La Crisi Armistiziale del 43: dalla Tragedia navale al Riscatto della Battaglia alla Maddalena (III) [di Mario Rino Me]
Nel corso dell’occupazione, anche i tedeschi vanno però incontro alle prime sorprese in Sardegna: una volta assorbito l’effetto sorpresa, non tutti assistono passivamente all’occupazione. Al Comando Marina, il Sottocapo di SM, Maggiore R.Barsotti, persona di spicco, nonostante la presenza tedesca, riesce ad allertare telefonicamente il comando delle batterie costiere, mentre il Comandante della base, Capitano di Vascello Carlo Avegno, persona assurta a simbolo dei questi fatti, e il Direttore dell’Arsenale, Colonnello GN Ferracciolo sfuggono alla morsa, chiamano a raccolta e, contrariamente alle disposizioni ricevute, motivano il proprio personale alla resistenza, creando quindi solide basi per la reazione armata. Difatti, nel tentativo tedesco di allargare la testa di ponte, si registrano le prime manifestazioni spontanee di reazione da parte di singoli/ gruppi isolati: dal disarmo e messa in stato di prigionieri di nuclei che si presentano nel comprensorio di una batteria intimando al personale di arrendersi, all’ingaggio col fuoco di motozattere in avvicinamento a qualche sito, fino alla risposta con scariche di fucili e mitragliatrici da altre parti. Emblematico il caso di un fortino sovrastante una caserma dove l’azione di persuasione di alcuni personaggi spinge un comandante riluttante ad aprire l’armeria, in modo da armare i volenterosi per ingaggiare i soldati tedeschi. In queste azioni, cadono i primi militari da ambo i lati[1]. Nel frattempo, sparsasi la voce di quanto accadeva, molti operai dell’arsenale chiedono di partecipare alla lotta. Non mancano poi volontari anche per i compiti di staffetta , per colmare il deficit i apparati radio. Come osserverà uno dei partecipanti engagé nella lotta ”il loro sacrificio era necessario affinché qualcosa di puro potesse germogliare dal mare di fango e di vergogna[2]”. Dopo gli scontri, sullo sfondo del rimbombo di colpi di cannone[3], l’ammiraglio Comandante concorda una tregua con l’ufficiale di collegamento tedesco, in base alla quale il primo si impegna a “non compiere atti ostili contro le truppe tedesche in transito”, a condizione che la controparte mantenesse lo status quo e “non attaccasse ancora”. Pur nell’inconsapevolezza della tragedia di Nave Roma[4], la tregua ha però breve durata. Nel clima di tensione che si viene a determinare nell’interazione tra la postura aggressiva degli occupanti e quella di contenimento dei “resistenti”, i comandanti terrestre e marittimo si sforzano a mantenere gli impegni vietando la messa in opera di atti che possano turbare l’equilibrio appena raggiunto. Ma questi sforzi sono vanificati dal contesto effervescente. Difatti, con controparti deboli, c’è sempre chi rompe gli schemi ed è deciso a portare avanti i suoi obiettivi: l’atteggiamento della forza occupante da accondiscendente diventa a questo punto sempre più arrogante man mano che si ottengono risultati. Dalla parte opposta, inizia invece la fase organizzata: pur isolati dal resto[5], i ”resistenti [6]” consolidano le posizioni con vari apprestamenti difensivi per prevenire ulteriori colpi di mano in zone critiche e riescono anche a impossessarsi di apparato radio, strumentale al comando, controllo e coordinamento delle azioni di resistenza. A partire dal giorno 11, in cui inizia il transito verso la Corsica, i tedeschi, adducendo motivi operativi[7] alzano la posta avanzando richieste esorbitanti come la cessione di diverse batterie dell’arcipelago, situate in punti nevralgici, sostituzione del personale italiano con loro operatori con tanto di minaccia di uso della forza e ultimatum al giorno successivo. Il ripetersi di queste forzature costituisce la conferma plastica della fragilità degli accordi appena siglati. Nell’isola intanto, una accurata regia e sinergia tra le forze disponibili porta all’adozione di misure preventive e alla stesura di un piano d’azione volto alla riconquista del territorio. Alla risposta negativa del Comando delle FA, nonostante qualche ulteriore concessione[8], la reazione tedesca si manifesta questa volta sotto forma di tenuta in stato di sequestro dei due Ufficiali ammiragli della sede. Di fatto, dopo la prima aggressione, la vicenda assume in quel momento una brusca tendenza in salita che la colloca, per livelli di violenza, in uno scenario assimilabile a stato di guerra. In Corsica il Gen. Magli all’aumentare degli episodi di azione armata, apre i contatti con il comandante della guerriglia e chiede invano all’omologo in Sardegna di riconsiderare il benestare e poi l’arresto del trasferimento dei tedeschi. Senza risposta, di fronte al peggioramento della situazione e prima di subire l’effetto della concentrazione avversaria, non esita a passare all’offensiva. Nel frattempo il generale Basso viene sollecitato con l’Ordine 5V, recapitato da un corriere proveniente da Brindisi, di dare attuazione alla Memoria 44 e dunque di attaccare i tedeschi [9]. Quell’atto si materializza il 13, ma dal basso, in un clima di eccitazione e rabbia montante contro l’occupazione che si intende respingere, innescano una miscela in cui una causa occasionale, che si concretizza allorquando i tedeschi cercano di impadronirsi di una motozattera italiana, cui fa seguito uno cambio di artiglierie tra batterie italiane e tedesche. Secondo il piano predisposto in precedenza entrano in scena le varie colonne di soldati e marinai con operai dell’arsenale che, rinforzate dai Carabinieri della base, avanzano con direttrice di marcia verso il centro della città per riconquistare il proprio territorio. Si tratta di un “combattimento particolare che vede l’entusiasmo dei singoli in contrasto con la perfetta inquadratura delle truppe tedesche [10]”. Nella foga dell’assalto finale volto al recupero dei punti chiave della piazza e alla liberazione de prigionieri, trova la morte il Capitano di Vascello Carlo Avegno, MOVM alla memoria. Si contano 28 caduti connazionali e 12 tedeschi. Sorpresesi dalla rapidità degli spostamenti, che portano alla cattura di circa 240 prigionieri (di cui 150 custoditi dai Carabinieri Marina), gli occupanti chiedono la tregua nel primo pomeriggio. Si raggiunge quindi un ulteriore accordo [11]. Esso coincide con l’ingiunzione di un ulteriore ordine perentorio dell’Alto Comando di “attaccare e distruggere i tedeschi”, cui il Gen. Basso, teso a chiudere il caso La Maddalena, replicherà indirettamente raggiungendo il giorno 14 un ulteriore accordo, in base al quale i tedeschi dovranno completare il trasferimento in Corsica entro il 17. NOTE [1] Ruggero Zangrande riporta anche un tentativo di conquista dell’isola di Caprera respinto da una compagnia disposta in formazione di combattimento, citato 1943: 25luglio-8 settembre. Pag596 [2] Dettori GM, ripreso da , Giovanna Sotgiu, opera citata pag. 41 [3] Le unità delle FNB erano attaccate in quel momento dai bombardieri tedeschi [4] La documentazione consultata non contiene riferimenti a comunicazioni da parte di Super Marina agli altri SM/Comandi territoriali sul casus belli dell’attacco alle unità navali. [5] Due corvette e un sommergibile verranno richiamati verso sorgitori al Nord [6] Ho usato intenzionalmente questo termine, giacchè, per assurdo, si dovrebbe parlare di “insubordinati”, in relazione all’ordine di non reagire. [7] Possibili sbarchi Alleati non più contrastabili dagli italiani. In zona risulta presente un battello Britannico , Sportsman che contribuirà al recupero di naufraghi del Da Noli e Vivaldi. Vedi Francesco Mattesini Bollettino Archivio VII -Sett 93 dello USMM . Sarebbe interessante avere dati sulla sua missione e relativo rapporto [8] Salvatore Sanna, citato la Difesa di latta , pag. 67-70. Esito di un’ulteriore trattativa. [9] ”indispensabile impedire il passaggio dall’una all’altra isola “, La Sardegna nella Seconda Guerra Mondiale di Manlio Brigaglia t [10] Dalle memorie di Giommaria Dettori , capitano medico di Marina che partecipa agli scontri , riprese dal citato Manlio Brigaglia [11] In sostanza, Scambio prigionieri catturati con armi e materiali (250 tedeschi) , ripristino servizi di guardia , ripristino dell’ esercizio del comando italiano (Citato S. Sanna , La piazzaforte di latta, Relazione Cronologica MariSardegna , doc 1.2 , pag 61 |