L’urbanista della città bene comune [di Paolo Berdini]

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il manifesto, 24 settembre 2019. Lutto a sinistra. Addio a Eddy Salzano. Con Eddy Salzano se va un baluardo dell’urbanistica pubblica. La sua stagione di vita culturale è stata infatti segnata dal periodo in cui le città e il territorio erano al centro dell’interesse della politica.

Laureato a Roma nel 1957, si era impegnato fin da subito nella politica romana come consigliere comunale del Partito comunista italiano. In quegli anni approfondisce il pensiero teorico scrivendo Urbanistica e società opulenta (1969), che formò urbanisti e alimentò il dibattito culturale in Italia e nella Roma della Rivista Trimestrale di Franco Rodano e Claudio Napoleoni.

Alla formazione dedica anche i successivi anni. I corsi di urbanistica nell’università di Venezia e i sistematici volumi, come Fondamenti di Urbanistica o la preziosa collana Amministrare l’Urbanistica da lui diretta per conto della Lega delle Autonomie che toccò tutti i temi della cassetta degli attrezzi di un buon amministratore.

Nella Venezia degli anni ’80 amministrate da giunte di centro sinistra, Salzano si cimenta anche nella concreta gestione della città come assessore all’urbanistica. Guarda lontano e fa approvare un piano urbanistico di tutela dell’intera città. Dal 1983 al 1991 diviene presidente dell’Istituto nazionale di Urbanistica.

Anche in questo caso, mette al centro la formazione culturale e la divulgazione dei temi della città e del territorio, fondando Urbanistica informazioni, punto di riferimento per una generazione di amministratori pubblici e tecnici. Eddy è dunque il punto di riferimento della cultura urbanistica della sinistra negli anni dell’avanzata politica e culturale.

Il trionfo del neoliberismo degli anni ’90 provocò in breve tempo una rottura violenta di questo insieme di azioni. All’interno dell’INU prevalse la cultura della negazione dell’urbanistica. Lo scontro si concluse con la sconfitta di Salzano che dovette abbandonare la presidenza.

Fu privato addirittura della direzione della rivista: della sua azione non doveva restare traccia. Il suo fondamentale piano urbanistico di Venezia, costruito insieme al compianto Gigi Scano, fu gettato alle ortiche dalle successive amministrazioni progressiste guidate da Massimo Cacciari. In quel decennio, la sinistra di governo passò dal periodo delle grandi elaborazioni e della spinta ideale ai “piani casa”. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la fine del governo pubblico delle città e il trionfo della proprietà fondiaria.

E si trova in questo momento cruciale tutta la genialità e le qualità di Salzano. In quel periodo buio non ebbe infatti mai dubbi o ripiegamenti e si dedicò senza sosta all’ultimo capolavoro. A cavallo degli anni 2000, nella sua stanza di Dorsoduro ideò Eddyburg, uno straordinario sito, unico nel panorama europeo che parla di città, di territori, di benessere sociale e che da quasi venti anni ha preservato i principi dell’urbanistica pubblica.

Il metodo Salzano, che antepone gli interessi collettivi a quelli dei gruppi dominanti, ha colmato il vuoto lasciato dal crollo della sinistra di governo. Non per nulla, nel suo ultimo periodo Eddy collaborò a più riprese con tutti i tentativi di dare vita a schieramenti di sinistra in Italia e fu punto di riferimento dei tanti comitati che, a partire da Venezia, si battono per la città come bene comune.

 

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