La Crisi Armistiziale del 43: dalla Tragedia navale al Riscatto della Battaglia alla Maddalena (II) [di Mario Rino Me]

forte di s,teresa

2.Gli Eventi in Sardegna e Corsica.  Come avvenuto negli altri teatri, anche nel quadrante Sardo-Corso, si mettono in evidenza le lacune della trattativa e della gestione del pacchetto armistiziale. In base alla pubblicistica consultata che ha consentito con opere commendevoli di ricostruire con rigore gli eventi[1], i rapporti di forza sono favorevoli[2] anche se, tra le forze dipendenti, vi sono delle componenti legate al deposto regime (Milizia, MilMart) su cui si può fare poco affidamento.

In Sardegna sono dislocati due Corpi d’armata, uno a Nord e uno a Sud, dove sono inquadrati le Div Bari, Calabria, Sabauda e Nembo (sulla cui lealtà si nutrono dubbi) nonché due Div. costiere). I tedeschi, che danno prova di una grande capacità di rigenerare forze e comandi e che godono di un notevole autonomia, sono incorporati nella 90.ma divisione Panzer Granadier, di stanza nel centro della Sardegna, e in un battaglione costiero.

Pur nella oscillazione dei numeri a seconda delle fonti, a fronte di circa 130.000 connazionali, le consistenze tedesche sono inferiori alle 30.000 unità[3]. Nell’assunto Alleato del concorso italiano se non proprio alla diversione quanto meno alle azioni disturbo delle forze germaniche, il compito che ricade sulle Forze Italiane appare sulla carta fattibile e senza difficoltà, anche in ragione delle caratteristiche del terreno (che annulla i punti di forza avversari).

Tuttavia, le consistenze numeriche del personale e degli armamenti, il combat Power, dicono ben poco se disgiunti dalle capacità esprimibili da un amalgama di aspetti materiali e immateriali, quali morale, addestramento, organizzazione, qualità del comando e dottrine operative, il fighting power[4].  Al proclama dell’Armistizio, si confida ancora di strappare agli Alleati l’assenso alla presenza della flotta alla Maddalena, al fine di garantire una bolla di sicurezza alla continuità dell’opera di Governo, che nell’evolversi della situazione non potrà più operare a Roma.

La base, con i suoi ormeggi, arsenale e stazione RT nonché batterie costiere è il centro nevralgico della Sardegna Settentrionale e snodo del traffico tra l’arcipelago e la Corsica. I tedeschi la conoscono bene sia per la presenza di un ufficiale di collegamento nel Comando Marina sia per le precedenti ricognizioni durante la detenzione dell’ex Capo del Governo. Per questo motivo il Capo di SM Generale dispone di rinforzare il presidio con alcuni gruppi tattici “ottimi …i migliori dell’isola”.

Con le predette premesse, possiamo comprendere la reazione del Generale Antonio Basso quando, nella presentazione della Memoria OP44[5] sente per la prima volta di drastici cambiamenti di postura e di approccio al contesto (in particolare quella disposizione di “far fuori i tedeschi“). Certamente, quel termine, ruvido e discutibile sul piano lessicale, si può anche intendere nell’accezione, meno violenta di come inteso oggi, e cioè di isolarli, o cacciarli, ma data la formulazione generica, peraltro senza indicazioni di tempi e modi anche sulle azioni da porre in essere, il Gen. Comandante A. Basso chiede, invano, chiarimenti in merito.

Ma il giorno 7, alle prime avvisaglie dei movimenti navali anglo-americani, a specifica domanda sul da fare in caso di sbarco, riceve dallo SM Esercito la disposizione “reagire d’intesa con le Forze tedesche nell’isola[6]”. Questa comunicazione, conferma, da un lato, che le citate Memorie Armistiziali non sono state ancora distribuite e dunque analizzate, dall’altro però, manda un segnale di segno opposto ai presupposti delle direttive della citata OP 44.

Dopo il brusco richiamo alla realtà del proclama Badoglio, la possibile soluzione all’enigma non ancora risolto del rapporto con i tedeschi si presenta quando l’ufficiale di collegamento della 90.ma div Panzer-granadier tedesca[7], a nome del Comandate gen. Lungershausen, riferisce, inter alia, della proposta di quello che potremmo definire un contratto di non aggressione ad experimentum in cambio del libero transito della sua unità e di un reggimento costiero verso la Corsica. In questa prima fase, il Generale Basso, in assenza dell’ordine esecutivo della citata “Memoria”, ha come riferimento il proclama Badoglio, (sostanzialmente “reazione“ solo in caso di “attacco” tedesco).

Dal momento che proprio la controparte tedesca dichiara di andarsene spontaneamente, la missione di liberarsene gli appare fattibile addirittura senza doverli contrastare con la forza per cui darà disposizioni di reagire in caso di “provocazioni”. Certamente questa formulazione può  apparire al destinatario alquanto generica, per cui la sua interpretazione lascia spazi di manovra per mettere alla prova la volontà reale di portare avanti le minacce appena profferite.

C’è poi il detto “al nemico che fugge ponti d’oro“, ma qui si può osservare che si tratta di un “ex alleato” che si trasferisce in ordine con armi e bagagli. A tal proposito, è bene tener presente che dal punto di vista giuridico non è possibile, al momento, alcun intervento contro i tedeschi per il motivo che l’ordinamento sui Conflitti Armati ha sempre considerato il diritto al transito del belligerante in territorio neutrale, subordinato alla condizione che esso sia inoffensivo.

Di fatto, non si ha tuttavia contezza di misure cautelative applicate alla luce dei grandi rischi emergenti dal contesto post-armistiziale, e, ancor più, della nuova esigenza insorta con l’imminente arrivo delle Alte Cariche e delle Forze Navali, vis à vis   il gentlemen agreement appena concluso. Infatti, il transito, in base alla ricerca storica già previsto da qualche tempo[8], avrebbe creato di concentramenti di Forze non più amiche nei punti d’imbarco, siti per la geografia dei luoghi, in prossimità della piazzaforte. Il comandante delle F.A. della Sardegna crede dunque alla parola, cui si abbina la fiducia alla persona, ma si deve tener anche conto di ciò che essa rappresenta.

Nel caso specifico, nonostante gli accordi verbali, dietro la figura del Comandante, c’è pur sempre una forza militare di uno Stato in guerra, che aveva appena definito l’Armistizio come “tradimento”, e un’ampia aneddotica sugli ex alleati suggerisce in simili circostanze l’adozione di misure cautelative.

Anche il Comandante MariSardegna, colto di sorpresa appena ammarato dalle notizie provenienti dalla Capitale[9], riceve dall’ufficiale di collegamento tedesco la comunicazione che “avrebbe iniziato nella stessa notte l’alleggerimento di quei reparti che erano già da qualche mese a La Maddalena[10]”. E come avvenuto prima, anche qui si crede alla parola.

Il giro si chiude col gen Basso, che rimasto senza risposte da Roma, al momento “in tutt’altre faccende affacendata” (cambio del Programma dei movimenti del re e Governo),mutuando il suo gergo, “facoltizza” il generale tedesco a procedere, e dà prontamente notizia degli accordi al Comandante Marittimo della Sardegna, con la disposizione  di “non ostacolare l’esodo” e, al contempo, di “reagire con forza ad ogni provocazione“.

La configurazione del dispositivo della base presenta carenze di organico che non consentono la disponibilità di truppe di manovra; a tal fine si cerca di por rimedio attraverso rinforzi di presidio e di armamento.

Il copione appena descritto si ripete in Corsica, nella dialettica tra il Comandante militare, Gen. Giovanni Magli e il comandante della brigata Reich Fuhrer SS, Gen. F. von Senger und Etterling. Qui tuttavia, i tedeschi palesano rapidamente le vere intenzioni: non appena la torpediniera Aliseo (Comandante MOVM Carlo Feccia di Cossato) riesce a sfilarsi alla chetichella dal porto di Bastia, dove vari gruppi tedeschi  bloccavano gli accessi al porto, attaccandone il personale di vigilanza, con marinai giunti con mezzi da sbarco, appoggiati dal fuoco delle armi di bordo che investe anche alcune navi italiane.

Sulla base delle disposizioni impartite per tempo dal Gen. Magli (“reazione immediata[11]”, in caso di compimento di atti ostili, alla notizia della presa di Bastia, si risponde con le armi riprendendone possesso. Nella dialettica tra i comandanti, quello tedesco circoscrive l’evento a fatto locale; ma l’omologo italiano, pur prendendo apparentemente per buone le spiegazioni, gli mostra i nuovi ordini emanati, dove si mette in chiaro, in termini inequivocabili, che “al fuoco si risponderà col fuoco[12]”. Nonostante la gravità del fatto, per certi versi premonitore, non si ha tuttavia notizia di segnalazioni alla Catena di Comando.

Da quanto detto, le mosse dei comandanti tedeschi seguono una precisa linea d’azione sulla base di un piano già predisposto per lo scenario dell’uscita dell’Italia dall’Asse al duplice scopo di impedire il trasferimento dei Reparti al fronte Alleato e di recuperare le proprie forze da settori non più amici. In questo nuovo scenario, il dispositivo antisbarco dell’arcipelago è un potenziale ostacolo per chi intende attraversare le acque adiacenti, ma i punti di debolezza italiani sono noti ai tedeschi, già presenti in sede.

Nella tarda mattinata, nasce così il blitz che porta alla “occupazione”, parziale, dell’isola principale mediante un battaglione di commandos di Alpen Jaeger, accompagnati da elementi di stanza nella base con funzioni di guida. In poco tempo gli assalitori occupano e presidiano punti sensibili della base dal Comando Marina dove tengono sotto custodia ammiraglio Comandante e staff, la stazione segnali, la stazione Radio-telegrafica e il Circolo di Marina con gran parte degli Ufficiali della base, che, prima convocati dall’ammiraglio Comandante per illustrare la situazione, si erano trattenuti per consumare la seconda colazione.

 La capacità di diagnostica della minaccia, di pianificazione preventiva e reazione precisa sono evidentemente risultate carenti. In base ai risultati, il piano messo in opera si prefigge obiettivi limitati (nella Base e fascia prospiciente l’isola, perseguibili nell’immediato) ma funzionali all’obiettivo primario di effettuare il transito indisturbato dalla Sardegna alla Corsica, sia disarticolando in contemporanea i centri di Comando-Controllo e Comunicazioni (C3), che cercando di impossessarsi in progressione delle unità di fuoco interessate sulla tratta[13].

In questo scenario basato sulla rapidità e l’effetto shock, tipico di operazioni da guerra, l’ammiraglio Comandante diventa una sorta di “sorvegliato speciale” e quando informa il Sottocapo di SM, Ammiraglio Sansonetti, sul suo status di “prigioniero dei Tedeschi” riceve la risposta di “regolarsi secondo le circostanze[14]”; è questa una posizione che sottende, obtorto collo, una tacita accondiscendenza a quanto operato.

Non si tratta però di un cambiamento di linea, bensì di una eccezione, per cause di forza maggiore, alle nuove disposizioni cui tutte le unità navali si stavano già attenendo in aderenza all’ordine di SuperMarina “affondate tutti i mezzi tedeschi che eseguono traffico Sardegna Corsica[15]”. Esso segue l’ordine a tutte le autorità a bordo e a terra di applicare le misure preventive della Promemoria n.1 del Comando Supremo[16]. A Super Marina dunque si mantiene un taglio da potenza ancora belligerante.

NOTE

[1] Prof Manlio Brigaglia. Dr Giancarlo Tuscieri , Prof .ssa Giovanna Sotgiu , dr Salvatore Sanna , dr Daniele Sanna , prof . Antonello Mattone . n Corsica, é presente una Brigata Motorizzata delle Waffen SS,  mentre il VII° Corpo ‘Armata italiano annovera le Divisioni Friuli e Cremona con l’aggiunta di vari reggimenti di difesa costiera.

[2] L’insieme di tutti i mezzi da combattimento ( total means of destructive and/or disruptive force), in breve dell’hardware, che raggruppato in unità e formazioni consentono di combattere.

[3] Per  si fa riferimento a  un armamento tra i 200-300 carri. Cifre queste che altre fonti hanno ritenuto esagerate , sia per gli effettivi, circa 20.000 unità che per i mezzi, in quanto i dati sulla consistenza delle forze trasferite in Corsica indicano 62 carri armati, 37 cannoni semoventi, 23 veicoli trasporto truppe. Francesco Mattesini, Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Anno VII Sett. 1993.pag 110.

[4] Termine coniato da Martin van Creveld, Fighting Power, German and US Army performance 1943-1945, Greenwood Press, Westport –Connecticut ,1982 pag 3-4

[5] Documento generico , ricostruito da testimonianze. Senza accennare alle attività armistiziali , delinea scenari di possibili colpi  di mano, raccomanda di reagire se attaccati e suggerisce misure atte a intaccare il potenziale bellico tedesco.

[6]  Citato R. Zangrande  pag. 468

[7] Di stanza nel centro della Sardegna risultante dalla riconfigurazione delle forze dell’ex Afrika Korps I Tedeschi hanno dato sempre prova di abilità di generare forze e comandi.

[8] Nel quadro dell’occupazione tedesca  dell’Italia,  Daniele Sanna (a cura di) , La Sardegna e la Guerra di Liberazione , Franco Angeli, Milano  2018, pag 20

[9] Ammiraglio Bruno Brivonesi subordinato al gen Basso sul piano operativo, era appena rientrato in serata da Roma, dove nella mattinata era stato convocato tardivamente dall’Amm. De Courten per la questione del combinato disposto Misure (anch’esse tardive) vis à vis  peggioramento scenario ed esigenze logistiche (per sede governo/sovrano- assistenza all’armeggio delle FNB, al cui Comandante cui avrebbe dovuto consegnare, dopo l’ormeggio, gli ordini “per la successiva linea d’azione “. Questa opzione, tramontata per la decisa opposizione Alleata, riaffiora dopo il proclama della firma dell’Armistizio, come soluzione di ripiego per guadagnare tempo in modo da convincere l’ammiraglio Bergamini a salpare e non autoaffondarsi. F. Mattesini, Bollettino Archivio VII Sett 93, USMM , pag. 108

[10] S . Sanna , la Piazzaforte di Latta ,…citata pag 28

[11] https://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/43/corsica1943.htm

[12] Ibidem

[13]  In caso di opposizione alla richiesta di consegna delle armi, l’obiettivo  prescelto viene circondato e presidiato Giovanna Sotgiu, Settembre 1943 alla Maddalena, Paolo Sorba Editore, La Maddalena 2013, pag. 39-53

[14]  Ibidem ,pag. 40

[15] Emesso alle 13 19 del giorno 9, per conoscenza a Nave Roma, vedi Elena Ega Rossi, L’inganno Reciproco, Fonti XVI , pag 358 . I  CCTT Da Noli e Vivaldi  iniziano a ingaggiare traffico e batterie costiere , subendo la furiosa e precisa reazione tedesca verso le 1700 , dunque dopo affondamento Nave Roma (casus belli) attacco alle Unità  delle FNB

[16]  Citato Gian Paolo Pagano, Quaderno d’Archivio VII Sett 93. Ordine emesso alle 0715

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