Cagliari SWR: nostro dovere? Tutelare le fasce deboli [di Fabio Carini]
Promuovere la salute è anche assumersi oneri e responsabilità rispetto a situazioni non dipendenti dalla nostra volontà. A giugno sarà una festa inclusiva ancora più grande e partecipata. Ogni scelta è opinabile ma noi, in accordo con le istituzioni, siamo convinti di avere optato per quella più opportuna e doverosa, pensando in primis a tutelare le fasce più deboli che sono la vera anima della Cagliari SoloWomenRun. L’evento solidale femminile virtualmente il più partecipato d’ Italia (17.669 iscritte prima dello stop con spostamento di data), è merito soprattutto delle associazioni sarde che, da sole, hanno raccolto oltre 11mila adesioni, attivando in questo modo una straordinaria azione di fundraising a sostegno della propria attività e, di pari passo, consentendo a tante donne di vivere un ’esperienza considerata costruttiva e ad alto impatto emozionale. Noi non siamo la Coppa Davis ma un evento a grande partecipazione popolare improntato alla promozione della salute, alla diffusione della responsabilità sociale e al contrasto della violenza di genere, veicolando questi messaggi attraverso un raduno festoso all’interno del quale ogni singola persona è un libro da sfogliare, un racconto da applaudire e conservare. Il nostro modo di essere utili al territorio che ci ospita è quello di sostenere concretamente i progetti solidali delle associazioni che, per partecipare al Charity Goal, il premio finale, devono essere rigorosamente sarde e operare localmente. Tra bonus pettorali e Charity Goal, infatti, la SoloWomenRun ha contribuito con quasi 100mila euro alla realizzazione di splendide iniziative a favore di donne e famiglie sarde in difficoltà. Il primo pensiero in pieno Coronavirus è stato perciò quello di garantire la massima sicurezza e serenità alle donne che sono alle prese con problemi di salute e che, in un contesto di incertezza palesemente non creato da noi, avrebbero optato per rimanere a casa e non rischiare, oppure avrebbero convissuto con l’ ansia di uno starnuto potenzialmente infettivo. Questa non è la festa che vogliamo e per questo motivo abbiamo accentrato tutte le difficoltà su noi stessi, dovendo impegnare tempo e risorse extra per riproporre a giugno l’edizione 2020. La scelta più semplice per l’organizzazione sarebbe ovviamente stata quella di andare avanti con la programmazione originale nonostante defezioni annunciate e paure dilaganti, evitando così di assumere l’onere di un rinvio che ci sta mettendo a dura prova e che, comprensibilmente, ha rimesso in gioco soprattutto la partecipazione di coloro le quali sarebbero giunte con ogni mezzo dagli altri centri dell’isola. Scusandoci con le iscritte che non hanno compreso e condiviso tale decisione ripartiamo verso giugno con l’entusiasmo che da sei anni ci trasmettono le donne sarde con la loro forza, la determinazione e il coraggio di affrontare momenti ben peggiori di questo. Ci vediamo a giugno, noi ci saremo. *Project Manager SWR |