La strategia del gambero [di Antonietta Mazzette]
La Nuova Sardegna 26 agosto 2019. La Giunta comunale di Sassari varerà la ”sospensione a decorrere dal 2 settembre 2019 delle limitazioni di accesso alla ZTL”. Decisione questa che si inquadra nelle linee programmatiche del sindaco e che indicano nei parcheggi sotterranei (in piazza Università, piazza Colonna Mariana e nel Fosso della Noce) le magnifiche sorti e progressive della città. Prima di rivolgere alcuni interrogativi al sindaco Nanni Campus, a partire dalla domanda “dentro quale idea di mobilità si inserisce l’abolizione della zona a traffico limitato, individuata alcuni anni or sono in una porzione del centro storico”, mi permetto di fare una rapida ricognizione di quel che sta accadendo in gran parte delle città italiane, alla luce dei tanti buoni esempi che da decenni provengono da città di altri Paesi europei che hanno adottato un sistema di trasporto pubblico integrato e costruito delle aree di interconnessione tra il centro e la cintura urbana esterna, proprio per interdire e limitare l’uso del mezzo privato, come Vitoria Gasteiz (230.000 abitanti), capitale verde europea 2012; Leuven, città belga con poco più di 100.000 abitanti; Torres Vedras, città portoghese di poco meno di 100.000 abitanti; Vilnius, capitale della Lituania con oltre 500.000 abitanti, e persino la cittadina austriaca Eisenstadt di appena 15.000 abitanti. Ebbene, gli orientamenti e le scelte fin qui maturate in molte città italiane di piccole, medie e grandi dimensioni (da Modena a Torino, da Bologna a Milano, da Ravenna a Olbia) stanno andando sostanzialmente nella direzione della regolazione della mobilità che, come hanno ben esposto gli studiosi della materia (ad esempio il sociologo Matteo Colleoni dell’università Bicocca di Milano), si tratta di azioni basate tanto sugli incentivi, quanto sui disincentivi. Tra questi ultimi c’è sicuramente l’interdizione all’uso dell’auto nelle aree urbane particolarmente fragili, come lo sono i centri storici delle città italiane. Certamente la sola interdizione non basta, com’è accaduto a Sassari, ma deve essere accompagnata da un sistema pubblico di mobilità che sia effettivamente alternativo al mezzo privato. Inoltre, sono ormai molte le città italiane con una popolazione superiore a 100.000 abitanti che si stanno dotando di Piani urbani di mobilità sostenibile (PUMS), in coerenza con gli indirizzi europei e con i buoni esempi a cui ho accennato prima. Si tratta di uno strumento di pianificazione strategica (Gu 5 ottobre 2017, n. 233) che, in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo (10 anni), sviluppa una visione di sistema della mobilità urbana: “un piano urbano della mobilità sostenibile deve avere come obiettivi principali il miglioramento dell’accessibilità alle aree urbane, mediante sistemi di mobilità e trasporti sostenibili e di alta qualità anche sotto il profilo ambientale economico e sociale, ed il miglioramento della fruibilità dello spazio pubblico” (Allegato 2). È evidente che la delibera della Giunta di Sassari di sospensione della ZTL niente ha a che fare né con gli indirizzi europei, né con tale disposizione legislativa e, men che meno, con gli obiettivi prioritari di ridurre gli impatti ambientali (inquinamento atmosferico ed emissioni di gas serra) e sociali (inquinamento acustico, congestione del traffico e degrado degli spazi pubblici). E allora, sorgono spontanee alcune domande: a chi giova l’abolizione della ZTL? Giova forse ai residenti del centro storico che, probabilmente, si troveranno a dover competere con l’automobilista di turno per la sosta del loro autoveicolo? Giova forse ai commercianti che vedrebbero aumentato il traffico automobilistico e verrebbero ulteriormente penalizzati dalla Grande Distribuzione? È davvero curioso questo “passo del gambero” (e non mi riferisco a Günter Grass) delle prime azioni dell’amministrazione municipale del capoluogo del Capo di Sopra. Così come lasciano interdetti i silenzi del Movimento 5Stelle che della mobilità sostenibile dice di aver fatto il suo vessillo. |