Johann Wolfgang Goethe ci ha insegnato a riconoscere il paesaggio[ di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 26/02/2014. La consuetudine a vedere questuanti al soglio di un politico per un incarico purchessia fa apparire stravagante Johann Wolfgang Goethe che, celebre per il Werter e per essere ministro del duca di Weimar, a 37 anni, la notte del 3 settembre del 1786, scappò in incognito in Italia. Dilatò il Grand Tour fino alla Sicilia e dopo due anni di soggiorno scrisse Viaggio in Italia, capolavoro che, attraverso il paesaggio, ha rivelato gli Italiani a se stessi come popolo prima dei Promessi Sposi.

 

E’ facile oggi dire che il «paesaggio” designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle persone, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni», come dice la Convenzione Europea del Paesaggio sottoscritta dai Ministri della Cultura e dell’Ambiente della Comunità Europea a Firenze nell’ottobre del 2000 e recepita nel D.L. 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio).

 

Oltre due secoli per recepire quantomeno lo spirito di quanto Goethe ha scoperto nel suo viaggio. Non un parte di territorio o una specifica bellezza naturale o un manufatto o un’opera d’arte bensì un equilibrio che deriva dalla relazione stretta tra natura e cultura costruita dall’uomo nei millenni e che il genio tedesco trovò in Italia. Stiamo imparando a riconoscere valore a quell’equilibrio violato nei decenni.

 

Quanti sanno passando nel viale Sant’Avendrace di trovarsi tra la contemporaneità delle torri di questo giornale e la Strada Regia attivata dal 1822 per collegare il sud ed il nord della Sardegna? Quanti che fu messa in opera sulla via a Karalis? Una via funeraria perché la porzione sud occidentale di Tuvixeddu ospitò, dalla metà del I secolo d.C., una necropoli con tombe monumentali, colombaria, tombe minori.

 

La più celebre è la Grotta della Vipera ma lo sguardo più attento ne individua altre sul banco roccioso, frammischiate, tra i palazzoni, a ville suburbane e ad una minuta architettura. Sono un “fossile” da recuperare unitariamente con il paesaggio dal colle alla Laguna di Santa Gilla, ragione fondativa di Cagliari.

 

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