L’ Anfiteatro e il senso dei luoghi [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione sarda 5 marzo 2020. La città in pillole. Il significato della parola greca tòpos è complesso già nella lingua originaria e nella traduzione in altri idiomi. Significa luogo in senso fisico ma anche l’immaterialità di un ragionamento. Quando inoltre si combina con altre parole produce vocabolari dalle sorprendenti declinazioni. Le differenziate traiettorie di significati la fanno parente stretta di lògos che, altrettanto potente, è parola e discorso; ragione e facoltà di pensare; sapienza; spazio. Il denominatore tra significanti diversi e significati assimilabili si potrebbe forse scoprire scavando nei misteriosi transiti da pittogrammi e ideogrammi alla scrittura fonetica. Diverse discipline, non solo quelle che formano l’archeologia delle parole, soccorrono per comprendere quelle di lunga durata, giunte da lontano non come ancestrali relitti inanimati ma parte integrante della nostra quotidianità. Hanno attraversato millenni contaminandosi e inerendo nell’esistente di ogni tempo fino a raccontare oggi una storia che tutte le ricomprende ma in cui persiste invariante, come uno zoccolo duro, il senso di fondo. Un paragone per capire il fil rouge tra tanto passato e il presente? I luoghi di antica fondazione. Cagliari in primis. Nel suo sottosuolo insediamenti passati resistono alle aggressioni e, contestualmente, in molti suoi manufatti “fuoriterra”: palazzi, chiese, mura, sopravvivono preesistenze monumentali e materiali di spoglio, edilizi e architettonici, rimessi in opera. L’insospettabile e poco vistosa “archeologia degli elevati” convive con le macro persistenze urbanistiche, tracciati e orientamenti, e con le riconosciute archeologie convenzionali quali le necropoli di Bonaria, Tuvixeddu, Viale Sant’Avendrace o l’Anfiteatro romano che, per quanto negato alla fruizione, come buona parte dell’archeologia urbana, resiste come irriducibile fulcro nel paesaggio urbano e nella collettiva sua percezione. L’Anfiteatro e le altre aree citate hanno abitato le mille culture della città non smarrendo la narrazione originaria. Oggi sono insostituibili manuali e narrazioni del senso e della genealogia di un luogo e del suo contesto ovvero del complesso sistema che è Cagliari. Manufatti che come le parole sono sinossi della storia umana in cui convivono tessere diverse pur non essendo necessariamente in relazione ipotattica. La chiave per accedere alla comprensione? L’educazione alla lettura e al riconoscimento del vocabolario della città. Assente ieri come oggi.
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