Cammina cammina … [di Gianluca Pisano]

castello

Strette. Quanto sono strette queste strade. Forse non posso neppure chiamarle strade, ma vicoli dove senti solo l’eco dei tuoi passi. Qui tutto è piccolo, a misura d’uomo. Meglio, di bambino!

Scalette, finestre, porte quasi in miniatura. Mi sembra di entrare in un’altra città, ed è una bella sensazione. Sottolineo “mi sembra” perché non devo cambiare città. Non devo salire su aerei, treni o navi. No. A Cagliari no. Basta un ascensore, avere voglia di camminare un po’, di scoprire un angolo, di addentrarsi laddove il tempo sembra essersi fermato, fino a trovarsi in un’altra dimensione.

Eppure sono sempre nella mia città, in uno dei suoi quartieri più antichi.  E così il mio pensiero vola verso Gulliver, l’ “amico” della mia bimba che vuole ascoltare le sue fantastiche imprese prima di addormentarsi. Come Gulliver, appena liberatosi dalle funicelle che i suoi minuscoli carcerieri gli avvolgono inutilmente su tutto il corpo, comincio ad esplorare la mia Lilliput.

Lontano dal fragore dei centri commerciali, dai multisala, dal traffico impazzito di una domenica soleggiata che, insinuandosi lungo l’arenile cittadino già oltremodo offeso da mani avventate e approssimative, assume le sembianze di un mostruoso e stridente serpente metallico.

Il vento sferza i visi intorpiditi dei passanti non preparati al repentino calo delle temperature. Supero la cattedrale, arrivo a Porta Cristina, ho il cuore in gola perché non sono abituato a camminare su strade in salita.

Dalla gelida panchina sulla quale mi siedo vedo i riflessi del sole sul golfo che danzano emettendo rapidi e continui lampi di luce. Lampi ipnotici. Che meraviglia! Ora i riflessi si sono spenti, una nube scura e minacciosa ha deciso di far smettere il loro frenetico balletto. Ma so che a breve riprenderà, perché a Cagliari il cielo regala continuamente scenari mutevoli e affascinanti.

– A che pensi? – Mia moglie non è preoccupata, ormai è abituata a vedermi con lo sguardo perso nel vuoto.

– Che volevo vivere vicino al mare. Ci siamo riusciti ma di fatto non lo vediamo mai: colpa dei palazzi che lo nascondono alla nostra vista. Dall’appartamento che ci era piaciuto tanto l’avremmo visto tutte le mattine al nostro risveglio. –

– Già, che errore ! –

 *Ingegnere elettronico

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