1861, anche essa frutto di calcoli internazionali più che di movimento popolare. È soprattutto dopo la sconfitta della II Guerra Mondiale che le ingerenze straniere assumono la forma di finanziamenti diretti ai partiti di opposizione e di governo. La storiografia ci ha raccontato che durante la Guerra Fredda i sovietici pagavano i partiti di sinistra mentre gli Usa quelli filo occidentali. Francisco Franco dava finanziamenti all’MSI che entrò nei fondi CIA dopo aver costituito Destra Nazionale con i monarchici negli anni ’70. A causa di questo passato storico non vi è consapevolezza nell’opinione pubblica che i finanziamenti stranieri ai partiti non sono gratuiti, servono per modificare gli indirizzi politici, trasformare quei movimenti in agenti d’influenza a loro servizio. A quanto pare la sovranità nazionale della Lega è direttamente subordinata al suo permanere nel governo, al voler agire con i rubli per scardinare l’unità europea vista come causa dei mali italiani. Ma non è l’unico paradosso. La Lega nasce come partito di raccolta del nord che per poter raggiungere i propri obiettivi, oggi ridotti a federalismo, ha avuto bisogno di allargarsi a sud. Questa è stata l’intuizione politica di Salvini. Come fare però quando l’unità d’Italia si è avuta con l’aver trasformato nell’Ottocento il sud e la Sardegna in colonie interne? Quando tutta la storia unitaria, eccetto il periodo brevissimo della Cassa per il Mezzogiorno, è stato un trasferimento di risorse dal sud al nord a cominciare da quelle umane? Ci sì è inventato nemici. Le migrazioni, la Ue, Francia e Germania. Lo stato di mobilitazione permanente ha anche bisogno del nemico interno, identificato negli zingheri, i poveri, le donne e i loro diritti, le comunità omoaffettive, quelle religiose che non siano cristiane. Chiunque disturbi i processi di omologazione tendenti a costruire una unità fittizia fondata su valori che si considera tradizionali e invece altro non sono che costruzioni ideologiche figlie di un tempo risentito, della solitudine dell’uomo contemporaneo, della crisi del maschio. Per realizzare questa operazione Salvini ha avuto bisogno dei teorici reazionari come il russo Aleksandr Dugin, l’americano Steve Bannon, il francese Alain de Benoist e gli epigoni nostrani con le loro comunità escludenti; auspicare il modello di democrazia illiberale ungherese e polacco, ammirare il sistema russo di Vladimir Putin. A differenza dei teorici citati che si ispirano alla dottrina sociale fascio-nazista, i leghisti come gli ungheresi, sono dei liberisti in economia. È chiaro che questa macedonia ideologica tende a nascondere l’obiettivo di sempre, fare in modo che il nord d’Italia continui nella depredazione del sud e della Sardegna. Il modello è quello della cittadinanza diseguale, chi è ricco può accedere ai benefici, chi non lo è si arrangi. Le leggi e i decreti sicurezza, con la scusa dei porti chiusi e dell’allontanamento dei migranti, servono al mantenimento di quel potere; si leggano gli articoli sull’ordine pubblico a tal proposito. Perché quella società immaginata produrrà scontenti e probabili manifestazioni e rivolte. L’affaire moscovita è l’ulteriore tassello, rivela solo quel che sapevamo dell’identità labile degli italiani così ben rappresentata dalla Lega. Franza o Spagna purché se magna. Era vero nel 1494, lo è anche oggi.
|