La Sardegna per il Ddl del duo S&S? Lo stato libero di Bananas [di Giuseppe Biggio]

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In Italia una parte sempre crescente dei politici vincitori di elezioni ai vari livelli, è convinta che il ruolo possa autorizzarli ad emanare provvedimenti come se vivessero nello stato libero di Bananas e ne fossero i caudilli che si succedono a tale velocità da dimenticarne i nomi ma non i disastri.

Accade pure in Sardegna. Basta leggere il Ddl S&S: Solinas, governatore, e Sanna (Quirico, per evitare confusioni), assessore all’urbanistica. Il loro piano casa fa credere agli sprovveduti che la Sardegna sia Bananas o una regione centro africana perché fa finta che non esistano normative, regionali e nazionali in materia, e tantomeno i principi fondamentali della  Costituzione.

Ma le regole ci sono e devono essere rispettate da tutti a partire da chi ha responsabilità di governo. E’ surreale che lo si ricordi a chi rappresenta il partito che fu di Emilio Lussu e di Mario Melis e che dovrebbe come scopo primario tutelare l’essenza stessa della Sardegna rappresentata dal paesaggio, finalmente riconosciuto identitario e parte integrante della Costituzione.

A leggere sommariamente il Ddl S&S, l’unico obiettivo della proposta di legge di ennesima proroga del piano casa e relative modifiche è mantenere pegni elettorali, anche se ciò è contro le basi giuridiche che i due politici dovrebbero conoscere, trattandosi di uomini di legge. Ma forse essere laureati in giurisprudenza non basta. La materia urbanistica è vasta e complessa e nessuno è mai diventato esperto per decreto malgrado la brillante carriera universitaria di entrambi.

Il grimaldello che, con mancanza di originalità, è, come nella giunta di centro-sinistra con più fumoseria, il consueto leitmotiv di incrementare le volumetrie ovunque: nelle zone agricole e nelle zone turistiche, entro e fuori dai 300 metri dalla battigia, nelle zone H di rispetto e nei centri di antica e prima formazione.

Nelle zone agricole i corpi aziendali non contigui e ubicati in comuni diversi, per il Ddl S&S possono produrre volumi residenziali cumulativi in aree da un ettaro. Non è necessario che il titolare sia un addetto all’agricoltura e prescinde dalla potenzialità agricola del fondo, dal suo reale utilizzo ai fini produttivi. Ignora la tradizione che ha prodotto i paesaggi sardi, peculiari ed unici, creatisi nei millenni con la netta distinzione tra centro abitato e campagna quando i mezzi di trasporto erano meno comodi e meno veloci.

Erano più difficili eppure in Sardegna agricoltori e allevatori per secoli non trovarono necessario dover abitare le campagne. Per quale motivo oggi dovrebbe essere così indispensabile realizzare abitazioni in agro, se non per una malcelata volontà di favorire residenze turistiche sfuggenti alle normali regole urbanistiche e alla partecipazione alle spese collettive per i servizi?

Bisogna avere l’onestà di spiegare ai cittadini che non sono in tale situazione “vantaggiosa” che le spese per i servizi ricadranno sulla collettività che non ne ricaverà alcun vantaggio con l’aggravio della svalutazione del territorio. Dicendo la verità la verifica elettorale per il legislatore sarebbe disastrosa come insegna il tonfo del centro sinistra. Tra le varie ed eventuali i sardi disapprovarono il tentativo di speculare, come accade nel Ddl S&S, su coste e campagne, ritenute di “spalla” delle prime per formare un continuum di cemento.

Per le zone turistiche, ciò che caratterizza il Ddl S&S  è la totale mancanza di un target da seguire e quindi formulare proposte coerenti per uno sviluppo di questo settore economico. Infatti si passa dall’aumento delle volumetrie residenziali entro la fascia dei 300 m dalla battigia del 30+10% fino ad un massimo di 150 mc (il tanto sufficiente per creare qualche posto letto per B&B), alla realizzazione di interi appartamenti nei sottotetti con altezze da 2,40 m o negli scantinati con pericolosità idrogeologica media (Hi2). Infine prevede di dare la possibilità a tutti di ospitare un’area per la sosta dei campers.

Si tratta in sintesi della svendita del territorio al peggiore offerente.

Ma davvero gli albergatori e gli imprenditori seri hanno letto con attenzione quanto li riguarda? Cosa ne pensano di una così sfacciata deregulation? Si spera che capiscano che siamo di fronte alla distruzione dell’immagine della Sardegna turistica che i migliori  hanno faticosamente contribuito a costruire.

Se poi da tutte queste elargizioni di cemento avanzasse qualche metro cubo? Nessun problema. Nulla va perduto. Sarà possibile vendere i crediti al migliore offerente.

E i Comuni come reagiscono? L’elaborazione di un PUC rappresenta un momento importante per una comunità ed alcuni comuni con grandi sforzi hanno individuato manufatti o complessi architettonici in cui sono stati riconosciuti i caratteri identitari della cittadinanza, e hanno stabilito dei livelli di tutela per questi elementi.

Ma il Ddl S&S impone l’annullamento di questa tipo di tutela per consentirne la modifica e la trasformazione! Vengono alla mente regimi o gruppi radicali o autoritari, che incapaci di capire la complessità dei depositi di memoria, si accaniscono contro. Distruggere il paesaggio, naturale e storico, della Sardegna non è cosa diversa dalla distruzione di Palmira o di altre icone della storia millenaria, culla delle civiltà.

La Sardegna è tutta un deposito di storia ambientale e paesaggistica che ha un valore non solo per i suoi residenti. Una volta distrutto non può essere ripristinato. E’ folle che i decisori non se ne rendano conto e non si rendano conto che i beni collettivi sono protetti dalla Costituzione e che la loro tutela porta vantaggi alla comunità tutta. Lo diceva bene il PPR nella Relazione di premessa.

Nel miscuglio pasticciato di proposte del Ddl S&S ve ne sono alcune che colpiscono per la pericolosa stravaganza. Una per tutte: “Le cessioni per le opere di urbanizzazione potranno essere localizzate nelle aree a rischio idrogeologico, a condizione che esse vengano interamente cedute gratuitamente al Comune”. Nella frase si colgono due clamorose lacune: la totale ignoranza della materia urbanistica e la mancanza di responsabilità civile. Gravi per due dal curricolo giuridico.

Infatti le aree per le opere di urbanizzazione di un piano attuativo sono sempre cedute gratuitamente e non sono solo strade e parcheggi, ma sono tali da ospitare anche scuole, mercati, uffici postali ecc. ecc., che per fortuna non potranno mai essere realizzati in aree a rischio idrogeologico, altrimenti, coi cambiamenti climatici in corso, per i nostri legislatori ci sarebbe più di un motivo di preoccupazione.

In chiusura si vuole sottolineare un’autentica perla o meglio una performance del legislatore che esonda anche in campo geometrico, laddove introduce e definisce la “distanza media” tra due pareti oblique. Eppure sia nella lingua italiana che in geometria, la distanza è il tratto più breve che unisce due segmenti, ma ciò non tange il legislatore.

Chissà cosa ha ancora in serbo per lo stato di Bananas-Sardegna.

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