Stelle nere brillano nel cielo tra Quartu e Cagliari [di Carlo Melis Costa]
Per alcuni anni la scena politica della città metropolitana è stata illuminata da uno strepitoso personaggio. Il sindaco di Quartu, con una giunta stabile come l’Afghanistan, appoggiato da un variopinto circo equestre di personaggi in cerca di autore, raccattati qua e là, dall’incerto e multitaskingcolore politico, appariva – ed appare – incapace di gestire l’ordinario. Mentre vaneggiava di turismo religioso a Quartu, brancolava di converso nel buio, cascando dalle nuvole persino se gli chiedevano l’ora. Ma oggi le cose non stanno più così. Mentre infatti i Sindaci di Cagliari proseguivano da decenni tra alti e bassi a migliorare lentamente la città, a prescindere dall’appartenenza politica, una nuova stella stava crescendo all’orizzonte. Dichiaratamente sentinella in piedi (ma solo per dimostrare la sua contrarietà alla creazione del reato di omofobia, eh!), appassionato di proclami marziali, nemico, salvo poi precipitosamente condividerlo, del Pride, con tratti psicologici se non proprio superomistici certamente assertivi, a dispetto di un visus sacrestano, ha voluto contrassegnare l’esordio del suo mandato con un gesto eroico degno delle Termopili. Al grido di “la pacchia è finita!” ha rimosso lo striscione che chiedeva giustizia per Giulio Regeni, notoriamente un pericoloso sovversivo. Dopo aver fatto la campagna dichiarando a manca e a destra che avrebbe adeguato il Puc al PPR entro dicembre (sic!) e non avrebbe consumato mai più un etto di suolo, appena varcato il Palazzo, opera di un suo predecessore, tale Ottone Bacaredda, ha subito preteso che si togliessero i vincoli paesaggistici nei pressi della chiesa di Efis, martire poderosu, all’imbocco di Santa Gilla. Salvo poi tacere essendo quelli di rango costituzionale. E prontamente con piglio inutilmente decisionista, si è dedicato piuttosto a rendere ancora più complicate situazioni cittadine che già lo erano di loro. E così la raccolta differenziata è ormai al caos più completo; le zone pedonali nelle mani di ciclisti, riders, cani, giocatori di calcio a cinque fino all’esilarante provvedimento che stabilisce che al quartiere della marina gli esercizi degli extracomunitari debbano chiudere un’ora prima di quelli degli italiani. Un indimenticabile invito a Jennifer Lopez, è svillaneggiato in tutta Italia. Un recente ricovero per verificare il contagio da coronavirus è ampiamente pubblicizzato. Perchè? Per spiegare cosa? Mah. Ormai è chiaro a tutti che, a dispetto dei proclami, l’uomo con una faccia un po’ così, non è adeguato al ruolo. E che quel poco di ordinariamente funzionante che c’è in Comune è dovuto all’apparato o ai settori raziocinanti della compagine anche in questo caso politicamente incerta e multitasking. Che sia questo il virus dell’area metropolitana? Ai tempi del primo Milia e del primo Delogu la giocosa contesa era in merito a quale comune sarebbe divenuto sobborgo dell’altro. Oggi è una competizione basata sull’inefficienza e sull’eccentricità. |