Se il PD non è d’accordo con le decisioni natalizie della giunta Solinas che privatizzano i beni comuni dei Sardi, batta un colpo [di Andrea Sotgiu]
Ed ecco un altro presidente di Regione che racconta una Sardegna in cui c’è necessità di regole perché ci sia sviluppo ecc. ecc. Ancora una volta significa terra terra potersi fare gli affari propri a danno di tutti. Ma siccome il presidente della Regione ha il talento di raccontare cose terribili per i Sardi di oggi e di domani con modi suadenti e paciosi, le reazioni non sono, per il momento, quelle che ci si aspetterebbe. Ma tempo al tempo. Poco prima di Natale, come nelle due precedenti legislature, di destra e di sinistra, per avere finalmente sviluppo quale la stella cometa passe-partout? Liberarsi della Costituzione di cui il PPR è parte integrante. Ecco allora servito un bel Piano casa. Ma non quello di Berlusconi, sposato da Cappellacci, e confermato dalla coppia Pigliaru/Erriu ma qualcosa di più esplicito nella forma e nella sostanza. Di fatto tutto quello che non era riuscito alla coppia da ultimo citata con la sventurata Legge urbanistica, prima strombazzata e poi ritirata per chiari profili di incostituzionalità. Solinas finalmente fa sintesi e mette tutti d’accordo. Perché come dicono i suoi estimatori, a partire dal duo Briatore/Moggi, sa ascoltare! Servita prontamente un’operazione di vera e propria privatizzazione dei beni comuni, spiagge in testa. Il dibattito socio-politico negli scorsi mesi non aveva forse fatto prevedere questo? Ma tanta improntitudine e tanto disprezzo sono fuori scala e mostrano i limiti politici e culturali dell’attuale classe dirigente in Regione. Forse precocemente (sta per compiere un anno) si è fatta prendere dal delirio di onnipotenza pur avendo fatto solo ordinaria amministrazione, e anche male? Forse conta sulla debolezza di un’opposaione che dovrebbe lavorare per una seria alternativa? Negli ultimi mesi la giunta, del tutto inadeguata ed improbabile, non è riuscita a capitalizzare neanche il tema dell’Insularità che pure gli è stato servito su un piatto d’argento. L’ha scambiato per uno slogan che coprisse assenza di visione e di progettualità, con esiti talvolta surreali e grotteschi ove si pensi alle espressioni di qualche assessore, sprovveduto quanto incompetente. Ma il massimo dei segni premonitori la giunta l’ha espresso nell’onnipresente tema che l’ha, letteralmente, pietrificata e che comunque preannunciava i decreti natalizi. Si tratta della famigerata “dorsale del gas metano”, su cui si leggono e ascoltano pareri di ogni tipo ma nessuna traccia di quelli che aiutino i Sardia a capire di cosa si tratti. Sulla “dorsale del gas metano”, ciò che si capisce è che si sono polarizzati i gruppi dirigenti della politica, a destra e a manca, sindacati, giornalisti, imprenditori, singoli e loro rappresentanze. Si vede e si legge di tutto. Persone che si erano odiate sono improvvisamente d’accordo sul misterioso e miracoloso oggetto. Non si capisce cosa questa gente abbia fatto fin qui, visti i dati ISTAT e Censis mai così disperanti per la Sardegna. Come si fa ad immaginarli rappresentativi alla luce della funzione del tutto fallimentare che hanno svolto? La domanda è: se le disgrazie della Sardegna sono dovute alla non attuazione della miracolosa “dorsale del gas metano” cosa ci stavano a fare nei ruoli fin qui svolti? O non sarà forse che tutta la faccenda del metano è coerente con i decreti natalizi della giunta Solinas e viceversa? Vista la desertificazione delle rappresentanze e le diserzioni elettorali appare dubbio che questa pattuglia abbia titolo a parlare in nome degli interessi dei Sardi e della Sardegna. Dove sono infatti i luoghi della partecipazione e della condivisione? Il dubbio è che siamo ritornati ai tempi belli della chimica di base quando maggioranza e opposizioni, rappresentanze datoriali e sindacali trovavano la quadratura del cerchio. Chi bussa alla casa madre della sinistra la trova vuota, viste le posizioni dei suoi rappresentanti nelle istituzioni. Appare ovvio che i partiti della sinistra si riconoscono solo nella ristretta cerchia che sta appunto nelle istituzioni. Eppure nella società si moltiplicano le iniziative in cui la sinistra militante e di testimonianza è viva e vegeta e non condivide alcunché di quello che viene affermato dalle rappresentanze istituzionali. Va da sé che l’attuale presidente della Regione ha potuto varare i decreti natalizi intuendo forse che la sinistra delle istituzioni non lo avrebbe seriamente contrastato perché ne condivide ogni posizione a partire dalla madre di ogni scelleratezza energetica e ambientale che ha un nome e un cognome. Si chiama appunto “dorsale del gas metano”. Se così non è batta un colpo. |
Ma che colpo possono battere sos ‘mortos’?
Funt totus GOPAIS (di merendine e de pichetadas o rebbotas o satzadas).
S’acórdiu unanime paret cussu de sighire a semenare isfidúcia in sa zente (coment’e demogratzia semus apostu!) a manera chi sa zente fuat de totu su chi ischit de ‘politica’, sa cultura de sa distrazione di massa, de su piagheredhu personale, de su menefrego, mi arràngio, mi che fuo.
Ant a tènnere in conca su ‘ideale’ de unu ‘salvatoreSalvifico’ fascista ‘demogràticu’ (de sa genia “cani imbàuat e procu pascit”) cun sa fortza de unu ‘esercito’ de fans.
De su restu, cambarada de ‘destra’ e cambarada de ‘manca’ aite l’ant arruoladu un’esércitu de ‘candidati’ chircadores de votos? Pro su bisonzu de sa Sardigna disastrada e de sos Sardos de séculos in manos anzenas e de aprofitadores de cada zenia e in númene de donzi ‘ideale’ miracularzu de dipendhéntzia?
Deo no isco mai si nàrrere custa cosa ‘política’ infame o ‘politici’ infami. Ma dae sa bassa a sa fogna sa diferéntzia no est meda.